Con il voto di fiducia di oggi, 16 maggio, si chiude la partita legislativa sul superbonus e sulla nuova detrazione fiscale quale alternativa alla cessione. Una novità operativa emersa nelle ultime ore e contenuta nell’emendamento presentato nei giorni scorsi dal governo al decreto legge 39 del 30 marzo 2024, in sede di conversione in legge, è la stretta della cessione dei crediti d’imposta per chi abbia già detratto la prima rata dell’ex bonus 110%.
Un percorso obbligato, dunque, che imporrà ai contribuenti che abbiano effettuato lavori di superbonus per l’efficientamento energetico e le ristrutturazioni edilizie di dover attendere i dieci anni della nuova detrazione fiscale per rientrare delle spese effettuate nel 2024. La novità riguarda i cosiddetti “bonus cedibili”, ovvero le agevolazioni le cui spese generano crediti d’imposta. Oltre al superbonus, dunque, la stretta vale anche per il sisma bonus, per l’eco bonus e per il bonus ristrutturazioni.
La chiusura alla cessione dei crediti arriva a colpire anche le operazioni di compravendita dei bonus da parte delle banche e degli altri soggetti a regime controllato. Dal 2025 gli istituti bancari non potranno procedere con la compensazione dei crediti con i contributi Inps e Inail, ma gli effetti si vedranno fin da subito con la chiusura del plafond di spesa per i crediti presenti sul mercato.
Superbonus detrazione cessione banche, le strette in arrivo dalla conversione del Dl 29 del 2024
Arriva una nuova stretta alla cessione dei crediti d’imposta per i lavori effettuati in superbonus o con gli altri bonus edilizi cedibili, quali le agevolazioni sulle ristrutturazioni, sulla riduzione del rischio sismico e sull’efficientamento energetico. L’emendamento presentato dal governo al decreto 39 del 2024, per il quale nella giornata di oggi è arrivato il voto favorevole del Senato, contiene la norma che blocca la cessione del credito d’imposta o l’applicazione dello sconto in fattura per i contribuenti che abbiano già effettuato la detrazione fiscale della prima rata.
Cessione rate residue ed effetto retroattivo: ultime novità
Il contribuente, pertanto, non potrà più procedere con la cessione delle rate residue, ma dovrà utilizzare il bonus spettante tutto mediante la detrazione fiscale nella dichiarazione dei redditi. La norma avrà effetti retroattivi cambiando in corsa le regole riguardanti il superbonus e gli altri bonus edilizi.
Chi aveva già programmato l’uso del bonus spettante sulle spese effettuate per i lavori edilizi in una certa modalità, dovrà percorrere un’altra via. Che adesso ha un percorso obbligatorio, nel senso che si perderà per sempre la possibilità di utilizzare la cessione del credito d’imposta e lo sconto in fattura ma si dovrà procedere, per le rate residue, a farle passare dalla dichiarazione dei redditi.
Superbonus detrazione cessione banche, comunicato Abi di chiusura per crediti e sconto
Ulteriori strette del provvedimento arrivano anche per le banche, le assicurazioni e gli intermediari finanziari. I soggetti a regime controllato non potranno più procedere con la compensazione dei crediti d’imposta acquisiti sul superbonus con i contributi del proprio personale, sia che si tratti di quelli previdenziali e assistenziali da versare all’Inps, che per i premi relativi alla salute e alla sicurezze dei lavoratori (Inail).
Anche se la norma stabilisce che lo stop alla compensazione arriverà dal 1° gennaio 2025, l’Associazione bancaria italiana (Abi) ha comunicato che “le banche definiscono adeguate politiche e processi di governo e gestione del rischio in modo da assicurare che i plafond di acquisto dei crediti d’imposta siano definiti in funzione della capienza attuale e prospettica della posizione debitoria della banca nei confronti dell’erario, evitando così l’acquisto di un ammontare di crediti non congruo rispetto ai debiti utilizzabili per la compensazione”.
Bonus edilizi, esclusa la compensazione con i contributi Inps e Inail
L’impossibilità per le banche di compensare i bonus acquisiti incide negativamente sulla capacità di comprare altri crediti. Tale handicap potrebbe riflettersi sulle imprese nel caso in cui non dovessero riuscire a vendere i crediti a loro volta acquisiti. A sette mesi di distanza dell’entrata in vigore della stretta sulla cessione dei crediti per gli istituti bancari, si fanno quindi già i conti con un potenziale rischio di perdite sui crediti, dettato dalla minore capienza delle banche stesse nell’acquisto dei bonus edilizi.
La stessa Associazione bancaria italiana rileva che permangono elementi di retroattività della norma, in particolare per i beneficiari diretti delle detrazioni inerenti le operazioni attivate tra l’inizio di quest’anno e l’entrata in vigore della legge di conversione attualmente al Senato e per gli istituti bancari e gli altri intermediari finanziari che si vedrebbero ridotte dal prossimo anno le voci interessate alla compensazione, con conseguente riduzione della capienza anche dei crediti maturati negli anni precedenti.