Il terrore dell’influenza aviaria H5N1 torna prepotentemente negli Stati Uniti, dove sta coinvolgendo diversi animali: dai bovini agli orsi. La diffusione del virus sta aumentando, accrescendo il pericolo di trasmissione agli esseri umani da parte degli animali infetti, come dimostrato dal recente caso registrato in Texas. Per questo motivo, l’OMS ha lanciato un avviso contro il consumo di latte non pastorizzato.
Virus Aviaria nel latte crudo, l’allarme dell’Oms
Diversi focolai di influenza aviaria H5N1 sono emersi negli ultimi mesi negli Stati Uniti. Oltre agli uccelli, il virus è stato individuato in diverse specie di mammiferi, dagli scoiattoli ai delfini.
Particolarmente colpiti sono stati i bovini: l’infezione si è diffusa in numerosi allevamenti di mucche da latte negli Stati Uniti, con il virus che è stato rinvenuto anche nel latte non pastorizzato. Di conseguenza, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha raccomandato di evitare il consumo di latte crudo per precauzione.
“In tutti i Paesi, si consiglia di consumare latte pastorizzato poiché il virus è stato trovato nel latte crudo negli Stati Uniti. Tuttavia, i test preliminari indicano che la pastorizzazione ne distrugge la presenza”, afferma l’OMS. Con l’aumento della diffusione del virus tra i bovini, cresce il rischio di trasmissione agli esseri umani tramite il contatto diretto con gli animali infetti o il consumo di latte non trattato.
Aviaria, i rischi per l’uomo
I rischi al momento sono molto bassi: finora è stato registrato solo un caso di contagio umano, riguardante un uomo in Texas che lavorava in stretto contatto con le mucche in un allevamento.
“Finora non ci sono segni che il virus si stia adattando alla trasmissione tra gli esseri umani, ma è necessaria un’attenzione maggiore”, ha dichiarato il Direttore Generale dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus. Tuttavia, il fatto che il virus stia colpendo una vasta gamma di specie animali suggerisce che si stia diffondendo ed evolvendo. L’influenza aviaria circola dal 1990 ed è stata riscontrata in numerose specie di mammiferi, inclusi gli esseri umani, ma fino a poco tempo fa non si era manifestata nei bovini.
Gli esperti temono che col tempo il virus H5N1 possa diventare endemico nei bovini, facilitandone la trasmissione agli esseri umani. Nei bovini, l’influenza aviaria potrebbe mescolarsi con altri virus, dando origine a nuovi ceppi più facilmente trasmissibili agli esseri umani. In Italia, secondo l’ultimo aggiornamento del Ministero della Salute del 9 aprile, nel 2024 è stato confermato un solo focolaio di influenza aviaria ad alta patogenicità in un allevamento di pollame, avvenuto a febbraio. Undici focolai sono stati invece registrati nel periodo da fine marzo 2023 a dicembre 2023.
In Europa, nello stesso periodo, sono stati segnalati 88 focolai di influenza aviaria nel pollame e 175 negli uccelli selvatici in 23 Paesi.
Per quanto riguarda i mammiferi, in Finlandia l’influenza aviaria ha colpito numerosi allevamenti di animali da pelliccia, costringendo le autorità ad abbattere volpi e visoni.