Ma Stefano Bonaccini non doveva essere il primo avversario interno della segretaria Pd Elly Schlein? Non doveva essere il leader dei riformisti che hanno scelto di rimanere sotto l’insegna Dem? Da quando il presidente dell’Emilia Romagna ha ottenuto la candidatura alle Europee da capolista nella circoscrizione Nord-Est, fa molta attenzione a non calpestare i temi che storicamente hanno diviso il Pd. Mostrandosi pronto, qualche volta, come accaduto oggi sul Ponte di Messina, anche ad abbandonare completamente la posizione dei riformisti. Intervenuto a Pordenone in occasione di un appuntamento della sua campagna elettorale sul tema delle infrastrutture, ha lasciato a verbale quanto segue:
“Ma può essere la priorità il ponte sullo stretto di Messina nel momento in cui servirebbero strutture per collegare l’Alta Velocità? Io penso che il governo stia veramente prendendo la direzione contraria a quella che serve. Tant’è che le previsioni ci dicono che, tra due anni, per crescita, saremo fanalino di coda tra tutti i Paesi della Ue”.
Ma Bonaccini non doveva essere il primo avversario della Schlein da leader dei riformisti Pd?
Il Bonaccini candidato alle Europee dalla segretaria Schlein, dunque, è molto diverso dal Bonaccini che, in occasione del congresso del Partito Democratico del 2023, si era presentato come candidato segretario del partito come leader dei riformisti, la parte del Pd più avversa all’attuale segretaria dem. Oggi, infatti, gioca di sponda con la leader maxima anche quando si parla di Autonomia differenziata. E, in particolare, di sanità:
“Sulla sanità pubblica il Governo sta sbagliando e deve vergognarsi. Puoi aver votato Salvini e Meloni fin che vuoi, ma quando si parla dei tuoi figli e dei tuoi familiari l’appartenenza politica la si mette da parte. Ci sono due cose nella vita che nessuno di noi decide: dove nascere e da chi nascere. E noi non possiamo accettare di vivere in un Paese in un cui un bambino che nasce in una famiglia povera o in un territorio più sfortunato debba per tutta la vita pagare le conseguenze di non avere le stesse opportunità degli altri”.
In ogni caso, parlando di economia, Bonaccini ha fatto presente anche questo:
“E’ incredibile che la Lega, che qui, in Friuli Venezia Giulia, è al governo, scriva sui manifesti ‘più Italia meno Europa’. Qui, proprio nella Regione che è quarta per export pro capite. Se noi fossimo usciti dall’euro, come indicava la felpa che indossava Salvini, le imprese di questo territorio non sarebbero state competitive sui mercati internazionali. Il tema del lavoro, in realtà, è collegato a quello delle politiche industriali che mancano. I dati ci dicono che la produzione industriale è crollata del 4% e, per regioni manifatturiere come le nostre, questo rappresenta un dramma”.
Bonaccini schleinizzato: sul generale Vannacci e il no vax Berlato
Infine, Stefano Bonaccini, candidato alle Europee con il Pd da capolista della circoscrizione Nord-Est, oggi ha toccato un altro cavallo di battaglia dei dem a trazione Schlein: la critica alla candidatura del Generale Vannacci da parte della Lega e del no vax Sergio Bellato in quota Fratelli d’Italia. Riguardo al primo:
“Se candidi uno che definisce ‘uomo di Stato’ Mussolini, un uomo che ha guidato un regime assassino promulgatore di leggi razziali, vuol dire che ti schieri dalla parte dei nostalgici del fascismo, cosa che non era la Lega delle origini”.
E su Berlato, il no vax vicecapolista FdI nel nordest? Ecco cosa ha detto Bonaccini:
“Un dichiarato no vax: sostiene che la pandemia sia stata un’invenzione. Uno come lui, deve farci ricordare le vittime e i tanti medici del servizio pubblico che ci hanno rimesso la vita per salvare le nostre”.