Il gatto è, per sua natura, un esploratore e il suo istinto ad avventurarsi in nuovi territori, magari per estendere il suo regno di caccia, è insopprimibile. Questa sua tendenza determina però che spesso i felini che vivono nelle nostre case si perdano a zonzo per le strade, qualora riescano a sfuggire al nostro controllo e varcano in confini domestici.

Il microchip è un dispositivo molto utile per risolvere tutta una serie di problematiche riguardanti i felini, non solo per quelli che non ritrovano più la strada di casa. Ma è obbligatorio munire il proprio gatto di un tale dispositivo? E in cosa consiste il suo funzionamento? Scopriamo dunque come lavora e se anche il nostro micio deve esserene munito.

Il microchip per gatti è obbligatorio?

La risposta è no: a differenza di quanto è prescritto per i cani, non sussiste un obbligo di legge a microchippare il proprio gatto domestico in Italia.

Anche se i padroni non sono obbligati dal nostro ordinamento giuridico, il microcip risulta comunque una scelta opportuna in quanto funziona come una sorta di carta di identità del micio e installarlo comporta una serie di utilità tutte decisamente vantaggiose.

Il microchip permette in primo luogo di ritrovare i gatti dispersi, assicurando così di poterli riportare a casa e in tempi decisamente più brevi. Inoltre, agevola la risoluzione di controversie relative al possesso dell’animale, che sono molto più frequenti di quanto si pensi.

Poi, il microchip risulta anche molto utile nella battaglia per contrastare il fenomeno dell’abbandono di gatti cresciuti in cattività e quindi esposti a maggiori pericoli una volta lasciati in strada. Anche se non sussiste dunque il vincolo giuridico, il microchip porta grandi benefici in termini di identificazione e tracciabilità.

L’obbligatorietà sussiste invece qualora si voglia portare il proprio gatto al di fuori dei confini nazionali: dal 2004, in applicazione di una direttiva europea, chi vuole viaggiare con il proprio animale domestico, cane, gatto o furetto, deve possedere il passaporto della bestiola e aver installato il microchip.

Anche gli animali che compriamo in un Paese straniero deve possedere un microchip. Vediamo dunque in cosa consiste e come funziona.

Cos’è un microchip per gatti e come funziona

Il microchip è un piccolo congegno non più grande di un chicco di riso che viene installato sotto la cute del gatto, solitamente sul collo dal lato sinistro. Questa manovra deve essere effettuata in sicurezza dal veterinario e non risulta dolorosa per l’animale, nonostante si possa pensare che sia un’operazione invasiva.

Il microchip viene inserito tramite una apposita siringa nel lasso di pochi secondi. Al suo interno si conserva un codice composto da 15 numeri necessari per identificare il padrone del felino. Dopo l’inserimento, i dati diventano leggibili grazie a un apposito scanner, solitamente in dotazione alle autorità mediche veterinarie e alle forze dell’ordine.

Sul territorio italiano è attiva già da qualche anno l’Anagrafe Nazionale Felina, che censisce i felini domestici dotati di microchip. Si tratta di una banca dati nella quale i veterinari inseriscono i dati dei gatti e dei loro proprietari.

Tali dati corrispondono a quelli inseriti nel microchip: in questo modo, un gatto dotato di questo dispositivo porta con sé una serie di elementi identificativi che non rischiano di perdersi, come potrebbe avvenire con un semplice collare.

Microchippare il proprio gatto non comporta costi elevati, in quanto l’intervento può variare tra i 30 e i 50 euro. Qualora i dati del proprietario dovessero cambiare, sarà necessario modificare anche il microchip del gatto.

Se vuoi evitare che il gatto possa correre dei pericoli mentre razzola in giardino, qui puoi trovare una serie di utili consigli per mettere in sicurezza il tuo spazio verde e preservare la sua salute e la tua serenità.