Giuseppe Bottai ha lasciato un’impronta significativa nella politica, nel mondo militare e nel giornalismo italiano. Le sue esperienze variegate includono il ruolo di governatore sia a Roma che ad Addis Abeba, oltre a essere stato ministro delle corporazioni e ministro dell’educazione nazionale. Nasce a Roma nel 1895 da Luigi Bottai, un commerciante toscano, e Elena Cortesia, originaria della Liguria. Dopo aver conseguito la maturità al Liceo Tasso, si iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza della Sapienza – Università di Roma, ma interrompe gli studi per partecipare alla prima guerra mondiale come soldato semplice e successivamente come ufficiale degli arditi, guadagnandosi una medaglia di bronzo al valor militare per il suo coraggio sul campo di battaglia.

Chi era Giuseppe Bottai?

Nonostante il coinvolgimento nella Serenissima Gran Loggia di Rito scozzese antico ed accettato, Bottai non era intimamente legato alla massoneria, allontanandosene gradualmente per avvicinarsi al cattolicesimo, culminando in una conversione definitiva nella sua età adulta.

Dopo il conflitto mondiale, si unisce al movimento futurista e collabora con Benito Mussolini nella fondazione dei Fasci italiani di combattimento a Roma. Diventa deputato nel 1921 e partecipa alla marcia su Roma nello stesso anno. Fondatore della rivista Critica fascista nel 1923, Bottai rimane un membro prominente del Partito Nazionale Fascista, servendo alla Camera dei deputati fino al 1943.

La sua carriera ministeriale include il ruolo di sottosegretario e poi ministro delle corporazioni dal 1926 al 1932, durante il quale promulga la Carta del Lavoro e ottiene una cattedra all’Università La Sapienza di Roma. Dopo essere stato governatore di Roma e di Addis Abeba, assume l’incarico di ministro dell’educazione nazionale, contribuendo alla riforma scolastica e promulgando leggi culturali durature.

Tuttavia, Bottai è anche noto per il suo coinvolgimento nella promulgazione delle leggi razziali del 1938, sebbene successivamente abbia aderito all’Ordine del giorno Grandi nel 1943, che metteva in minoranza Mussolini. Questa azione gli valse una condanna a morte in contumacia dal regime fascista.

Dopo la caduta di Mussolini, Bottai si nasconde in un convento e successivamente si arruola nella Legione straniera francese nel 1944, combattendo contro i tedeschi fino al 1948. Rientrato in Italia, prosegue la sua carriera giornalistica e politica, dirigendo il quotidiano “Il Popolo di Roma” e fondando la rivista “ABC”.

Muore nel 1959 a Roma, lasciando un’eredità complessa: sebbene fosse stato un gerarca fascista critico di alcuni aspetti del regime, rimane coinvolto in azioni che lo rendono controverso nella storia politica italiana.