Il Ponte sullo Stretto rimane oggetto preferito di discussioni su discussioni che, purtroppo, non portano a nulla, o quasi. E mentre le elezioni europee 2024 incalzano, l’argomento è tornato in auge, più prepotente che mai, ma vecchi e nuovi dubbi si affacciano alla porta. Fra questi, quelli proprio del sindaco di Messina Federico Basile, che ai giornalisti di TAG24 ha delineato la situazione attuale.
Ponte sullo Stretto, sindaco Basile: “In 13 anni Messina è cambiata”
Ponte sì, Ponte no: il quesito rimbalza da talmente tanti anni, che definirlo amletico sarebbe un bell’eufemismo. Eppure, a ogni campagna elettorale, il progetto viene nuovamente tirato fuori dal cilindro, riattizzando i carboni delle polemiche.
TAG24 ha chiesto al sindaco di Messina, Federico Basile, un commento sui recenti sviluppi che riguardano la Grande Opera.
D: Com’è la situazione attuale?
R: Il tema è delicato. Politicamente – durante la campagna elettorale – ci siamo sempre spesi a favore del Ponte come infrastruttura, che non collega solo la Sicilia alla Calabria o Messina a Reggio Calabria, ma come opera che si inserisce in un ragionamento più ampio. Ancorché i tempi sono cambiati, rispetto a quando, nel 1940, si iniziava a parlarne.
Oggi io, però, faccio il sindaco e amministro una città che ha avuto sottoposto un progetto risalente al 2011. Nonostante io abbia cercato direttamente un contatto con il governo nazionale, le carte mi dicono che il Ponte disegnato nel 2011 non può essere quello che si può costruire nel 2024. Perché 13 anni di tempo hanno cambiato la nostra città, sono cambiate anche le esigenze di un territorio che nel frattempo si è sviluppato senza l’idea del Ponte.
Allora, se lo si deve fare, lo si deve fare con una infrastruttura che serva al famoso ex corridoio Berlino-Palermo – oggi Helsinki-Palermo -, ma che serva anche a una città che è stata soggetta a un cantiere che non è più adeguato. Faccio un esempio banale: 10 anni fa non si pensava al servizio di metro-ferrovia intercalato con gli autobus, oggi lo abbiamo. Allo stesso modo prima si è pensato allo spostamento della stazione da un punto a un altro, oggi non so più se abbia un senso. Inoltre, 10 anni fa l’Impianto di Pace non c’era, oggi, invece, il centro fa il 40% della differenziata.
Allora, il tema è che oggi, quel progetto non è più quello che la città può assorbire. È cambiata la conformazione anche morfologica, magari in alcune zone dove prima c’era una strada, adesso, invece, non c’è più. Il progetto è stato tolto dal cassetto, preso e riproposto, ma non è questo che serve in una amministrazione seria.
Un mito rincorso dal 1940
D: Come è cambiato il mito del Ponte a Messina?
R: È divisivo. Ancor più adesso con gli ambientalisti, i “no-pontisti” di natura e tutti coloro che danno motivazioni rispetto alla loro contrarietà. Chi è a favore lo fa con un ragionamento di sviluppo ingegneristico, turistico, di impatto di posti di lavoro. Lei deve pensare che una città con n mila operai beneficia di un indotto, anche di natura edilizia. Ripeto, il tema non penso sia essere pro o contro, ma capire se questo Ponte, disegnato, progettato e valutato, dialoga con la città e può dare quel servizio che la città cerca.
Io sono un ragazzo di 47 anni e quando andai in America per la prima volta, ho visitato il ponte di Brooklyn. Se il nostro deve essere un attrattore, non solo funzionale alla mobilità, di cultura turistica, ingegneristica, architettonica ecc., ci deve essere parallelamente un sistema che sviluppi la città. Faccio un esempio: quando l’Expo è nata a Milano, contemporaneamente si è creata la società collegata, gestita dal manager Sala – oggi sindaco di Milano – che ha sviluppato tutto un ragionamento intorno: è nato il nuovo quartiere Isola, Piazza Gae Aulenti: tutto il comparto si è mosso parallelamente all’Expo.
Messina deve rinascere sotto il simbolo del ponte: a Roma c’è il Colosseo, a Verona c’è l’Arena, a Milano ci sono il Duomo e i Navigli. Qui, ci vuole un sistema che non può essere dettato dal sindaco o dalla politica, ma dall’imprenditoria locale e nazionale, affinché l’investimento si ampio raggio.
“Prima l’infrastruttura, poi il Ponte”, Basile: “Sempre detto e mai fatto né una né l’altro”
D: In effetti, c’è anche chi dice che non sia il momento giusto e che bisognerebbe pensare prima all’infrastruttura…
R: Si è sempre detto: “Prima facciamo l’infrastruttura e poi il ponte” e non è mai stato fatto. Tempo fa dissi che forse il Ponte potrebbe essere trascinatore degli investimenti. Oggi, però, dico un’altra cosa: per farlo lo Stato italiano sta prendendo i soldi della Regione Sicilia e della Regione Calabria, che sono destinati ai Fondi Sviluppo e Coesione. Cioè, la partecipazione economica della Sicilia sottrae più di 1 miliardo e mezzo a risorse che dovrebbero essere destinate alle infrastrutture, asili, mense ecc.
Non dobbiamo fare il Ponte per forza, sapendo di non poterlo gestire economicamente. Se serve all’Europa, allora l’Europa deve dare un contributo. Non serve oggi un “Ponte elettorale”: se va fatto, deve essere gestito in maniera seria, al di là dei rilievi del Ministero dell’Ambiente o degli ordini tecnici. Adesso, deve esserci un certo ragionamento, che deve avere una cabina di regia prettamente tecnica.
La questione espropri
Delicato anche il tema degli espropri, che ha generato non pochi malumori. Sul punto, il sindaco Basile ha detto:
D: È già avviata, però, la questione, visto che sono partiti gli espropri
R: No, gli espropri non sono partiti. Questi iniziano formalmente dopo il progetto esecutivo, che si è fermato. Un blocco che è avvenuto anche per volontà della società Stretto di Messina, in base ai rilievi del Ministero, e ha richiesto una proroga.
Noi come sindaci, abbiamo chiesto la sospensione della conferenza dei servizi. Sono iniziate, in realtà, le procedure informative sugli espropri. Quindi, al momento, siano ancora all’Anno 0. Per quanto riguarda tutta la questione, a me come amministratore, non preoccupa il cambiamento, quanto la gestione di questo.