Stipendi, arrivano gli aumenti per gli oltre 370mila lavoratori del settore tessile: in busta paga ci saranno 270 euro in più, considerando il terzo livello, nel periodo che va dal 2024 al 2027. Gli incrementi arrivano dal rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro del settore, le cui trattative si stanno svolgendo proprio in questi giorni. A dare riscontro sui passi in avanti verso la firma della nuova intesa sono i sindacati interessati, ovvero la Filctem Cgil, la Uiltec Uiil e la Femca Cisl. Partecipano al tavolo delle trattative anche i rappresentanti del Sistema moda italia (Smi) e l’associazione confindustriale del settore.
I sindacati del settore hanno costituito una piattaforma unitaria di richieste nella quale, oltre alle richieste di incremento delle retribuzioni, convergono su un maggior coinvolgimento delle parti rispetto alle decisioni interessanti in settore, il miglioramento del welfare e il rafforzamento delle relazioni industriali.
Stipendi aumenti tessile 2024, quanto in più in busta paga?
Si va verso la chiusura delle trattative per il rinnovo del contratto dei lavoratori del settore tessile. Ampia la platea di lavoratori interessati: 372.600 addetti impiegati in più di 41.380 aziende. Il contratto di lavoro è scaduto il 31 marzo 2024 e il rinnovo riguarderà il periodo dal 1° aprile 2024 al 31 marzo 2027.
Prendendo a riferimento il terzo livello super delle retribuzioni, in busta paga andranno 270 euro in più al mese. Cifre di poco superiori ai lavoratori del settore del commercio. È questa la richiesta avanzata dai sindacati Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil che hanno costituito una piattaforma unitaria di rivendicazioni.
La nuova impostazione del contratto di lavoro dovrà prevedere – secondo quanto richiedono le sigle – un maggior coinvolgimento delle rappresentanze sindacali su quanto interessi il settore, soprattutto in merito all’informazione e alla partecipazioni. Inoltre, i sindacati richiedono un rafforzamento del sistema delle relazioni industriali grazie al quale possa uscirne rafforzato il settore stesso.
Rinnovo contratto nazionale (Ccnl), le altre richieste dei sindacati
La richiesta degli aumenti mensili di stipendio deriva da una fase caratterizzata dall’alta inflazione. La conclusione delle trattative, si legge nella piattaforma unitaria sindacale, dovrebbe avvenire in tempi celeri al fine di recuperare il potere d’acquisto dei salari dei lavoratori interessati e fornendo, in questo modo, risposte adeguate e certe sui minimi contrattuali.
Trattative nuovo contratto nel settore della ceramica
Trattative aperte per il rinnovo dei contratti di lavoro anche di altri settori. Nei giorni scorsi, c’è stato uno sciopero al quale ha partecipato fino all’80 per cento dei lavoratori impiegati nelle imprese della ceramica che chiedono la difesa del potere di acquisto delle proprie retribuzioni. I sindacati Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil stanno proseguendo la trattativa per il rinnovo da dieci mesi a questa parte.
“Nella ceramica si stanno avendo percorsi legati alla trasformazione tecnologica e alla transizione energetica – si legge in una nota unitaria delle sigle – Per questo è necessario un rinnovato impegno tra le parti per la difesa del settore, a partire dallo strumento del contratto collettivo nazionale, considerando anche percorsi di riqualificazione professionale delle maestranze che rimangono comunque il vero valore aggiunto di un comparto conosciuto in tutto il mondo”.
Accordo per i lavoratori dell’artigianato
Altri 150mila lavoratori del settore dell’artigianato sono in attesa del rinnovo del contratto nazionale che aumenti e adegui le retribuzioni dopo un anno e mezzo di accordo scaduto. In questo comparto, tuttavia, c’è da registrare uno stop delle trattative. L’ultimo incremento in busta paga c’è stato 16 mesi fa.
“È del tutto evidente che manca la volontà dei datori di lavoro di riconoscere il valore delle competenze e della dignità di chi opera in questi settori – si legge nella nota di Filctem Cgil, la Uiltec Uiil e la Femca Cisl – Auspichiamo che gli imprenditori si persuadano del fatto che restituire potere d’acquisto ai lavoratori è non solo necessario, ma doveroso e ormai improcrastinabile”.