Sembra destinato a restare senza un colpevole il caso di Cristoforo Oliva, detto “Cristofer”, il ragazzo di 19 anni scomparso da Napoli il 17 novembre del 2009 e mai ritrovato: la Corte d’Assise d’Appello ha assolto “per non aver commesso il fatto”, dopo sei processi, l’amico Fabio Furlan, che era accusato di averlo ucciso e di averne occultato il cadavere.

Fabio Furlan assolto per l’omicidio dell’amico Cristofer Oliva

La sentenza arriva a 15 anni dalla scomparsa del 19enne, avvenuta il 17 novembre del 2009 a Napoli: Furlan è stato assolto “per non aver commesso il fatto” dopo ben sei processi, quattro di merito e due di legittimità davanti alla Corte di Cassazione.

Era accusato di aver attirato l’amico Cristofer Oliva in una trappola, di averlo ucciso e di averne occultato il cadavere: il giorno del suo ultimo avvistamento avevano, infatti, un appuntamento. Stando a quanto ricostruito dalle indagini, il 19enne sarebbe uscito di casa dopo aver risposto a una sua telefonata, portando con sé il casco e non il cellulare per evitare “tarantelle”, come se temesse di essere intercettato.

Poi sarebbe scomparso nel nulla. Secondo Furlan, che si è sempre proclamato innocente, il loro incontro non sarebbe mai avvenuto. La Procura è invece convinta che lui c’entri qualcosa, che avesse litigato con l’amico a causa di una ragazza contesa o per la coltivazione della marijuana da spacciare.

Sei i processi prima dell’assoluzione

In primo grado, nel 2013, Furlan era stato riconosciuto colpevole e condannato a 30 anni di reclusione; due anni dopo, nel 2015, i giudici della Corte d’Assise d’Appello di Napoli avevano ridotto la condanna a 25 anni e 6 mesi di reclusione.

La Cassazione aveva deciso di annullare la sentenza, rinviando gli atti in Appello per un nuovo processo e Furlan era stato scarcerato per decorrenza dei termini. Nel 2020 era stato condannato una seconda volta a 21 anni di carcere per omicidio volontario (visto che il reato di occultamento di cadavere era, nel frattempo, caduto in prescrizione).

I legali che lo rappresentano, gli avvocati Dario Vannetiello e Luigi Petrillo, avevano presentato ricorso, ottenendo dalla Cassazione un ulteriore processo di secondo grado, quello che si è concluso ieri con l’assoluzione dall’accusa di omicidio del loro assistito, che è stato condannato solo a 6 anni per spaccio di sostanze stupefacenti, reato che ammise nel 2015 e la cui pena ha già in parte scontato.

Determinante un video registrato a Chiaiano

Stando a quanto riportano diversi quotidiani locali, fondamentale per dimostrare l’estraneità ai fatti di Furlan sarebbe stato un video registrato da una telecamera di sorveglianza della stazione Chiaiano della metropolitana di Napoli.

Video in cui Oliva sarebbe stato ripreso tre giorni dopo la presunta data nella quale, secondo gli inquirenti, Furlan lo avrebbe ucciso. I suoi avvocati difensori hanno inoltre fornito una serie di moventi alternativi rispetto a quelli ricostruiti dalla Procura.

Secondo loro, in pratica, a far sparire il 19enne potrebbe essere stato qualcuno che gravitava intorno agli ambienti di spaccio napoletani – ambienti in cui Oliva si sarebbe attirato, nel tempo, parecchie inamicizie – oppure dei rapinatori che pare avesse denunciato.

Ma c’è anche la pista sentimentale: prima della scomparsa il ragazzo avrebbe avuto degli attriti con un giovane egiziano per una ragazza contesa. Gli interrogativi aperti restano molti: la famiglia di Oliva spera solo di riuscire ad arrivare alla verità. Furlan, dal suo canto, potrebbe di nuovo finire a processo: dopo aver letto le motivazioni della sentenza, la Procura, infatti, potrebbe decidere di presentare un nuovo ricorso.