Stasera su Rai 1 alle 21.30 andrà in onda “Tutto per mio figlio”, un film che mescola impegno sociale con una narrazione autentica. Diretto da Umberto Marino e con Giuseppe Zeno come protagonista, il film ha vinto il Nastro della Legalità nel 2023, conferito dai Giornalisti Cinematografici Italiani (SNGCI), dimostrando il potere del cinema nell’inspirare consapevolezza sociale.
“Tutto per mio figlio” è una storia vera?
Il film si ispira liberamente a fatti di cronaca degli anni ’90, omaggiando figure coraggiose come Federico Del Prete, che si era opposto al racket nei mercati rionali e aveva iniziato una battaglia per la legalità come sindacalista.
Del Prete fu ucciso nel 2002 da un sicario, ma il suo sacrificio non è stato vano. Ha ispirato speranza e iniziative come un’associazione anti-racket.
Di cosa parla “Tutto per mio figlio”?
Nella Campania del 1996, Raffaele Acampora (interpretato da Giuseppe Zeno) è un piccolo allevatore nel casertano, sposato con Anna (Antonia Truppo) e padre di quattro figli. Ogni giorno, affronta il mercato locale in un territorio dominato dalla Camorra, che minaccia e opprime i lavoratori.
Questa organizzazione criminale esercita un controllo totale sul territorio, reclutando anche i giovani. Senza speranza in un mondo difficile, molti giovani credono che la via migliore sia il crimine.
Tra questi c’è Peppino (interpretato da Giuseppe Pirozzi), figlio di Raffaele, attratto dai guadagni facili che abbandona la scuola. Per riportarlo sulla retta via, il padre lo coinvolge nel suo lavoro. Quando la Camorra gli chiede il pizzo, Raffaele si oppone fermamente per mostrare al figlio che esiste un’altra via.
Rifiutandosi di pagare, Raffaele decide di unire altri allevatori vessati dal racket, formando un sindacato. Inizia a collaborare con la magistratura e le forze dell’ordine, fornendo informazioni cruciali sulle attività criminali del territorio. Il suo coraggio mette a rischio la sua vita e quella della sua famiglia.