Fu un “omicidio premeditato“, secondo la Procura, quello della 22enne Giulia Cecchettin, consumatosi l’11 novembre del 2023 a Vigonovo, in provincia di Padova: dopo la chiusura delle indagini – resa nota in mattinata – il pm Bruno Cherchi si appresta a chiedere il processo per Filippo Turetta.
Filippo Turetta rischia l’ergastolo: secondo la Procura premeditò l’omicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin
Il giovane, detenuto nel carcere di Montorio Veronese dallo scorso 25 novembre (dopo essere stato fermato in Germania ed estradato), rischia il massimo della pena, l’ergastolo: il capo di imputazione formulato nei suoi confronti dalla Procura di Venezia è infatti di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dalla crudeltà ed efferatezza, sequestro di persona, porto d’armi continuato e occultamento di cadavere.
Ma gli viene contestato anche lo stalking. In pratica, secondo gli inquirenti, quando aggredì l’ex fidanzata Giulia Cecchettin in quelli che il gip aveva definito due “atti di inaudita ferocia” – dopo averla sequestrata nella sua auto – e ne abbandonò il corpo in un dirupo nei pressi del lago di Barcis, aveva ben in mente cosa fare. Come da prassi, per via della severità delle accuse che gli vengono mosse, non potrà accedere al rito abbreviato.
La ricostruzione del delitto
Stando a quanto ricostruito nel corso delle indagini, Giulia Cecchettin sarebbe morta attorno alle 23.50 dell’11 novembre per dissanguamento, dopo essere stata colpita con un coltello in un parcheggio situato a circa 150 metri di distanza dalla sua abitazione e poi nell’area commerciale di Fossò, dove un video aveva ripreso lei e l’ex fidanzato nel corso di una violenta colluttazione.
Filippo Turetta ha già confessato. La sera dell’omicidio aveva dato appuntamento alla giovane – che continuava a frequentarlo per paura di ferirlo, nonostante lo avesse lasciato da diversi mesi – sotto casa. Insieme, a bordo della Fiat Punto nera di lui, si erano recati al centro commerciale di Marghera e, dopo aver fatto un giro, avevano mangiato al Mc.
A poco dopo risalgono gli ultimi messaggi inviati dalla 22enne ai familiari che, non vedendola rincasare, ne avevano poi denunciato la scomparsa. Il padre, Gino Cecchettin, aveva subito ipotizzato che potesse esserle accaduto qualcosa, perché sapeva che il giovane non aveva preso bene la fine della loro relazione.
Dopo un grande dispiegamento di forze, in effetti, qualche giorno dopo, il corpo della ragazza era stato ritrovato senza vita in un dirupo. L’analisi delle telecamere di videosorveglianza aveva permesso di appurare che l’ex aveva proseguito la sua corsa: era stato fermato, una settimana dopo i fatti, in Germania.
Lo stalking: le violenze precedute al femminicidio
Sembra che ricattasse Giulia emotivamente per spingerla a riaverlo nella sua vita, che le facesse pesare i momenti che trascorreva insieme alla famiglia, rimproverandole di dargli poche attenzioni. I genitori e i colleghi si erano accorti che qualcosa, in lui, non andava: Giulia addirittura lo aveva convinto, secondo alcuni, ad andare da uno psicologo.
Temeva di fargli del male, allontanandolo; ma al tempo stesso, come aveva confidato alle amiche, non sopportava più i suoi comportamenti, che tutto ad un tratto si erano fatti persecutori, violenti. Il giorno della sua morte stava scegliendo le scarpe da indossare il giorno in cui si sarebbe laureata, il giovedì successivo: secondo gli esperti fu questo l’evento scatenante.
Turetta temeva di perderla, non accettava che potesse costruirsi un futuro senza di lui (che era rimasto indietro con gli esami) e quindi la uccise: sono tanti gli uomini che purtroppo, ogni anno, arrivano a fare lo stesso, macchiandosi di femminicidio.