Finisce sotto la scure dei controlli della Direzione distrettuale antimafia e della Guardia di Finanza di Napoli la pizzeria “Dal presidente”, locale tra i più famosi e ricordati nella città partenopea. L’accusa mossa ai proprietari, Massimiliano Di Caprio e la moglie Deborah Capasso, è di aver nascosto il vero titolare della pizzeria, Vincenzo Capozzoli, legato al clan camorristico dei Contini.
Questi avrebbero acquisito il controllo del locale tramite un prestanome e l’avrebbero sfruttato anche per il riciclaggio di denaro. Di Caprio e Capasso sono stati trasferiti in carcere, insieme a Capozzoli, mentre altre 2 persone sono agli arresti domiciliari. Sono stati sequestrati la pizzeria ed altri beni immobili dal valore di 3,5 milioni di euro.
Napoli, operazione della Guardia di Finanza contro il riciclaggio di denaro da parte della camorra: sotto sequestro la pizzeria “Dal presidente”
La lotta contro la camorra fa, a Napoli, una vittima inattesa quanto illustre. E’ finita sotto sequestro, nell’ambito delle indagini della Direzione distrettuale antimafia partenopea, la pizzeria “Dal presidente”, gestita attualmente da Massimiliano Di Caprio e da sua moglie. L’accusa è di aver rilevato l’attività grazie al contributo economico del clan camorristico Contini, “ricambiato” con parte dei proventi della pizzeria.
Nella giornata di oggi 14 maggio il gip di Napoli Giovanni de Angelis ha disposto la misura cautelare del carcere per i gestori della pizzeria, Di Caprio (49 anni) e sua moglie Deborah Capasso, 47, insieme alla persona considerata il titolare occulto della pizzeria, Vincenzo Capozzoli (49). Un poliziotto ed una commercialista sono invece finiti agli arresti domiciliari.
Secondo gli inquirenti, il contributo di Capozzoli starebbe nel far da tramite fra il clan dei Contini e Di Caprio (diventando il titolare occulto della pizzeria), mentre il poliziotto e la commercialista avrebbero facilitato l’ottenimento di vari permessi per aprire alcune attività collaterali (come un negozio per prodotti da forno).
Le indagini e le intercettazioni hanno indicato diversi elementi d’interesse. Il primo è che Di Caprio avrebbe ottenuto la licenza della pizzeria sfruttando le difficoltà economiche del precedente proprietario, mentre il secondo mostra che le persone coinvolte dagli arresti avevano reinvestito circa 400mila euro nell’acquisto di beni immobili.
Obiettivo delle indagini è capire l’origine del denaro, mentre gli immobili sequestrati dalla Guardia di Finanza di Napoli (compresa la pizzeria “Dal presidente”) hanno un valore di circa 3,5 milioni di euro. Le accuse mosse alle persone arrestate sono il trasferimento fraudolento di valori e l’autoriciclaggio con aggravante mafiosa.
La storia della pizzeria “Dal presidente”: dalla fondazione nel 1994 alle critiche per gli insulti omofobi del titolare
Il G7 di Napoli, organizzato nel 1994 con al centro il tema della criminalità organizzata nel mondo, viene ricordato sicuramente per l’avviso di garanzia che l’allora premier Silvio Berlusconi ricevette a causa delle tangenti pagate alla Guardia di Finanza.
Nel piccolo della città partenopea, però, l’arrivo di politici di altissimo livello viene anche ricordato per un episodio fuori programma. Il presidente statunitense Bill Clinton aveva deciso di passeggiare per i vicoli di Napoli insieme alla moglie ed alla figlia, quando si fermò incuriosito davanti alla pizzeria “Di Matteo”, una delle più famose ad offrire le pizze margherita piegate in quattro (detta altrimenti “a portafoglio“).
Uno dei pizzaioli che lavorava là, Ernesto Cacialli, servì a Clinton una delle pizze e da allora venne chiamato “o’ presidente“. Quando Cacialli lasciò “Di Matteo” per fondare una sua pizzeria, sfruttò il soprannome per creare un locale che conquistò subito l’interesse di turisti e non.
Dopo la morte di Cacialli a 60 anni, “Dal presidente” passò sotto diverse gestioni fino a quella di Massimiliano Di Caprio, che risulta ad oggi direttore della pizzeria. Prima degli arresti domiciliari, Di Caprio si era attirato molte critiche quando 2 anni fa sul suo profilo Instagram pubblicava una storia in cui descriveva come un “abominio” il fatto che si fossero sempre più diffuse coppie con persone dello stesso sesso.