Una volta c’era l’addetto stampa e di solito veniva scelto un impiegato che aveva una bella prosa ma è solo dagli anni Ottanta che le amministrazioni pubbliche, soprattutto i comuni, hanno un giornalista che si occupa della comunicazione dell’ente. Al ruolo del “giornalista pubblico” è dedicato un libro scritto da Michele Taddei, vicepresidente dell’Ordine dei giornalisti della Toscana e pubblicato nella collana Quaderni della Fondazione Odg e da Pacini Editore. In oltre 200 pagine, viene descritto il giornalista pubblico, colui che si occupa della comunicazione della pubblica amministrazione, come è cambiato il suo ruolo negli anni e quale può essere in futuro.
Un libro di Michele Taddei sul ruolo di colui che si chiamava “addetto stampa”
“Ci sono voluti quasi due decenni dalla legge numero150 del 2000 che stabiliva, per la prima volta, che gli uffici stampa dovevano essere costituiti da personale iscritto all’Ordine – dice Taddei -. Si tratta di un notevole passo in avanti che ne riconosce finalmente la natura pienamente giornalistica, distinguendo peraltro rispetto a chi si occupa di comunicazione. Si tratta adesso di fare un salto di qualità, anche mentale. A cominciare dalla definizione. Chi svolge questo ruolo non è più un addetto stampa, cioè assegnato a tenere i rapporti con la stampa, ma appunto giornalista a tutto tondo, con la specializzazione nel settore dell’informazione pubblica. Il suo è un ruolo delicato, con precise responsabilità anche sul piano penale, poiché deve avere piena consapevolezza che rischia di persona qualora si trovi a divulgare notizie dal contenuto diffamatorio o contrarie alle carte deontologiche che regolamentano la professione. Ruolo dunque di garante della veridicità delle informazioni che vengono prodotte dalla pubblica amministrazione, a tutela dell’interesse generale e nel rispetto del cittadino”. Che poi sono le regole deontologiche che devono osservare tutti i giornalisti.
Stefano Bisi