Può un cane, che ha ucciso un essere umano, essere rieducato? I percorsi di rieducazione comportamentale sono davvero efficaci davanti a animali così aggressivi? Dubbi leciti che dividono l’opinione pubblica davanti alla decisione della Procura di Salerno di affidare i due pitbull, che hanno ucciso il piccolo Francesco Pio, agli addestratori.

Una scelta che ha, sicuramente, creato non poco shock e polemiche sulle sorti di questi animali. Se da un lato gli animalisti applaudono, dall’altro molti storcono il naso per la mancata soppressione. I giornalisti di TAG24 hanno, perciò, chiesto all’esperto addestratore cinofilo Ettore Santoro, della ASD Cane Docet come funzioni e in cosa consista un percorso rieducativo.

Rieducazione comportamentale: è efficace sui cani pericolosi?

Si aprono alcuni spiragli di speranza per le condizioni di salute della piccola azzannata da un pitbull a Sesto San Giovanni e ricoverata all’ospedale Niguarda di Milano. I medici hanno riferito che la bimba è grave, ma stabile. Occhi puntati, quindi, sul cane di famiglia, ora rinchiuso in un canile e in attesa della decisione delle autorità competenti.

Che possa anche lui essere instradato a un percorso di recupero comportamentale non è da escludere, ma esiste concretamente la possibilità di rieducare il cane? Lo spiega a TAG24 l’addestratore Ettore Santoro.

D: Quando comincia un percorso di addestramento?

R: Andrebbe assolutamente avviato un percorso di addestramento già da piccoli per la gestione domestica e, poi, per la socializzazione. Andrebbero educati già a 3-4 mesi.

D: Il percorso di recupero comportamentale è davvero efficace?

R: Un percorso di questo tipo avrà un’efficacia solo nella misura in cui si riuscirà a proporre un cambiamento nella famiglia nella gestione del cane. In primis, bisogna capire, quindi, quale sia il modo con cui la famiglia ha interagito con l’animale e se quest’ultimo sappia quale sia il proprio ruolo ruolo.

D: Dunque, è un iter che va fatto insieme ai proprietari, non solo sul cane?

R: Ritengo di sì. Per me non hanno senso altre metodologie, soprattutto alla luce del fatto che i cani non generalizzano i comportamenti. Se, magari, il cane si comporta benissimo con me, poi, se si trova in situazioni con delle dinamiche completamente diverse, si può comportare malissimo con altri.

Il vero lavoro dell’educatore cinofilo, in verità, è quello di educare il proprietario. In altre parole, di insegnare al padrone a capire come gestire il cane al meglio. Spesso e volentieri, quando ci si trova davanti a queste tragedie, se si va a scavare, si scopre sempre che i cani non uscivano mai, non hanno mai fatto un percorso di addestramento, che i proprietari non li hanno mai portati a fare una passeggiata, non gli facevano usare il naso.

Ovviamente, il cane il 90% delle sue proprietà intellettive passano attraverso l’olfatto. Un cane, che non può utilizzare l’olfatto perché sta in un giardino, ha una deprivazione sensoriale molto forte e quindi ha un problema di instabilità acuito. È come se fossero perennemente ai domiciliari, senza aver compiuto alcun reato. Anzi, è molto probabile che lo compiano dopo.

Quando la rieducazione non basta, Santoro: “In Italia manca il dibattito politico”

Paesi Bassi, Regno Unito e Germania si sono mossi per porre un limite alla situazione fuori controllo della compravendita dei cani. Randagismo, ma anche abbandoni e casi di aggressione sono solo alcune delle problematiche provocate dalla scarsa informazione di molte persone che decidono di prendere un cane. Come comportarsi, però, quando Fido uccide un essere umano?

D: È sempre possibile recuperare, rieducare un cane?

R: Secondo me, un cane che ha ucciso qualcuno è difficilmente recuperabile. Posso capire una violenza nei confronti di altri esemplari, è più “naturale” in un certo senso, ma i cani domestici hanno avuto una grande esperienza con l’essere umano: ci sono cresciuti insieme. Dunque, sono animali che dovrebbero aver avuto un approccio sano con gli uomini, se non hanno neppure questo… sono difficilmente recuperabili.

Il danno è stato fatto in maniera strutturale. Le dirò di più. Dall’inizio dell’anno sono morte circa 4 persone, mentre dei feriti il numero è molto più grande. Alcuni governi hanno addirittura messo al bando la riproduzione di determinate razze – fra cui pitbull e amstaff – dichiarandone, di fatti, il divieto di venderle, perché la situazione era considerata fuori controllo. I legislatori non solo hanno dato vita a un dibattito, ma hanno trovato una soluzione al problema, giusta o sbagliata che fosse.

In Italia questo manca. Non c’è un politico che parli o affronti questo problema: nel nostro Paese manca un discorso politico che potrebbe imporre, quantomeno, un percorso di 15 lezioni da un addestratore quando il cucciolo ha 3 mesi.

D: È possibile che la questione sia sottovalutata per “il numero basso di vittime”?

R: Io credo che avere un cane sia una cosa meravigliosa. Ma, per evitare di poter causare la morte di qualcuno o il ferimento grave, penso sia assurdo non avere delle norme. Mi sembrano delle morti senza senso, tragedie che si potevano evitare. Non parliamo nemmeno di cani randagi, qua parliamo di animali presi, selezionati, scelti da una famiglia magari con bimbi piccoli o messi in situazioni strambe.