Profondo il dolore per la morte del piccolo Francesco Pio, il bimbo di 13 mesi, ucciso da due pitbull che lo hanno azzannato lo scorso 23 aprile 2024. Ma sono altrettanto fresche le ferite e la preoccupazione per le gravi condizioni della bimba di 2 anni, attaccata ieri, 13 maggio, a Sesto San Giovanni da un altro pitbull.
A distanza di soli 20 giorni fra l’uno e l’altro caso, è una sola la domanda che salta di bocca in bocca: “Tutto questo poteva essere evitato?“. Un pensiero a cui ne segue inevitabilmente un altro: “Perché bimbi così piccoli si trovavano nelle vicinanze di cani così pericolosi?“. Ma è davvero così? I pitbull sono veramente una razza pericolosa? Lo spiega a TAG24, l’esperto addestratore cinofilo Ettore Santoro.
I pitbull impazziscono? Quando diventano pericolosi? Ettore Santoro: “Lo stress provoca una risposta inadeguata, che li rende aggressivi”
Di razze canine se ne conoscono a centinaia. A ognuna, poi, appartengono esemplari talmente diversi fra loro per carattere, gusti, inclinazioni e intelligenza. Forse, è per questo che la decisione di prendere un cane dovrebbe essere ben ponderata.
Conoscere l’animale che si ha davanti e che si sceglie diventa essenziale proprio per evitare potenziali tragedie, come quelle registrare sulle più recenti pagine di cronaca. L’esperto addestratore cinofilo, Ettore Santoro, da oltre 20 anni si occupa di educare cani problematici e insegnare loro il comportamento corretto.
A TAG24, l’educatore cinofilo ha raccontato la sua esperienza e spiegato perché, spesso, i pitbull, ma anche altre razze, possono diventare aggressive e, quindi, pericolose.
D: L’aggressività non è un’inclinazione caratteriale del cane?
R: C’è un’inclinazione caratteriale in una certa misura. Ma, secondo me, la questione è che bisogna far capire alle persone che questi non sono cani “semplici“. Sono troppi quelli che pensano che un pitbull sia un cane di famiglia “tranquillo“: lo è nella misura in cui dietro c’è una persona che ha delle competenze cinofile importanti oppure se c’è qualcuno che si mette in discussione e partecipa a 1-2 lezioni a settimana, per almeno un anno, per lavorare con questi animali. Invece, il 95% delle persone che prende esemplari di questa razza, anzi, è molto probabile che non abbia mai intrapreso alcun percorso e, quindi, non sono adatta.
D: Magari, queste persone non hanno alcuna conoscenza della razza…
R: La maggior parte di coloro che abita in città non ha competenze sugli animali. Ad esempio, davanti a un cavallo ci sarebbe un certo approccio, mentre sui cani c’è una certa “faciloneria“, un grado di approssimazione. Questa posso capirla se l’esemplare in questione è un golden retriever o un cavalier king, cioè una razza “semplice” tutto sommato. Se parliamo di razze complesse, che posso potenzialmente nuocere – uccidere o ferire – non è accettabile questa superficialità.
D: Quali altre razze si possono definire “complesse”, oltre ai pitbull?
R: Diciamo che, in generale, a richiedere attenzione è la famiglia dei Molossi. Poi, al suo interno ci sono varie gradazioni: un conto è un boxer, un pochino più docile, ma che comunque richiede un lavoro, un conto è prendersi un amstaff, un pitbull, decisamente più complicati. Non vanno sottovalutati.
Poi, forse, viene sottovalutato un ulteriore elemento: spesso, clienti vengono da me con un cane di 2 anni e mi dicono “lui è ancora un cucciolo“. I cani smettono di essere cuccioli a 3-4 mesi e cominciano già ad essere degli adolescenti. A 1 anno, un cane si è già fatto un’idea molto strutturata di quello che è il suo mondo, la sua vita, il suo modo di approcciare gli altri.
Il percorso di educazione deve cominciare il prima possibile, al quarto mese siamo già al limite. Un esempio è con i cani guida: vengono selezionati a 2 mesi, a 3 già iniziano un lavoro di addestramento. I due casi sono paragonabili per fatica e lavoro sull’animale, per evitare, appunto, ripercussioni gravi, come le aggressioni.
Come mai i pitbull sono così aggressivi?
D: Perché i pitbull diventano aggressivi?
R: In primo luogo, il problema è che questi animali non hanno una risposta adeguata a quelli che sono i bisogni prima di un cane, in senso assoluto. Quindi, accumulano stress, che non sempre si manifesta in forme aggressive. Ovviamente, a lungo andare possono sorgere questo tipo di comportamenti.
In secondo luogo, c’è, purtroppo, una moda nel prendere questo tipo di razze, che non sono assolutamente adatte a tutti. Non sono adeguate a tutte le famiglie, perché sono razze che spesso hanno una risposta aggressiva superiore a quella che è la media dei cani. Questo crea una sproporzione tra il numero di persone che potrebbe prendere quel tipo di cane e chi effettivamente lo ha.
Come si comportano i pitbull con i bambini?
Il connubio pitbull-bambini, alla luce delle recenti tragedie, desta particolare preoccupazione. E mentre c’è già chi urla alla soppressione, dall’altro lato, molti esperti invitano semplicemente alla cautela. O meglio, questi sono cani dotati di spiccata sensibilità verso persone e bambini a condizione, però, che vengano educati, che siano sempre sottoposti alla supervisione di un adulto e che l’animale non deve percepire i piccoli come una minaccia.
Dunque, è necessario far entrare in contatto bimbi e cuccioli di pitbull da piccolissimi e insegnare ai bambini come comportarsi nei confronti dell’animale. Nel caso in cui il cane è adulto, allora occorre procedere gradualmente e con estrema cautela. Se il pitbull appare impaurito o infastidito è assolutamente vietato forzarlo.
Una volta che il cane ha raggiunto la sua stabilità, si può procedere nella costruzione di una relazione solida con i membri della famiglia. Questo l’approccio di Ettore Santoro, addestratore per ASD Cane Docet:
D: Come avviene il primo contatto con un cane aggressivo? Qual è il primo passo?
R: È una domanda complessa. Volendo riassumere, potrei dire cosa faccio personalmente. La prima volta che approccio un cane problematico cerco di far calmare i proprietari e cerco di non mettermi in una situazione conflittuale con l’animale.
Poi, provo a costruire un rapporto positivo fra proprietario e cane, aggiungendo dei pezzi che, magari, non ci sono, come ad esempio le passeggiate. In certi casi, si comincia con l’utilizzo positivo della museruola, perché mi permette di affrontare delle situazioni che normalmente l’animale non sarebbe in grado di gestire. Parliamo di cani deprivati da un punto di vista sensoriale e che hanno un eccesso di emotività se stanno in mezzo alle persone. Quindi, vanno “su di giri” – diciamo così.
Una razza di quel genere quando va su di giri scarica tutto sulla bocca e può essere violenta. La prima cosa da fare è costruire qualcosa di nuovo e positivo, di aumentare il numero di passeggiate possibili, incrementare il numero di esperienze, però, è un percorso lungo e complicato. Senza educazione, il cane ha imparato che se usa la violenza, risolve il problema: l’animale non è in grado di capire le conseguenze. Il suo pensiero è: “Ho un problema con il bambino, lo aggredisco, il bambino non si muove più: problema risolto“.
Com’è il carattere di un pitbull?
Questa razza, nonostante gli stereotipi, i pregiudizi e i tragici casi in cui è stata coinvolta, in realtà si contraddistingue per la sua socievolezza e la sua amicalità. Adora, infatti, interagire con le persone ed è leale e protettivo nei confronti della sua famiglia.
Ovviamente, la sua indole aggressiva non aiuta a costruire un rapporto sano, per questo diventa essenziale lavorare sul cane e insieme a lui fin da cucciolo. È essenziale educare il pitbull con metodi positivi, in modo da fargli sviluppare un comportamento equilibrato.
Secondo l’American Canine Temperament Test Society, i pitbull sono fra le razze con il temperamento più stabile, insieme ai golden retriever. Spiccano, inoltre, per intelligenza.