Quando uccise a colpi d’ascia i suoceri Basilio Saladdino e Liliana Caterina Mancusa a Porto Torres, in provincia di Sassari, Fulvio Baule era capace di intendere e di volere: è quanto emerso dalla perizia psichiatrica che la Corte d’Assise chiamata a giudicare l’uomo aveva disposto nei suoi confronti, depositata ieri, 14 maggio, dallo psichiatra Paolo Milia.
Uccise i suoceri a colpi d’ascia, l’esito della perizia psichiatrica su Fulvio Baule
I fatti risalgono al 26 febbraio del 2022. L’uomo, oggi 41enne, aveva ridotto in fin di vita la moglie Ilaria Saladdino, dalla quale si era appena separato, ferendo gravemente la suocera (che era morta dopo un mese di agonia) e uccidendo il suocero, ex poliziotto in pensione.
Una vera e propria mattanza, compiuta con un’ascia che teneva nella sua auto davanti agli occhi dei due figli gemelli, di appena un anno d’età. Secondo lo psichiatra Paolo Milia, che ieri, 14 maggio, ha letto in aula la relazione psichiatrica seguita agli accertamenti disposti dalla Corte sull’uomo, è da escludere che al momento dei fatti non fosse capace di intendere e di volere.
“Non si ravvisano – nel suo caso – i criteri anamnestici e clinici per parlare di un disturbo clinicamente rilevante e significativo”, ha spiegato l’esperto, aggiungendo che dagli esami “non sono emersi disturbi legati a difficoltà significative nella capacità di rievocare ricordi, immagini e circostanze”.
Sembra, piuttosto, che Fulvio Baule fosse consapevole di ciò che stava facendo, “così come è consapevole delle conseguenze che il gesto da lui compiuto ha comportato”. A riportarlo è l’Ansa, secondo cui l’uomo mostrerebbe, al contempo, “sentimenti di tristezza e abbattimento che si acuiscono quando il pensiero va ai figli”.
La ricostruzione del delitto e la versione dei fatti dell’imputato
C’erano anche loro quando Baule si macchiò del duplice omicidio. Stando a quanto ha ricostruito davanti agli inquirenti dopo il fermo, quel giorno si era recato a casa dell’ex moglie a Porto Torres per riportarle i bambini quando, nel corso di un diverbio scoppiato con la stessa per il suo ritardo, il suocero gli sarebbe andato incontro urlando: “Pensa a fare il padre”.
A quel punto Baule avrebbe afferrato l’ascia che teneva in auto per tagliare la legna e lo avrebbe colpito. “Volevo solo intimorirlo. Non ho fatto in tempo a girarmi che lui mi è saltato addosso”, aveva raccontato nel corso di un interrogatorio, spiegando di aver rimosso il resto dell’aggressione e di essersi “risvegliato” solo dopo aver colpito anche la suocera, intervenuta per difendere il marito e la figlia.
Poco dopo il 41enne era fuggito dalla scena del crimine ed era andato in caserma a costituirsi. “Non ho mai avuto intenzione di uccidere miei suoceri. Non li vedevo da più di tre mesi. Quello che ho fatto, non l’ho fatto con cattiveria“, aveva dichiarato. Di sicuro, secondo chi li conosceva, i rapporti, tra loro, erano tutt’altro che distesi.
Nell’agosto del 2021, durante la festa per il battesimo dei due figli, avevano litigato davanti a tutti, riporta Today; la separazione non aveva fatto altro che aumentarne i contrasti. Fino all’irreparabile. Saladdino era morto sul colpo; la moglie, immediatamente ricoverata insieme alla figlia, si era spenta in ospedale dopo un mese, nonostante i tentativi dei medici di salvarla.
Nel processo che lo vede imputato a Sassari Baule è accusato di averli uccisi entrambi: il suo avvocato difensore aveva chiesto di sottoporlo a una perizia per capire se avesse agito in preda a qualche tipo di disturbo. Cosa che l’esperto, alla fine, ha escluso con fermezza.