La Lazio del ’74 è quel filo conduttore che unisce passato e presente nel segno dell’amore. Forte, deciso, che sconvolge l’animo in maniera irrazionale. E che emoziona. Ne sa qualcosa Franco Nanni. Anche lui era all’Olimpico domenica, prima di Lazio-Empoli, per le dovute celebrazioni. Tempo di mettere il piede in campo che il romanticismo ha prevalso dopo appena dieci secondi. Poi le lacrime che solcano il viso di uno degli eroi di quello scudetto targato Tommaso Maestrelli.

Ho provato a trattenermi, ma sono scoppiato subito. Non mi aspettavo tutto questo affetto, è stato qualcosa di indescrivibile“, spiega l’ex centrocampista biancoceleste. Anche “Bombardino”, così come veniva soprannominato dai tifosi, alla fine ha messo da parte la scorza da duro per far spazio al suo lato più intimo. Perchè una volta sceso in campo per ricevere gli elogi, i ricordi sono corsi spediti. E inevitabilmente il pensiero va lì, a quel gol al derby contro la Roma nel novembre del ’72 che ancora oggi viene ricordato come lo “scaldabagno” per la forza che aveva impresso al pallone dalla distanza: “Egoisticamente è uno dei ricordi più belli che ho”.

Così come il rapporto con Mario Frustalupi: “Era quello più scherzoso, io invece ero più timido. E’ stato l’ago della bilancia per la vittoria di quello scudetto”. Ricordi su ricordi, che Franco Nanni ha voluto condividere in esclusiva a Tag24.

La Lazio del ’74 riecheggia nell’eternità, le parole di Franco Nanni a Tag24

Cinquant’anni dopo la Lazio del ’74 emoziona come la prima volta, così come Franco Nanni, che allo Stadio Olimpico si è lasciato andare a ricordi, sorrisi e lacrime piene d’amore.

D: La prima cosa che ha pensato quando è entrato in campo?

R: Sono rimasto allibito. Mi ha dato una botta di adrenalina pazzesca, cercavo di trattenere le lacrime, ma dopo dieci secondi ho pianto vedendo quell’amore nei nostri confronti. E’ segno che abbiamo fatto qualcosa di straordinario che a distanza di anni lascia ricordi piacevoli.

D: Avete rievocato piacevoli ricordi, di padre in figlio.

R: All’epoca eravamo sempre a contatto con la gente, e si recepiva questo amore. Noi cercavamo di ricambiare nel miglior modo possibile. Non mi aspettavo tutto questo amore nei nostri confronti, con tutte quelle bandiere, le coreografie meravigliose, ti rende orgoglioso di aver fatto parte di quella squadra.

D: Il ricordo più bello?

R: Egoisticamente il gol al derby contro la Roma, ma anche la partita contro il Foggia: appena entrati abbiamo visto lo stadio strapieno, un insieme di colori biancocelesti e bandiere, pazzesco.

D: Con chi ha legato di più all’epoca, chi le manca di più?

R: Frustalupi, condividevo anche la stanza con lui. Parlavamo spesso insieme, anche in campo eravamo vicini di ruolo, mi consigliava spesso. Secondo me è stato l’ago della bilancia che ci ha permesso di mettere le mani sullo scudetto.

D: Chi era più vivace tra i due?

R: Io ero un po’ timido, a volte mi sentivo inferiore a lui perché era più tecnico, ma a Mario non importava: rideva, scherzava, mi faceva sentire a mio agio.

Un amore sconfinato

La Lazio del ’74 è stato, e continua ad essere, uno spaccato importante di storia biancoceleste, con Franco Nanni, che poi si è concentrato anche sulla squadra attuale.

D: Lei ha sottolineato il contatto della gente, cosa che oggi si vede pochissimo. E’ per questo che sembra esserci distanza tra giocatori e tifosi?

R: E’ un calcio diverso ora, noi eravamo più a contatto con la gente perché eravamo divisi da una rete, accorrevano in tantissimi. Oggi la squadra si allena in un centro sportivo ed è più distaccata, ma sono tempi diversi.

D: Lo spirito del ’74 lo ha visto nel corso della stagione?

R: Non tanto, non riesco a individuare quel leader caratteriale capace di poter trascinare la squadra. A volte siamo un po’ pacati, che è un vantaggio come uno svantaggio, ma a volte serve essere più determinati.

D: Magari con Tudor uscirà fuori questo carattere.

R: Tocca vedere anche che giocatori avrà a disposizione. Noi avevamo Chinaglia e Wilson che ci fulminavano solo con lo sguardo se non davamo il massimo. Oggi non vedo questo tipo di giocatore in rosa.