Pitigliano, piccolo borgo della Tuscia, in provincia di Grosseto, arroccato su una rupe di tufo, si erge imponente tra le valli dei torrenti Lente, Meleta e Procchio. L’aspetto è quello di un borgo medievale, le sue radici affondano in tempi antichissimi risalenti al periodo Neolitico. La sua storia inizia con l’arrivo degli Etruschi, chiamati anche Tusci. Questi, abitavano i territori dell’Etruria prima dell’arrivo dei romani, dotati di grandi capacità, costruirono i primi insediamenti: la Necropoli, la città dei morti, e le vie cave.
Di bello a Pitigliano ci sono alcune leggende locali
Queste ultime, erano delle vie di comunicazione, e di difesa, scavate a mano nella roccia di tufo e perfettamente integrate nella vegetazione, hanno l’aspetto di cavità, simili a delle trincee, che possono superare i 20 mt di altezza. Lo stesso borgo, con la sua posizione sopraelevata, rappresenta un punto strategico che permette di osservare l’orizzonte della Maremma toscana. Secondo una leggenda locale, il borgo fu fondato da due giovani romani, Petilio e Celiano, in fuga dopo il furto della corona della statua di Giove. I due riuscirono ad unire gli insediamenti rupestri della zona e fondarono Pitigliano.
Ecco quanto Pitigliano fu conquistato dai romani
Nel III sec. a.C. il territorio di Vulci fu conquistato dai romani che ne divisero il territorio ottenendo
il controllo su Pitigliano. Il nome, infatti, sembrerebbe discendere dal termine romano Gens Petilia
(nobile famiglia romana). Nella prima metà del 1300 il controllo del borgo finisce in mano alla famiglia Orsini che lo manterrà finché il suo ultimo esponente, Gian Antonio Orsini, cedette nel 1604 il territorio alla nuova potenza fiorentina in ascesa: i Medici.
Anche denominato Piccola Gerusalemme
La famiglia mantenne il controllo fino a quando l’ultimo della dinastia mori nel 1737. Molte sono quindi le epoche vissute da questo borgo e ancora di più dalle popolazioni che si sono susseguite e mescolate nel tempo. Oggi Pitigliano è conosciuto per essere uno dei borghi più belli d’Italia, ma ancor di più per la denominazione di Piccola Gerusalemme. Il nome deriva dalla presenza di nuclei di antiche famiglie ebraiche risalenti al 1555 quando, costretti a lasciare le loro case per l’emanazione delle bolle papali, si rifugiarono nei territori che all’epoca erano ancora degli Orsini.
Gli edifici religiosi
I nuovi arrivati si integrarono perfettamente nella comunità autoctona, tanto da costruire i primi edifici religiosi. La Sinagoga, infatti, risale al 1598 e seppur sconsacrata è tuttora visitabile. In seguito fu costruito il Ghetto Ebraico, un termine non dispregiativo, ma connotativo di un lungo vialone perfettamente pulito e ordinato, una volta abitato da famiglie di fede ebraica. Lo stile architettonico risulta in linea con l’aspetto medievale, romanico e rinascimentale del luogo. Altri edifici furono costruiti dentro al tufo come la macelleria Kosher, il forno delle Azzime, la cantina e il bagno rituale, forse per proteggersi da eventuali invasioni o pericoli.
Fusione di popolazioni e culture
Passeggiare in questi cunicoli restituisce un senso di meraviglia, ma anche di oppressione se si considera la destinazione d’uso. Queste stesse caverne verranno utilizzate, durante il nazifascismo, per nascondere gli abitati dai rastrellamenti. La popolazione autoctona si schierò contro le deportazioni rischiando la vita e la libertà per salvare i loro concittadini. Ad alcune famiglie meritevoli, il 18 Marso 2002 fu concesso il titolo di “Giusti tra le nazioni” presso l’Istituto Yad Vashem di Gerusalemme. Si può quindi affermare che Pitigliano è uno dei borghi più belli d’Italia, non per l’indubbia bellezza della struttura, ma per ciò che rappresenta: la fusione di secoli di popolazioni culturalmente diverse.