“È stato un incidente, mi ha aggredito, stavo pulendo l’arma ed è partito un colpo”: queste le dichiarazioni spontanee che l’ex comandante della polizia locale bolognese Giampiero Gualandi, di 62, avrebbe rilasciato prima di essere ufficialmente fermato per l’omicidio dell’ex collega 33enne Sofia Stefani, avvenuto ad Anzola dell’Emilia lo scorso 16 maggio. A riportarle è il Corriere della Sera, secondo cui l’uomo si sarebbe poi avvalso della facoltà di non rispondere davanti al pm Stefano Dambruoso.
Giampiero Gualandi, accusato dell’omicidio dell’ex vigilessa Sofia Stefani ad Anzona dell’Emilia, si difende
Nella giornata di oggi, 18 maggio, l’uomo, che da poco era tornato in servizio d’ufficio nella stazione in cui si è consumata la tragedia, dovrebbe comparire davanti al gip per l’udienza di convalida del fermo: non si esclude che almeno in questa occasione possa decidere di rispondere e fornire la propria versione dei fatti.
Finora, rilasciando delle dichiarazioni spontanee, avrebbe negato di aver ucciso l’ex collega, con cui sembra avesse una relazione extraconiugale, volontariamente: ai soccorritori e ai primi carabinieri intervenuti ad Anzola dopo lo sparo mortale ha parlato di un “incidente“, sostenendo che stesse litigando con la 33enne – che era andata a trovarlo sul luogo di lavoro – quando, all’improvviso, dalla pistola che aveva appena pulito – e che teneva sulla scrivania – sarebbe partito un colpo.
Stando a quanto riporta il Corriere della Sera, Giampiero Gualandi, che lavora in ufficio e non in pattuglia all’esterno, non avrebbe avuto alcun motivo per avere con sé la pistola, soprattutto carica e l’avrebbe presa dalle cassette di sicurezza in cui normalmente sono riposte le armi mezz’ora prima che la donna arrivasse sul posto.
Il suo legale, l’avvocato Claudio Benenati, ha spiegato al Resto del Carlino che “la norma prevede che ogni sei mesi anche gli agenti con incarichi amministrativi si esercitino al poligono” e che Gualandi “doveva farlo proprio in quei giorni”. Stando alla sua versione, l’uomo sarebbe andato a prendere l’arma insieme a un collega senza neanche sapere che la 33enne lo avrebbe raggiunto.
Che motivo aveva di uccidere la ragazza? Si erano lasciati per volere di lui, lei voleva continuare la relazione: non c’è un movente per un omicidio. Ci sono messaggi che provano la nostra versione, li produrremo al giudice,
ha detto ancora al quotidiano bolognese. Gli inquirenti però contestano al suo assistito l’omicidio volontario aggravato dai futili motivi e dal vincolo affettivo.
Ipotesi femminicidio
Dall’analisi dei messaggi che i due si erano scambiati bisognerà accertare se la visita della 33enne alla “Casa gialla” di Anzola dell’Emilia, che aveva frequentato come vigilessa prima che il contratto non le venisse rinnovato, fosse o meno attesa da Gualandi.
Se dovesse uscire fuori che erano d’accordo (e che l’omicidio non è stato accidentale), ci sarebbero gli estremi per contestare all’uomo l’aggravante della premeditazione. Da chiarire anche la traiettoria dello sparo, che avrebbe colpito Sofia Stefani ad un occhio, non lasciandole scampo.
Era fidanzata, Gualandi sposato e con figli: per circa un anno, secondo il Resto del Carlino, si sarebbero frequentati, mettendone al corrente i rispettivi partner; sarebbe stato il 62enne a mettere la parola “fine” alla loro relazione contro il volere della 33enne, ma avrebbero comunque continuato a vedersi.
Anche perché, secondo il quotidiano, l’uomo, che ricopriva un ruolo in un sindacato della categoria, si era offerto di dare una mano alla giovane per capire cosa fare dopo aver perso il lavoro. È possibile che l’avesse raggiunto per questo motivo e che poi l’incontro sia degenerato?, ci si chiede. Saranno le indagini a chiarirlo.