Un gruppo di ricercatori provenienti da diverse parti del mondo ha identificato una nuova malattia che può essere letale e che può svilupparsi nei pazienti infettati dal coronavirus SARS-CoV-2, anche in quelli che hanno avuto una forma lieve o asintomatica di Covid-19. Questa condizione è conosciuta come “autoimmunità MDA5 e polmonite interstiziale contemporanea con COVID-19”, abbreviata in MIP-C. Ecco cosa sappiamo finora su questa patologia.

Malattia Mip C, cos’è?

Esaminando i dati clinici dei pazienti residenti nello Yorkshire, una vasta contea nel nord dell’Inghilterra, gli studiosi hanno individuato una malattia completamente nuova che è emersa insieme alla pandemia di COVID-19. L’infezione da coronavirus SARS-CoV-2 sembra essere la causa sottostante. Gli aspetti più preoccupanti di questa scoperta risiedono nel fatto che questa nuova sindrome non solo può essere letale – sono stati registrati otto decessi su 60 casi descritti nello studio più recente – ma può anche colpire individui che hanno avuto un’esperienza di infezione lieve o addirittura asintomatica con il patogeno pandemico. Non sorprendentemente, diverse persone coinvolte nello studio che presentavano segni e sintomi della malattia non avevano avuto un’identificazione confermata dell’infezione tramite tamponi o test simili. Gli esperti hanno denominato questa sindrome “autoimmunità MDA5 e polmonite interstiziale contemporanea con COVID-19” o MIP-C, in analogia con la MIS-C, un’altra patologia autoimmune di recente scoperta associata al COVID-19 che colpisce i bambini.

La MIP-C presenta somiglianze con una rara malattia autoimmune nota come dermatomiosite anti-MDA5 positiva, una condizione estremamente rara nel Regno Unito che di solito viene diagnosticata in individui di origine asiatica, in particolare cinese e giapponese. L’elevato numero di casi registrati tra pazienti di razza caucasica residenti nello Yorkshire durante la pandemia ha spinto un gruppo di ricerca a esaminare più approfonditamente, portando alla luce questa nuova patologia. La ricerca è stata condotta da un team internazionale di scienziati, guidato dai Dipartimenti di Medicina e Medicina Cellulare e Molecolare dell’Università della California – San Diego (Stati Uniti) e dal Dipartimento di Reumatologia dell’Università di Leeds (Regno Unito), che hanno collaborato strettamente con colleghi del Leeds Teaching Hospitals NHS Trust, del Mid Yorkshire Teaching NHS Trust e di altri istituti.

Il professor Dennis McGonagle dell’Università di Leeds ha avviato lo studio contattando il collega Pradipta Ghosh dopo aver notato un aumento inspiegabile dei casi di dermatomiosite anti-MDA5 positiva nel 2021, il secondo anno della pandemia di COVID-19.

Si tratta di una malattia autoimmune rara, infiammatoria e cronica che colpisce principalmente pelle, muscoli e polmoni, con conseguente sviluppo di una malattia polmonare interstiziale a rapida progressione e potenzialmente letale.

Malattia Mip C, sintomi e mortalità

La prognosi è spesso severa. Questa condizione è causata da autoanticorpi che attaccano un enzima chiamato MDA5 (Melanoma Differentiation-Associated protein 5), un recettore sensibile all’RNA che può rilevare il coronavirus SARS-CoV-2 e altri virus a RNA. Di conseguenza, i ricercatori hanno immediatamente sospettato una correlazione con il COVID-19 dopo aver notato l’aumento dei casi di dermatomiosite anti-MDA5 positiva. Nello specifico, la prevalenza è passata dallo 0,4% nel 2019 al 2,1% nel 2020, per poi aumentare al 4,8% nel 2021 e ridursi all’1,7% nel 2022.

I pazienti studiati dal professor McGonagle, oltre a presentare cicatrici polmonari (rilevate in 25 su 60 casi), manifestavano sintomi reumatologici come artrite, mialgia (dolori muscolari) ed estese eruzioni cutanee. Non tutti i pazienti in cura avevano avuto un’identificazione confermata dell’infezione da coronavirus SARS-CoV-2 tramite tamponi orofaringei dopo la comparsa dei sintomi. Utilizzando un modello computazionale per analizzare grandi quantità di dati – chiamato BoNE (Boolean Network Explorer) – gli scienziati hanno scoperto che i pazienti con una maggiore reattività autoimmunitaria verso l’enzima MDA5 avevano anche alti livelli di interleuchina-15, una citochina proinfiammatoria associata alla malattia polmonare interstiziale progressiva / fibrosi polmonare.

In termini più semplici, gli scienziati ritengono che l’infezione da SARS-CoV-2 (anche in forma lieve) possa indurre una forma distintiva di dermatomiosite anti-MDA5 positiva, che è stata denominata MIP-C (pronunciata “mipsy”, come indicato dagli autori dello studio in un comunicato stampa). A differenza della forma conosciuta da oltre mezzo secolo, la sindrome scatenata dal patogeno pandemico è diversa “nel tasso di progressione, nella mortalità e nel comportamento”. Secondo gli esperti, questa nuova malattia potrebbe essersi diffusa anche al di fuori del Regno Unito, anche se mancano dati specifici. I dettagli della ricerca intitolata “MDA5-autoimmunità e pneumonite interstiziale contemporanea con la pandemia di COVID-19 (MIP-C)” sono stati pubblicati sulla rinomata rivista scientifica eBIOMedicine.