Era il 2006 quando un giovane Francesco Pardini, classe 1990, oggi giocatore professionista di Pokémon, insegnante e streamer, avvia il Team Aqua insieme agli amici di sempre Gioele Evola, Nicholas Ramacciotti e Lorenzo Galassi.
Il collettivo nasce con lo scopo di riunire i migliori esponenti italiani della disciplina, considerato ufficialmente uno degli e-sport più amati e competitivi del genere. Partendo dalle “Team War” e il “Pokémon Day”, dai primi scontri organizzati da appassionati e senza ufficialità, il gruppo raggiunge la notorietà nel 2011, ottenendo il secondo posto mondiale con Matteo Gini e disparate vittorie ai Campionati Nazionali nelle categorie “master” e “senior” tra il 2011 e 2015.
Dal primo titolo della saga sono passati 28 anni, ovvero Pokémon Blu e Rosso per Gameboy, uno tra i più amati GDR di produzione nipponica: un affascinante mix di avventura e strategia, disponibile sia in modalità singolo che in multiplayer, scontrandosi inizialmente in duelli con i propri amici e conoscenti.
Nel 2024 i Pokémon non sono più un gioco da ragazzi, ma un piacere destinato anche agli adulti, senza alcun confine d’età. E dalla prima generazione siamo arrivati alla nona con Scarlatto e Violetto per Nintendo Switch.
Ma l’attività imprenditoriale del 34enne non si ferma soltanto alla creazione del TA, è anche il fondatore del Research Lab, una scuola dove forma con i suoi compagni di squadra, i futuri giocatori del domani: un interessante occasione per divertirsi, conoscere nuove persone e la possibilità di competere nelle nazionali, nelle europee e nei mondiali.
Tag24 ha intervistato Francesco Pardini sulla sua longeva carriera, tornei e progetti futuri.
Francesco Pardini, Team Aqua ASD: una carriera nel mondo dei Pokémon
D. “Come è iniziata la tua carriera nel mondo dei Pokémon?”
R. “Sono classe 1990, quindi ho vissuto nel pieno del fenomeno “Pokémon”, essendo uscito in quegli anni lì. Ho iniziato come tutti, dai primi Rosso e Blu. Da bambino volevo un Game Boy, ma i miei genitori non volevano comprarmelo, così le mie nonne in maniera “clandestina” hanno messo da parte 150mila lire e me lo hanno preso insieme alla cartuccia di “Pokémon Rosso” con lo slogan: “Nostro nipote non può non avere qualcosa che gli altri bambini hanno” e in aggiunta dico (ridendo n.d.r.): “Viva le nonne!”.
D. “Possiamo dire che le tue nonne hanno influenzato il tuo passato, presente e futuro con questo regalo?”
R. “Sì, questa cosa, secondo me, volente o nolente, mi influenzato non poco. Ho talmente bramato i Pokémon che quando li ho avuti non li ho più lasciati. Già da piccolo li collezionavo e li facevo combattere. A 13, 14 anni, quando è uscita la terza generazione, Rubino e Zaffiro, Gameboy Advance, lotta in doppio e molte più strategie ho iniziato a partecipare a tornei, nonostante non ci fossero ancora i circuiti ufficiali ufficiali, con i regolamenti che successivamente sono diventati quelli ufficiali. Con tanti amici, tanti rivali. C’erano i miei compagni di stabilimento balneare, ci si scontrava insieme”
I primi tornei di Pokémon in Italia
D. “Chi li organizzava questi tornei? Era un vostro lavoro indipendente?”
R. “Il primo torneo veniva organizzato una volta all’anno, in un mondo totalmente diverso e ancora senza i progressi tecnologici dell’attuale internet, c’era l’ADSL 8 mega, nessun social network. E così è diventato un appuntamento fisso. Un tempo c’era solo il “Pokémon Day” a Mirabilandia, un evento di tre giorni per bambini e perché no, adulti, dove venivano organizzati dei tornei con il regolamento ufficiale americano e anche lì, erano ancora agli albori. Però, piuttosto che fare dei tornei “senza né capo e né coda” organizzavano delle lotte in doppio, con Pokémon 50. Quindi una volta all’anno aspettavamo questo momento per mettere in atto le proprie strategie”
D. “Ricordo che una delle prime innovazioni per Game Boy fu il cavo per combattere tra amici e scambiarci i Pokémon”
R. “Il cavetto si è utilizzato per tantissimi anni, fino all’arrivo al Game Boy Advance in Europa nel giugno del 2001. Fino alla terza generazione è servito. Quando è uscito Pokémon Smeraldo, terzo titolo di terza generazione aveva la possibilità di poter utilizzare il wireless adapter, un adattore che tu mettevi nella presa del Game Boy Advance e lo usavi così”
Giocare a Pokémon è ufficialmente uno sport
D. “È considerato uno sport nel 2024?”
R. “Sì, è uno sport ufficiale e premi in denaro sono stati triplicati. Sicuramente soltanto partecipando ai tornei di Pokémon non arrivi a fine mese, ma questo ha dato il via a tanti team sportivi e altri e-sports che hanno voluto mettere su anche il comparto Pokémon, quindi danno anche uno stipendio, una agevolazione e pagano le spese di viaggio agli atleti“
D. “Quindi siete a tutti gli effetti degli atleti?”
R. “Ti direi di sì, chi gioca e vince un torneo di League of Legends, si aggiudica mezzo milione di dollari. Però è diventato da questo punto di vista più fruttifero, se vinci ad esempio un internazionale ed è molto difficile, vinci 15mila dollari”
D. “Siete un fenomeno di innovazione negli sport. Al tempo c’erano gli scacchi e adesso il competitivo di Pokémon. Quando sei diventato un’atleta a tutti gli effetti?”
R. “Il circuito è approdato in Italia nel 2011, il primo torneo ufficiale nazionale si è tenuto a Roma e l’ho vinto io. Me lo son portato a casa, peraltro contro un mio carissimo amico, che mi ha convinto lui a venire al torneo perché io non ci volevo venire e ci siamo trovati in finale. Poi ci siamo qualificati per i mondiali di San Diego, negli Stati Uniti. Io andai a quel torneo per curiosità e più che altro per rivedere lui che non ci si vedeva da tanto. Trenitalia aveva appena lanciato le Frecce con la tratta Firenze – Roma e sono partito”
D. “A San Diego come te la sei cavata?”
R. “A San Diego è andata molto bene, ho fatto la prima esperienza a livello mondiale subito e sono arrivato tra i primi 8 al mondo. Il mio amico è arrivato in finale e l’ha persa. Abbiamo fatto rispettivamente secondo e ottavo posto e abbiamo rappresentato al meglio l’Italia. In molti ci hanno riferito negli anni a seguire che il nostro exploit ha ispirato tanti altri giocatori in Italia e li ha avvicinati a al competitivo Pokémon”
Come funzionano i tornei Pokémon: a squadre o individuale?
D. “Ad esempio, oltre il videogiochi dei Pokémon c’è anche il gioco di carte collezionabili?”
R. “Sì, è l’altra metà della mela. Le carte Pokémon hanno altrettanta dignità, ma non ne capisco molto sono due media totalmente differenti tra loro”
D. “Come funzionano i vostri tornei? È a squadre o individuale?”
R. “No, i tornei ufficiali sono individuali, cioè non c’è il torneo a squadre, non è come nel tennis, dove c’è il doppio. I tornei sono individuali, tu semplicemente partecipi con la parvenza di un dojo di lottatori che si allenano insieme e hanno tutto l’interesse a mettere giù e ad aggregare i migliori giocatori affinché la qualità dell’allenamento sia alta. La fase finale prevede i due giocatori dello stesso dojo che combattono, combattono anche tra loro e che vinca il migliore. Però diciamo il Team Aqua ha senso per unire e per prepararsi bene insieme, per allenarsi e per quindi poi anche instaurare tutta una serie di fruttiferi e scambi di idee“
Il Team Aqua Research Lab: il corso di formazione per imparare il competitivo di Pokémon
D. “Nuove persone sotto contratto nel team?”
R. “Noi quest’anno abbiamo messo sotto contratto nel team Edoardo Pugna, che è il campione del mondo 2022 portoghese, il nostro Cristiano Ronaldo. E noi lui come l’abbiamo messo nel team, un po’ come quando arrivò Ibrahimovic al Milan. Rappresenta con noi l’Italia ai tornei”
D. “Quindi tu li formi i ragazzi di persona o anche online? Come funzionano i corsi per specializzarsi in Pokémon?”
R. ” No, no, solo di persona, il bello di questa attività è l’aggregazione. La scuola si chiama Team Aqua Research Lab e si svolgono a Livorno perché per noi le origini sono molto importanti e i corsi si tengono tra i banchi di un istituto, all’interno di un Liceo. Ed è proprio bello che vengano a stare sui banchi perché poi vanno via con un bagaglio di nuove informazioni e hanno conosciuto dei compagni di scuola e nuovi amici. Quindi noi offriamo questo servizio, un pacchetto in virtù di accordi per mantenere sempre un prezzo basso e competitivo. Nel prezzo c’è un meet & greet in cui gli diamo anche un welcome kit con tutti i gadget, action figures, peluche, eccetera, insomma, un ricordo”
Prezzo dell’esperienza e la carriera di Francesco Pardini come streamer
D. “E quanto costa questa esperienza?”
R. “La quota è di 549 euro, offriamo 5 notti nocelle con prima colazione, con corso di 4 giorni, più la conoscenza di ospiti speciali, per esempio in passato abbiamo invitato per una giornata di M&G, il cantante Giorgio Vanni, e quest’anno la doppiatrice Emanuela Pacotto”
D. “Oltre ai Pokémon, hai anche una carriera come streamer?”
R. “Faccio stream tutti i giorni con video su YouTube, tutti incentrati sul competitivo. La sfida è essere riuscito ad ottenere un bel numero di affiliati, avere dei numeri con un argomento non di nicchia. Anni fa Pokémon era ritenuto un gioco per bambini e invece adesso è un fenomeno che appassiona tutti”. L’attenzione media di molti ragazzi di oggi è veramente molto bassa e quindi mi devo innovare continuamente, con novità fresche. Mi sveglio la mattina sempre con la consapevolezza di essere un privilegiato perché la più grande passione è anche il mio lavoro”