SOS Inflazione: a che punto siamo? Dopo mesi e mesi di continui rincari, il trend inflazionistico riuscirà a raggiungere l’obiettivo target auspicato dalla BCE e dalla Fed?  Facciamo chiarezza.

Non è solo la pressione fiscale ad incidere sulle tasche degli italiani, ma è anche l’aumento dei prezzi di prima necessità. Nel corso degli ultimi anni il potere di acquisto dei lavoratori e dei pensionati si è ridotto drasticamente. Non si tratta solo dell’aumento delle tasse, in particolare dell’Iva e dell’Irpef, ma anche il trend inflazionistico rialzista ha colpito le classi meno abbienti. Caro spesa alimentare e bollette energetiche hanno prosciugato i risparmi degli italiani. A che punto siamo con il tasso di inflazione? Scopriamolo.

SOS Inflazione: a che punto siamo?

Ad incidere sulle tasche degli italiani non è solo l’Iva o l’Irpef da versare alle casse dello Stato, ma l’inflazione o l’aumento vertiginoso dei prezzi ha comportato una riduzione della capacità di acquisto degli italiani. Nel corso degli ultimi anni abbiamo assistito ad una crescita vertiginosa dei prezzi dei beni alimentari, di prima necessità e ad un aumento delle bollette energia elettrica, gas e acqua.

Le famiglie che hanno reddito basso hanno minore capacità di difesa dal trend inflazionistico ricorrendo ai beni rifugio, tra cui l’oro e i diamanti. Chi ha meno patrimonio e possedimenti non ha beni che possono essere liquidati per combattere l’incremento vertiginoso dei prezzi dei beni di prima necessità. Le famiglie meno abbienti sono quelle che hanno una minore propensione al risparmio. Chi è povero è maggiormente colpito dai continui rincari, dall’incremento del costo dei beni alimentari, delle bollette utenze domestiche e dei canoni di locazione.

SOS Inflazione: i ricchi continuano ad acquistare beni e servizi

In un periodo di forte inflazione, si riduce la spesa sostenuta per i beni durevoli, mentre rimane inalterata la domanda per i beni di prima necessità. In questa fase di recessione economica la riduzione si è registrata sulla spesa per i beni energetici, per i carburanti e per i beni alimentari. Nonostante i rincari, i volumi di acquisto di beni durevoli, tra cui elettrodomestici, abbigliamento, automobili e giocattoli, hanno subito una crescita senza precedenti. Il trend inflazionistico ha colpito le classi meno abbienti che, per fronteggiare i continui rincari, hanno dovuto tagliare gli acquisti, compresi i beni alimentari e necessari.

Inflazione e pressione fiscale pesano sulle tasche degli italiani

A pesare sulle tasche degli italiani è l’elevatissima pressione fiscale e l’inflazione. Il trend inflazionistico non è una tassa da versare al Fisco, ma ha un impatto determinante sul potere di acquisto degli italiani. Anche se il governo sta mettendo in atto misure volte a stimolare la crescita dell’occupazione, ci sono tantissimi occupati che si trovano a vivere in una condizione economica assai vulnerabile.

Nel corso dell’ultimo decennio il potere di acquisto dei salari si è ridotto di 4,5 punti percentuali. Le retribuzioni medie non crescono allo stesso ritmo con cui crescono le quotazioni. Per i lavoratori è sempre più difficile fronteggiare le spese giornaliere.

Inflazione sul PIL: come incide?

Ci sono differenti modi in cui l’inflazione può condizionare il PIL. Influenzando i consumi, l’incremento del trend inflazionistico può ridurre il potere di acquisto dei consumatori dal momento che i prezzi dei beni e dei servizi incrementano. I consumatori potrebbero ridurre la domanda aggregata, gli acquisti e influenzare in modo negativo la crescita economica.

Un’elevata inflazione può impattare in modo negativo sugli investimenti: gli investitori potrebbero essere restii ad investire in un’economia caratterizzata da un forte trend inflazionistico a causa dell’incertezza sui rendimenti dei progetti di investimento. Le politiche di contrasto al trend inflazionistico possono portare ad un netto incremento dei tassi di interesse.

Saggi di interesse più elevati possono indurre i consumatori e le imprese a non stipulare contratti di mutuo e di prestito. Ciò comporta una riduzione degli investimenti e del livello di spesa. Ciò può avere un impatto determinante sulle esportazioni e sulla competitività di uno Stato.