Disforia di genere, via dal governo alla commissione che stabilirà le nuove linee guida per la somministrazione dei farmaci a base ormonale cosiddetti bloccanti della pubertà. Dopo varie consultazioni ed interrogazioni parlamentari il governo ha deciso di istituire un tavolo di lavoro che valuterà effetti avversi, rischi ed eventuale sicurezza riguardo alla somministrazione della triptorelina. La sostanza principalmente usata per questo tipo di problemi. Anche l’Agenzia Italiana del Farmaco Aifa si è espressa in merito. Ecco cosa è stato decisio fino ad ora e cosa potrebbe cambiare in futuro.
Disforia di genere, le nuove regole per i farmaci
Dopo molte discussioni e polemiche in merito alle cure per la disforia di genere, il governo ha istituito un tavolo di lavoro. Con una commissione di esperti che valuterà il nuovo regolamento nazionale per la triptorelina. Il farmaco, utilizzato per regolare la produzione ormonale e per bloccare la pubertà nei soggetti che sono in disagio psicologico. Dopo il caso delle ispezioni all’Ospedale Careggi di Firenze che ha già somministrato il principio attivo in 85 pazienti.
In base a quanto sostengono i funzionari del ministero, nella struttura sanitaria sarebbero state offerte cure senza l’adeguato sostegno psicologico previsto. Un neuropsichiatra che dovrebbe essere strutturale nel processo di transizione e soprattutto ai fini della prescrivibilità del farmaco. Per questo motivo, al momento, in attesa della decisione finale dei tecnici della commissione, tutte le nuove prescrizioni sono sospese.
La commissione istituita dal governo
I ministri Roccella e Schillaci hanno firmato un nuovo decreto che dà il via alla nuova commissione che si occuperà di studiare linee guida comuni per tutti i nuovi trattamenti con farmaci bloccanti della pubertà.
Le regole, come previsto dal documento, dovranno avere l’obiettivo di indirizzare e supportare il lavoro dei professionisti e medici, nella decisione della somministrazione della triptorelina dopo opportuna diagnosi.
Come specifica il testo del decreto: “Perchè giovani con disforia di genere, insieme alle loro famiglie, possano accedere al miglior supporto possibile da parte del Servizio sanitario nazionale“. Inoltre, al tavolo di lavoro si studieranno tutte le evidenze che studi scientifici, italiani ed internazionali, hanno finora portato alla luce, in merito agli effetti del farmaco.
Triptorelina, cosa ha deciso Aifa?
Dopo l’accesa discussione al governo sui trattamento per la disforia di genere con triptorelina, bloccante ormonale della pubertà, anche l’Agenzia Italiana del farmaco Aifa è scesa in campo per supportare il lavoro del Ministero.
La sostanza, come principio attivo, è già usata come terapia per alcuni tipi di tumori. In particolare per la soppressione di testosterone nel carcinoma avanzato della prostata e come trattamento ormonale per le pazienti con cancro alla mammella o con sintomi della premenopausa.
Il presidente Robert Giovanni Nisticò, ha dichiarato che attualmente i dati sul rapporto benefici-rischi delle cure con questo farmaco negli adolescenti sono ancora inconcludenti. Pertanto la decisione è stata quella di avviare una rivalutazione. Che partirà da un incontro ufficiale con tutte le società scientifiche interessate il 23 maggio.
Come funzionano i bloccanti della pubertà
La triptorelina, è un farmaco che agisce come bloccante della pubertà negli adolescenti, funziona sospendendo lo sviluppo puberale precoce. Il trattamento è indicato quindi limitatamente a pazienti che ancora non hanno raggiunto una soglia di età.
Che per i bambini è 10 anni e per le bambine di 8. Il principio attivo però non è stato formulato per questo scopo, e l’indicazione della cura della disforia di genere non rientra nelle indicazioni generali dettate dalle case farmaceutiche. Tuttavia, Aifa aveva inserito triptorelina, come rimborsabile dal SSN e prescrivibile dai medici. Quando veniva riscontrato il problema nei soggetti di età idonea, e soprattutto con la garanzia del corretto supporto psicologico.
In ogni caso terapeutico comunque, il farmaco non è esente da rischi ed effetti collaterali. A lungo termine, nei pazienti adulti provoca ipoestrogenismo secondario e può causare forme gravi di osteoporosi e conseguente fragilità ossea.