“Cigno nero” è un termine che compare ogni tanto anche nelle cronache riguardanti il mercato delle criptovalute. Come si può facilmente capire, rappresenta un caso molto raro, per molti versi inspiegabile. Tale quindi da andarsi a riflettere sui mercati con esiti imprevedibili.
È stata ad esempio classificata come cigno nero l’apparizione del Covid, che ha causato danni gravissimi all’economia globale. Anche la scena crypto è stata interessata da eventi di questo genere, come è del resto logico. Andiamo quindi a vedere più da vicino di cosa si tratti e, soprattutto, come cercare di proteggere i propri investimenti al suo apparire.
Cigno nero: di cosa si tratta?
È stato un famoso economista e investitore, Nassim Nicholas Taleb, a rendere popolare il termine “cigno nero”. Lo ha fatto in un suo libro, “The Black Swan: The Impact of the Highly Improbable”, in cui ha anche indicato le tre caratteristiche chiave con cui identificarli. In pratica, eventi di questo genere si configurano come rari quindi inaspettati, capaci di avere un impatto estremo e facili da razionalizzare la loro comparsa.
Se Nassim Nicholas Taleb lo ha reso popolare, il termine esiste però ormai da molto tempo. Tanto da essere già utilizzato ai tempi dell’Impero Romano, in particolare nelle cronache di Giovenale. Fu proprio lui a descrivere il cigno nero come un uccello raro, reso tale dal fatto che le popolazioni che erano governate da Roma non ne avevano mai visto uno. Soltanto quando gli europei arrivarono in Australia poterono verificarne la reale esistenza.
Come il cigno nero influenza il mercato
Come abbiamo già ricordato, gli eventi indicati come cigno nero sono inaspettati. Destinati di conseguenza a stravolgere molti aspetti, a partire dal comportamento dei mercati. Un esempio di questo genere può essere rintracciato nell’apparizione del coronavirus, quando il settore dei trasporti fu praticamente bloccato. Ne conseguì il crollo totale del prezzo del petrolio, provocato dall’immobilità dei barili sulle piazze di stoccaggio.
Mentre molti altri asset si ritrovarono ad essere scambiati a livelli inferiori alla metà di quello precedente alla pandemia. Il motivo di questo crollo è appunto da ravvisare nel fatto che l’apparire di un cigno nero provoca una reazione emotiva incontrollabile. In particolare sui mercati, ove un gran numero di investitori si affretta a cercare di scaricare asset giudicati troppo rischiosi. Provocandone appunto il crollo.
Basti pensare in tal senso a quanto accaduto dopo il crollo di Lehman Brothers. Un crollo totalmente inaspettato, tanto che le agenzie di rating avevano appena promosso a pieni voti la banca statunitense. Proprio per questo seguito da reazioni irrazionali e, soprattutto, pericolose.
Black Swan in ambito crypto: quali i più famosi?
Anche il settore criptovalutario è stato interessato da cigni neri, nel corso degli anni. Il più inaspettato è considerato da molti il crollo di FTX, quello che era il più grande exchange a livello globale. Una vicenda terminata da poco a livello giudiziario, con la condanna del suo fondatore, Sam Bankman-Fried, a 25 anni anni di carcere.
Così come è considerato un cigno nero il crac di Terra (LUNA), innescato da una vendita massiccia di UST, la sua stablecoin, da parte di una balena. Il pool di capitali che sosteneva la stablecoin è stato quindi rapidamente prosciugato, con conseguente deprezzamento del token. Una catena di eventi culminata nella totale scomparsa dell’ecosistema Luna e in una corsa alla vendita di valuta digitale. Tale da segnare l’inizio ufficiale del crypto winter.
Infine, il crollo di Bitcoin, dopo l’inizio della pandemia di Covid. Una svalutazione pari almeno alla metà del precedente valore dell’icona crypto, tale da riflettersi sull’intero comparto, proprio a causa della predominanza di BTC sullo stesso.
Cosa si può fare, in una situazione di questo genere?
Gli eventi indicati come cigno nero, quindi, sono impossibili da prevedere. Ciò non significa che sia impossibile reagire per cercare di attenuarne gli effetti. Anzi, lo si può fare mettendo in campo una corretta gestione del rischio e altre tecniche difensive.
La prima in tal senso è rappresentata dalla diversificazione degli investimenti. Questo genere di evento non impatta allo stesso modo su tutti i mercati. Quindi occorre cercare di identificare quegli asset che sono in grado di mostrare una soddisfacente capacità di resistenza. A partire naturalmente dai cosiddetti beni rifugio.
Un esempio di questo genere, nel settore crypto, è rappresentato dalle stablecoin. Chi ne aveva in portafogli è riuscito ad attutire il contraccolpo delle crisi che abbiamo ricordato. Tanto da poter acquistare gli asset che venivano liquidati, a prezzi estremamente contenuti.
Proprio l’apparire di straordinarie opportunità, infatti, è un altro portato del cigno nero. Se c’è chi liquida a prezzi stracciati, c’è anche chi acquista quei beni che sono comunque giudicati in grado di riprendersi rapidamente. Basti pensare in tal senso proprio a quanto accaduto a Bitcoin, dopo il crollo di FTX. Chi ha resistito all’impulso di vendere all’epoca ha poi visto la regina delle criptovalute apprezzarsi sino al recente picco di qualche settimana fa. Realizzando di conseguenza copiosi attivi.