Barbie fa parte di una serie di bambole, definite Fashion Doll, che da generazioni accompagnano le bambine nei giochi di ruolo più disparati. Nasce nel 1959, da un’idea di Ruth Handler, mentre osserva la figlia giocare e attribuire ruoli da adulta alla sua bambola. Ruth Handler, decide di proporre l’dea al marito Elliott, anche lui cofondatore della Mattel, convinto dalla moglie decide di accettare la sfida e, con l’aiuto dell’ingegnere Jack Ryan, sviluppa la prima bambola con l’aspetto di un’ adulta.

Storia di un’idea di successo, 65 anni dopo

Il nome Barbie è il diminutivo di Barbara, mentre il nome del fidanzato immaginario Ken deriva da Kenneth. Costruita per la prima volta in Giappone, solo nel primo anno vende migliaia di esemplari, e dopo 65 anni, è ancora la bambola più popolare di sempre, nonostante i suoi alti e bassi, rimane un giocattolo che appassiona tutti. Il nome è diventato il simbolo di un merchandising che comprende giocattoli, accessori, vestiti, film d’animazione, e un lungometraggio del 2023. Bisogna ricordare poi il gruppo musicale danese che, negli anni ’90, con la canzone “Barbie girl”, ha introdotto una parodia, dell’universo di Barbie, grazie al gruppo Aqua.

Una bambola internazionale

Nel corso degli anni sono stati molti gli adattamenti effettuati su un prodotto che ha seguito i diversi
stili di vita, il tipo di lavoro, la moda, le personalità note o le serie televisive particolarmente
iconiche. In Italia, le feste erano e sono il momento principale per il lancio di una serie da collezione. Ciò che affascina è notare come la bambola sia stata adattata a seconda della nazionalità e dei costumi specifici dei vari paesi del mondo, configurandosi come un prodotto multietnico.

La linea dedicata alla disabilità

Recentemente è stata prodotta una linea dedicata alla disabilità, manifestando un’attenzione,
particolare, alle categorie più fragili. Non più la bambola bionda, stereotipata, ed esageratamente magra che per decenni è stata ammirata, e fortemente criticata, per l’ estetica irrealistica. Un ‘estetica che in soggetti psicologicamente deboli poteva condizionare negativamente il concetto di bellezza, soprattutto in fase pre-adolescenziale. Nonostante le critiche, è indubbio che generazioni di bambine si sono divertite giocando con le Barbie.

Il mondo immaginario ideato da Barbie-Mattel

Tra accessori e personaggi che sono stati aggiunti negli anni è stato creato un vero e proprio mondo
immaginario in cui ogni personaggio ha una sua storia ufficiale oltre a quelle fai da te. Il momento ludico-infantile è stato oggetto di uno studio pluriennale effettuato in collaborazione tra la Barbie-Mattel, e i neuroscienziati dell’università di Cardiff. Lo studio, delineato sul sito dell’azienda produttrice, riguarda i benefici empatici, e sociali, del gioco con le bambole anche in presenza di tratti neurodivergenti quali l’autismo.