Si chiama Giampiero Gualandi ed ha 62 anni l’uomo accusato di omicidio volontario per aver sparato alla collega 33enne Sofia Stefani, con cui sembra avesse avuto una relazione extraconiugale: ex comandante della polizia locale, da poco era tornato in servizio come semplice vigile urbano alla stazione di Anzola dell’Emilia, nel Bolognese. È lì che nel pomeriggio di ieri, 16 maggio, si è verificato quello che in un primo momento avrebbe definito, secondo il Resto del Carlino, un “incidente”.

Chi è il vigile urbano di Anzola dell’Emilia accusato dell’omicidio di Sofia Stefani: Giampiero Gualandi

“Stavo pulendo la mia pistola ed è partito un colpo”, avrebbe detto l’uomo secondo il quotidiano bolognese, spiegando che si trovava insieme all’ex collega Sofia Stefani perché avevano una relazione. Se l’informazione venisse confermata, potrebbe trattarsi davvero – come qualcuno sostiene – dell’ennesimo femminicidio.

Per ora le informazioni sono confuse. Certo è che Gualandi, ex comandante della polizia locale, è stato arrestato, alla fine, con l’accusa di omicidio volontario. Alle spalle, secondo il Corriere della Sera, avrebbe una formazione in legge e diversi incarichi municipali.

Sposato, con due figli, in passato sarebbe stato querelato per molestie da una collega; nel 2015, invece, sarebbe stato rinviato a giudizio per diffamazione aggravata, sostituzione di persona e continuazione del reato. Il motivo? Si pensava che avesse creato dei profili fake, denigrando su Facebook il sindaco ancora in carica, Giampiero Veronesi. Il giudice alla fine lo avrebbe però assolto, sempre secondo il Corriere, per l’impossibilità di stabilire se il computer dal quale provenivano i commenti contro il primo cittadino fosse usato anche da altri.

Cosa sappiamo finora dell’omicidio dell’ex vigilessa

Gli inquirenti sono da ore al lavoro per chiarire perché la 33enne si trovasse nella stazione di Anzola dell’Emilia e quale sia stata l’esatta dinamica dell’accaduto. Sembra che da poco non le fosse stato rinnovato il contratto come vigilessa nella sede di Sala Bolognese.

Secondo il Resto del Carlino, Gualandi, in virtù di un ruolo ricoperto all’interno di un sindacato della categoria, potrebbe essersi offerto di aiutarla a a capire come muoversi per riavere il suo lavoro. Ma c’è anche chi, come l’Agi, pensa che la donna lo avesse raggiunto per convincerlo a tornare insieme.

Quando la pistola d’ordinanza diventa arma del delitto

Non è la prima volta che una pistola d’ordinanza si trasforma in arma del delitto: di recente era successo a Cisterna di Latina, dove il finanziere Christian Sodano, di 27, aveva colpito, uccidendole, la madre e la sorella dell’ex fidanzata Desyrée Amato.

Una tragedia in parte annunciata: sembra che il ragazzo, orfano di entrambi i genitori, avesse minacciato la giovane di farla soffrire come aveva sofferto lui. “Nessuno poteva pensare che arrivasse a questo punto”, comunque: lo aveva riferito a La Repubblica lo zio della ragazza, raccontando che Christian era stato più volte “prepotente” nei suoi confronti.

Nella sua auto, al momento del fermo, le forze dell’ordine intervenute avevano rinvenuto, tra le altre cose, delle buste di plastica e del nastro adesivo e un paio di guanti: oggetti che secondo gli avvocati che lo difendono, Lucio Teson e Leonardo Palombi, gli sarebbero serviti per andare a pesca. Lo chiariranno le indagini, stabilendo se premeditò il delitto come fece Filippo Turetta.

Il ragazzo, di 22, andrà presto a processo per omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dalla crudeltà ed efferatezza, sequestro di persona, porto continuato d’armi, occultamento di cadavere e stalking per aver ucciso l’ex fidanzata, che l’aveva lasciato, Giulia Cecchettin, dopo averla controllata maniacalmente perché non accettava che potesse vivere senza di lui.