È finalmente realtà l’algoritmo del limite di dimensione del blocco adattivo (ABL) su Bitcoin Cash. Grazie all’implementazione di questa nuova funzionalità, diventa molto più semplice apportare modifiche al dimensionamento massimo dei blocchi in base alle esigenze della blockchain. Già cinque blocchi sono stati estratti con il nuovo algoritmo, inaugurando una nuova fase nella vita di BCH.
Bitcoin Cash: a cosa serve il nuovo algoritmo ABL?
Bitcoin Cash ha condotto a termine l’atteso aggiornamento per l’aggiunta alla blockchain della nuova funzionalità che permette al limite di dimensione del blocco di adattarsi a sopravvenute esigenze della rete.
In pratica, grazie all’implementazione di questo nuovo meccanismo, non serve più un consenso manuale. Occorre sottolineare che proprio quest’ultimo può risultare dispendioso in termini di tempo, oltre ad aumentare la possibilità di attacchi alla blockchain.
L’aggiornamento condotto in porto può essere considerato il risultato di una discussione in atto sin dal 2015. Proprio in quell’anno, infatti, i sostenitori di questa soluzione hanno iniziato ad affermare che l’ipotesi di una rete di pagamenti peer-to-peer necessita di un aumento del limite di dimensione dei blocchi.
Una tesi che si fonda sulla visione originale di Satoshi Nakamoto, una formula forse abusata, ma la quale caratterizza molte discussioni tra i Bitcoiners. Secondo questa fazione, il creatore di BTC avrebbe posto particolare enfasi su conferme rapide e commissioni di transazioni molto contenute. Risultati i quali possono essere ottenuti più facilmente con blocchi di dimensioni maggiori.
Risultati i quali, per inciso, non possono essere ottenuti con un limite di blocco posizionato a un MB, come nel caso di Bitcoin. Limite destinato a creare colli di bottiglia i quali non solo aumentano tempi di conferma e costi di transazione, ma rendono la blockchain non adatta all’utilizzo quotidiano.
Bitcoin Cash ha veramente risolto il problema dello scaling?
A commentare l’aggiornamento sono stati molti utenti su Reddit, in particolare quelli che sostengono Bitcoin Cash. Uno di loro si è addirittura spinto ad affermare che implementando il nuovo algoritmo BCH avrebbe risolto il problema dello scaling onchain. Affermazione molto forte, la quale dovrà naturalmente passare al vaglio del campo.
Almeno sulla carta, però, sembra che la soluzione escogitata possa aiutare a fornire una soluzione ai problemi di scalabilità ed efficienza che caratterizzano le blockchain di prima generazione. In particolare, potrebbe aiutare BCH a gestire in maniera adattiva ed efficiente i carichi di lavoro. Il tutto senza alterazioni sensibili alla teoria dei giochi o agli incentivi.
L’automatizzazione dei processi, inoltre, si traduce in una riduzione dei costi collegati all’impostazione manuale del limite. Oltre a erigere una protezione dalla possibile interruzione che può intervenire nel corso dei processi collegati al consenso.
Cosa comporta, all’atto pratico, l’aggiornamento?
Naturalmente, l’aggiornamento in questione è stato seguito con grande attenzione dalla comunità. Occorre infatti sottolineare che Bitcoin Cash è un fork, il più famoso in assoluto, originato proprio dalla discussione sul limite di blocco. Originariamente impostato a 8 MB, questo è stato poi portato a 32, anche se, in buona sostanza, difficilmente si va oltre uno.
Da un punto di vista pratico, occorre sottolineare che l’aggiornamento del limite di blocco si traduce in una soluzione più performante a vantaggio di quella scalabilità che rappresenta un aspetto fondamentale del cosiddetto trilemma della blockchain.
Per poter riuscire a fare di una blockchain un sistema di pagamento realmente efficiente, occorre infatti che siano assicurate transazioni rapide, convenienti e sicure. Ove l’aggiornamento confermasse la teoria su cui si fonda, per BCH si potrebbe realmente aprire una fase nuova. Una fase in grado di farla competere anche con le soluzioni Layer 2 che stanno puntando su soluzioni tecnologiche molto diverse, come i rollup. Soluzioni le quali stanno attirando grandi consensi anche tra gli investitori istituzionali.