Come contestare un avviso TARI? Un contribuente con più case paga più tasse? La tassa sui rifiuti, più conosciuta come TARI, è un’imposta nata per garantire un gettito diretto a finanziare le spese sostenute dalle varie Amministrazioni comunali dovute per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti urbani.
Pertanto, secondo la legge, sono obbligati al pagamento della tassa i contribuenti che occupano un immobile, anche se vuoto. È possibile ottenere la riduzione o l’esenzione dal pagamento della TARI, con agevolazioni distinte in base al Comune di appartenenza.
Contestare un avviso TARI: termini, motivi e come fare.
Prima di entrare nel dettaglio per verificare come contestare una avviso TARI o i motivi di opposizione a un avviso di pagamento della tassa, è importante analizzare la sentenza n. 26/2022 emessa dalla commissione tributaria regionale della Toscana.
Nella sentenza viene evidenziato l’assenza nel regolamento comunale, di un calcolo proporzionale della tassa. In questo caso, l‘imposta è illegittima perché crea uno svantaggio per coloro che non occupano un immobile.
Secondo quanto riportato da money.it, la ratio della sentenza riguarda un’imposta che comprenda i costi del servizio svolto dal Comune senza gravare in modo irrazionale ed eccessivo sui contribuenti, specialmente su coloro che producono meno rifiuti in virtù della limitata durata del soggiorno, ad esempio una casa solo per le vacanze.
I giudici, tenendo conto di questa considerazione, hanno espresso un parere favorevole al principio di proporzionalità nella determinazione delle tariffe per chi abita con continuità nel territorio comunale e produce più rifiuti rispetto a chi, a parità di condizioni abitative, vi soggiornano solo per periodi di tempo limitati o saltuari.
TARI 2024: quali i criteri per impugnare un avviso di pagamento sulla seconda casa?
Per poter impugnare un avviso di pagamento sulla seconda casa, è indispensabile verificare la presenza del principio di proporzionalità nel regolamento comunale.
In assenza di tale regola, il contribuente può impugnare l’atto presentando un ricorso in autotutela entro 60 giorni dalla notifica dell’avviso di pagamento. In questo caso, l’atto viene impugnato direttamente all’ufficio dei tributi del Comune che ha emesso l’avviso di pagamento TARI.
Nella presentazione del ricorso in autotutela, il contribuente deve richiedere il ricalcolo del pagamento della tassa sui rifiuti.
È possibile che l’Amministrazione comunale non tenga conto della presenza della domanda in autotutela e non formuli una risposta. In questo caso, il contribuente può impugnare l’atto di avviso di pagamento presentando ricorso presso la Commissione Tributaria Provinciale.
Può essere contestato l’avviso TARI per inutilizzo della casa?
Come detto, è possibile ottenere la riduzione o l’esenzione dal pagamento della TARI, con agevolazioni distinte in base al Comune di appartenenza.
Nel merito della seconda casa o di quelle disabitate è possibile richiedere l’esenzione dal pagamento della TARI, soprattutto considerando che un’abitazione disabitata non produce rifiuti.
Tuttavia, è anche vero che la situazione che dà diritto all’esenzione riguarda l’inutilizzabilità della casa, soggetta a verifica. Pertanto, l’ufficio preposto dovrà appurare se sono attivi, ad esempio, i collegamenti alla rete elettrica, idrica e fognaria. In alternativa, se l’immobile è già stato classificato come inagibile o inabitabile.
La presenza di utenze attive non permette l’accesso alle agevolazioni. Pertanto, non esistono eccezioni relative alla durata dell’inutilizzo, in quanto non viene considerata a prescindere se la casa sia vuota per tutto l’anno o per parte di esso. In questo caso, il contribuente è obbligato al pagamento della TARI.
In ogni caso, è consigliabile rivolgersi al Comune di appartenenza dove è ubicato l’immobile per verificare la presenza di agevolazioni o riduzioni correlate all’uso limitato o discontinuo dell’immobile (articolo 1, comma 659, legge 147/2013).
Come contestare un avviso di accertamento TARI?
È possibile contestare l’avviso di pagamento TARI tramite un’istanza di autotutela da presentare al Comune entro 60 giorni dalla notifica dell’atto.
In alternativa, è possibile presentare ricorso al giudice tributario.
In alcuni casi, se il pagamento riguarda una cartella esattoriale, è possibile chiedere all’Agenzia delle Entrate – Riscossione la sospensione della procedura di riscossione.