Le indagini preliminari sull’omicidio di Giulia Cecchettin, consumatosi lo scorso 11 novembre a Vigonovo, in provincia di Padova, si sono ufficialmente concluse; l’atto di accusa che il pm di Venezia Bruno Cherchi ha notificato ieri all’indagato Filippo Turetta, ex fidanzato della giovane, è un vero e proprio racconto dell’orrore: stando alle ricostruzioni, il 22enne non solo premeditò il delitto, ma fu anche particolarmente crudele nel metterlo in atto, sferrando alla vittima ben 75 coltellate.
Il capo di imputazione è quello che segue: omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dalla crudeltà ed efferatezza, sequestro di persona, porto d’armi continuato, occultamento di cadavere e stalking. Sembra infatti che Turetta abbia controllato maniacalmente Giulia, arrivando ad installare sul suo cellulare un’app spia per essere al corrente delle chiamate e dei messaggi che riceveva, mettendo in atto nei suoi confronti una condotta persecutoria. Lo avevano messo in luce fin da subito i legali che assistono i familiari della ragazza, Stefano Tigani e Nicodemo Gentile, che nel processo a carico del 22enne si costitueranno ora parte civile. Ne abbiamo parlato con il primo avvocato.
Omicidio Giulia Cecchettin, l’intervista all’avvocato Stefano Tigani
Le indagini
Avvocato, siete soddisfatti dell’andamento delle indagini da parte degli inquirenti?
“Per noi ieri non è stato un giorno di festa, anzi: una volta letto il capo di imputazione si è ancora più al corrente di quanto efferato sia stato questo omicidio. Non siamo quindi contenti o soddisfatti. Certamente ci sentiamo di ringraziare il lavoro della Procura e delle forze dell’ordine, che è stato minuzioso, professionale, silenzioso ed efficace, perché, sinceramente, chiudere indagini così complesse in sei mesi merita davvero un plauso, secondo me”.
Vi aspettavate, però, il capo di imputazione formulato nei confronti di Filippo Turetta?
“Eravamo convinti della sussistenza delle aggravanti che il pm ha contestato a Filippo Turetta, era ipotizzabile sia per come si erano svolti i fatti sia per il materiale raccolto. Non ne ho mai parlato prima perché non mi sembrava opportuno farlo, bisognava attendere l’esito delle indagini; letto il capo di imputazione devo dire che era quello che ci aspettavamo, che però non era scontato, perché l’inchiesta era complessa. Sono stati molto bravi. Ora ci avviciniamo al processo. Saremo parte civile: non faremo i forcaioli, ma chiederemo la pena giusta. Una pena congrua alla gravità del delitto”.
Il processo
Quali saranno i prossimi passaggi?
“Il pm chiederà il rinvio a giudizio e il gup fisserà l’udienza preliminare; passata quella ci sarà il dibattimento in Corte d’Assise”.
Non ci sono gli estremi per un rinvio a giudizio immediato?
“No, si passerà al cento per cento attraverso la fase dell’udienza preliminare. L’imputazione originaria era diversa dall’attuale, contemplava solo un’aggravante, quella della cessata relazione affettiva, che non comporta l’ergastolo. Dopo gli accertamenti ne sono state riconosciute altre (da ergastolo, ndr). Anche per una garanzia di diritto di difesa è più giusto passare per la via ordinaria”.
La famiglia
Ha sentito i familiari della vittima? Cosa le hanno detto?
“Con Gino Cecchettin ci sentiamo ogni giorno. Le dichiarazioni che ha rilasciato al Gazzettino Veneto corrispondono a ciò che mi ha detto ieri:
Posso solo dire che mi affido pienamente alla magistratura e agli avvocati che seguono il caso, entrambi godono della mia massima stima e fiducia. Sono fermamente convinto che il procedimento non mi arrecherà preoccupazioni, e desidero mantenermi il più possibile distante da esso. Indipendentemente dall’evolversi e dall’esito del processo, nulla potrà riportarmi indietro Giulia. Pertanto, mi impegno a dedicare le mie energie ad attività più costruttive e gratificanti dal punto di vista personale“.