Dichiarazione dei redditi: per quanti anni deve essere conservata la documentazione? Una volta presentata la dichiarazione dei redditi è necessario conservare i documenti che attestino le spese esborsate.
A partire dal 2 maggio è possibile accedere al Precompilato ed è possibile prendere visione degli oneri detraibili e deducibili. Con la presentazione del 730 o del Modello Redditi PF ogni contribuente italiano assolve al proprio obbligo dichiarativo, ma al contempo beneficia di detrazioni e di deduzioni, che consentono di abbassare l’imposta da versare al Fisco. Un dubbio che sorge a tutti i contribuenti italiani è per quanto tempo si debba conservare la documentazione che attesti le spese sostenute.
Dichiarazione dei redditi: quanti anni è necessario conservare la documentazione?
A partire dai primissimi del mese di maggio è disponibile il Precompilato, che può essere modificato, integrato ed inviato a partire dal 20 del corrente mese. I contribuenti avranno tempo fino al 30 di settembre per chi presenta il modello 730 e fino al 15 ottobre per chi presenta il Modello Redditi. In ogni caso, a prescindere dalla presentazione del 730 o del Redditi PF è necessario presentare un certo numero di documenti che attestano le spese esborsate che danno diritto alle deduzioni ed alle detrazioni, le quali hanno l’effetto di ridurre l’Irpef dovuta.
Una volta presentata la dichiarazione i documenti vanno conservati per un certo lasso di tempo. La tempistica indicata dalla normativa vigente è di cinque anni. Per la dichiarazione dei redditi 2023 è necessario conservare la documentazione fino al 2028. I documenti devono essere esibiti su richiesta dell’ufficio di competenza e consentono di supportare ciò che il contribuente ha inoltrato al Fisco.
Dichiarazione dei redditi: documentazione da conservare
La documentazione relativa alla dichiarazione dei redditi che deve essere conservata fino alla fine dell’anno 2029 è la seguente:
- le certificazioni dei redditi,
- le certificazioni delle ritenute d’acconto,
- le fatture per le spese mediche,
- gli scontrini per i medicinali ed i dispositivi medici acquistati,
- gli attestati di versamento modello F24,
- spese che danno diritto agli oneri deducibili e detraibili,
- il contratto di mutuo,
- i premi di assicurazione sulla vita.
La documentazione presentata in sede di dichiarazione dei redditi deve essere conservata per cinque anni a partire dal termine del periodo in cui la dichiarazione è stata trasmessa in modo telematico.
Chi accetta il Precompilato deve conservare i documenti?
Chi accetta il Precompilato senza effettuare rettifiche, non occorre conservare la documentazione. I dati che vengono comunicati dai terzi all’Agenzia delle Entrate non sono soggetti a controlli preventivi. Nel caso in cui si effettuino integrazioni o rettifiche ai Precompilati, è necessario conservare la documentazione che attesti le spese oggetto di integrazione o di rettifica.
Dichiarazione dei Redditi: eccezioni al termine di conservazione della documentazione
La normativa prevede che il contribuente conservi la documentazione di supporto alla presentazione della dichiarazione dei redditi per un lasso temporale pari a 5 anni. Tuttavia, è necessario tenere in considerazione delle eccezioni previste. La documentazione riguardante le spese di ristrutturazione edilizia che consentono ai contribuenti di beneficiare della detrazione fiscale deve essere conservata per 15 anni. Anche la documentazione riguardante le spese relative al risparmio energetico deve essere conservata per 15 anni.
Dichiarazione dei redditi, tempo per conservare la documentazione: differenze tra persone fisiche e imprese
Il termine per conservare i documenti a supporto della dichiarazione dei redditi è pari a 5 anni e questo lasso di tempo vale per le persone fisiche e per le imprese. Nel caso di imprese l’obbligo di conservazione delle scritture contabili per predisporre la dichiarazione dei redditi è pari a dieci anni. Il periodo di conservazione dei documenti contabili con cui si è redatto il bilancio d’impresa è maggiore rispetto ai 5 anni previsti dalla normativa fiscale. Si tratta di un obbligo civilistico.