Mancano 3 giornate al termine del campionato, ma sia in vetta che in coda tutto è ancora aperto. La corsa Champions entusiasma e vale lo stesso discorso per la lotta salvezza. Verona, Cagliari, Frosinone, Empoli, Udinese e Sassuolo: 6 squadre racchiuse in 4 punti e due i club che dovranno salutare la Serie A e scendere in B. Saranno determinanti gli scontri diretti, in programma ogni settimana e solo chi alla fine avrà sbagliato meno riuscirà a salvarsi. Per commentare la lotta salvezza, mister Gigi Cagni, che nella sua carriera ha allenato alcuni dei club invischiati nella retrocessione, è intervenuto in esclusiva a Tag24.

Lotta salvezza, Cagni a Tag24

La 36° giornata di campionato ha già aperto i battenti ed è arrivata una sconfitta pesantissima per il Frosinone, in ottica salvezza. Ci sono ancora 9 punti in palio, per le dirette concorrenti dei ciociari e 3 gare da giocare. Difficile fare previsioni perché in Serie A restano 4 posti, per 6 squadre ancora in lotta. Tra chi è più abituato alle sabbie mobili, e chi invece le aveva abbandonate da anni, sarà bagarre fino alla fine. Dal Verona al Sassuolo ci sono 6 squadre in 5 punti e ogni singolo episodio potrà essere determinante. L’udinese ha provato a cambiare allenatore in extremis per tentare il tutto per tutto, ma anche questo potrebbe non bastare. Per commentare la lotta salvezza, mister Gigi Cagni, ex calciatore e allenatore, con una lunga esperienza in Serie A e ib alcuni dei club invischiati nella retrocessione, è intervenuto in esclusiva a Tag24.

Per la lotta salvezza è ancora tutto aperto e saranno fondamentali i vari scontri diretti da qui alla fine della stagione. Mister, lei che cosa si aspetta?

“Quando si arriva alla fine si occupano determinate posizioni di classifica, evidentemente qualcosa non ha funzionato nel corso della stagione. Adesso mancano tre giornate al termine e cambiare tutto è davvero difficile, ma bisognerà che dal Verona, al Sassuolo, tutte ci mettano il massimo impegno per provare a salvarsi. Il calendario potrà essere determinante, ma ciò che sarà ancor più decisivo è la condizione sia fisica che mentale”.

Sarà una salvezza che si giocherà sul fil di lana?

“Il calcio viene definito moderno a livello tattico, ma per me non lo è. L’unica cosa che ha davvero cambiata, che è davvero moderna, è sotto il profilo fisico. Ci sono tecnologie e sistemi nuovi che consentono, a chi ha un comportamento professionale, di rendere ancora di più. Se uno è forte dal punto di vista muscolare, a livello di esplosione può diventare ancora più forte. Questa cosa sarà determinante in queste tre giornate che restano, così come lo saranno gli infortuni. Tutte le squadre invischiate nella lotta salvezza dovranno cercare di avere meno indisponibili possibili così che gli allenatori possano fare tutti i ragionamenti del caso”.

Ci sono allenatori che possono incidere più di altri?

“Assolutamente sì, questo è un altro aspetto che conta tantissimo. Oggi non ci sono grosse personalità all’interno delle squadre e il leader indiscusso è l’allenatore. Qualcuno è avvantaggiato perché ha in panchina maggior personalità. Gli servirà per gestire al meglio le due settimane che restano”.

In questa stagione nella lotta per non retrocedere sono invischiate anche squadre poco abituate alla parte bassa della classifica. Dal punto di vista motivazionale questo può fare la differenza?

“Certamente sì, ci sono squadre che sono molto più abituate a questo tipo di pressione ed altre che invece non lo sono per niente. Se andiamo a vedere infatti, club come l’Udinese o il Sassuolo, si sono trovati costretta a cambiare allenatore nel corso della stagione. I neroverdi hanno deciso di prendere un tecnico esperto della salvezza, che è Ballardini. C’è un motivo se il Sassuolo è in questa posizione, perché non avendo Berardi è stata molto penalizzata. Se togliamo Osimhen al Napoli, ad esempio, non vince lo scudetto. O ancora se lo facciamo con Vlahovic alla Juventus è lo stesso discorso. Parliamo di giocatori determinanti. I friulani invece hanno puntato su un allenatore giovane e sinceramente non so quanto possa essere pronto per questo tipo di sfide”.

Tra l’altro lo hanno preso praticamente a campionato finito…

“Sì, decisione particolare e vi posso assicurare che per un allenatore non è per niente semplice. Nel corso della mia carriera mi è capitato di subentrare ad ottobre, poi a gennaio, ma quando sono arrivato a Brescia che mancavano 12 partite alla fine è stata tutta un’altra cosa. Cannavaro è arrivato addirittura quando ne mancavano 4. Questa cosa rischia addirittura di penalizzarlo per l’inesperienza, ma nonostante questo lui ha una squadra di qualità”.

Per quel che riguarda il Verona invece è stata utilizzata una strategia diversa, con tante cessioni a gennaio e pochissimi acquisti. Come valuta il lavoro di Baroni?

“Ho un grande legame con Verona, club che ho allenato e anche con Baroni, che è stato un mio giocatore. Probabilmente in questo caso a parlare è l’affetto, ma a mio avviso sono quelli che sono andati meglio negli ultimi mesi. Sono forti anche psicologicamente e penso che sulla carta siano avvantaggiati”.

Anche ad Empoli le cose sono cambiate da quando è arrivato Nicola?

“Assolutamente sì, è riuscito a cambiare le cose, anche se la situazione resta delicata. Parliamo di un altro club a cui sono molto legato. Quando è arrivato Nicola ha portato con sé una ventata ad aria nuova, ma poi è normale che con il tempo vengano fuori le qualità. Questa è una squadra di giovani, inesperta. Dall’Empoli mi aspetto qualcosa di meglio, ma ora può diventare un serio problema. Resta il fatto che per la lotta salvezza non ci sono certezze e può ancora succedere di tutto. Torno quindi al pensiero iniziale: quelle che staranno meglio mentalmente e fisicamente, con un allenatore di personalità, riusciranno a salvarsi”.