Sugar Tax cos’è? Non accennano a placarsi le polemiche causate dalla decisione del Governo di non posticipare la data di entrata in vigore dell’aumento delle imposte sulle bibite dolcificate.
La manovra già anticipata da mesi e criticata non solo dalle opposizioni sarà operativa dal 1° luglio 2024.
Niente più dunque slittamento al 2026 come finora ipotizzato.
In realtà si parla di Sugar Tax fin dal 2020, quando la misura venne provvisoriamente inserita all’interno della Legge di Bilancio.
Da quel momento la sua attuazione ha subito diversi rinvii fino ad oggi.
L’attuale esecutivo ha deciso di renderla immediatamente operativa e, malgrado le critiche, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il ministro dell’economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti hanno ridotto la sua portata.
Ecco a quanto ammonta questa imposta e quali prodotti verranno colpiti.
Sugar Tax cos’è: l’obiettivo della manovra
La Sugar Tax è un’imposta che va a colpire le bevande dolcificate e di conseguenza ne aumenta il costo finale di vendita.
L’obiettivo dell’aumento del prezzo è quello di disincentivare i consumatori ad acquistare tali prodotti potenzialmente pericolosi per la salute.
L’uso eccessivo di zuccheri infatti può portare al diabete, all’obesità e altre patologie più o meno gravi.
Con questa manovra dunque il Governo vorrebbe migliorare le condizioni di vita degli italiani, spingendoli a non acquistare più tali prodotti e a preferire alternative più salutari.
Sin dal suo concepimento, la Sugar Tax è stata spesso criticata. La più frequente obiezione infatti sostiene che un aumento di qualche centesimo non scoraggerà il consumatore dall’acquisto di tali bevande ma anzi continuerà a comprarle pur a costo maggiore.
Di fatto dunque la tassazione non perseguirebbe l’obiettivo che si pone ma anzi aumenterebbe inutilmente la spesa degli italiani.
Le bibite colpite dall’imposta
Oltre sapere cos’è la sugar tax è bene sapere anche che questa colpirà tutte quelle bibite così definite edulcorate. In questa tipologia rientrano non solo le bevande pronte all’uso ma anche tutte quelle consumabili previa diluizione in acqua ed aventi un titolo alcolometrico inferiore o uguale a 1,2% in volume.
In pratica dal 1° luglio in poi vedremo lievitare il costo di Coca Cola, aranciata, gassose, tè zuccherati e succhi di frutta.
Saranno invece esentate dalle nuove imposte le bibite edulcorate per esigenze nutrizionali.
Di quanto aumenteranno i prezzi?
Sebbene il Governo abbia deciso di dimezzare le aliquote inizialmente previste, la scelta ha comunque fatto nascere perplessità sulla riuscita della manovra.
L’imposta dunque sarà di 5 euro per ogni ettolitro di bevande finite e di 13 centesimi di euro per ogni chilogrammo di sostanze edulcorate poi da diluire.
A dover pagare le imposte saranno i produttori e tutti i rivenditori. Ciò potrebbe portare ad un aumento a cascata del costo del singolo prodotto, che inevitabilmente si ripercuoterà sul consumatore finale
Per questo motivo, dal 1° luglio troveremo sugli scaffali dei supermercati una bottiglia di Coca cola o di aranciata con un prezzo maggiorato anche oltre i 5 centesimi per litro.
Si tratta dunque di un aumento consistente che potrebbe anche superare il 10%. Tale cifra però potrebbe non rivelarsi così efficace da scoraggiare i consumatori abituali di bibite zuccherate.
I produttori e i rivenditori che non pagheranno la Sugar Tax saranno soggetti a sanzioni dal doppio al quintuplo della cifra evasa e non inferiore ai 250 euro. La multa sarà aumentata del 25% in caso di ritardo nel pagamento, partendo da un minimo di 150 euro.
Le possibili ripercussioni con l’entrata in vigore della sugar tax
Se da un lato parte del governo e delle opposizioni rimangono convinte che la misura non provocherà alcuna modifica al mercato delle bibite, di ben altra opinione sono le associazioni a tutela di imprenditori e lavoratori.
Assobibe, associazione aderente a Confindustria che rappresenta i produttori di bevande analcoliche in Italia, ha già fissato al 16% la stima sul calo delle vendite in conseguenza alla Sugar Tax.
La contrazione dei prodotti immessi sul mercato provocherà giocoforza un taglio agli investimenti pari ad almeno 46 milioni di euro e all’acquisto di materie prime pari a circa 400 milioni di euro.
Le imprese saranno pertanto costrette a ridurre le spese, mettendo a rischio, secondo queste stime, 5.000 posti di lavoro.
Infine l’associazione ritenete la misura estremamente danneggiante nei confronti dei produttori di eccellenze nazionali conosciute in tutto il mondo, come aranciate, chinotti, cedrate, aperitivi analcolici.