Arriva il superbonus con detrazione fiscale spalmata in 10 anni e ‘intervento retroattivo‘, che comporta delle perdite per chi sia in possesso del bonus e si appresti a cederlo a condizioni già concordate e prezzo finito, o sia in procinto di concludere l’affare. L’intervento del ministero dell’Economia e delle Finanze di Giancarlo Giorgetti, consistente negli emendamenti presentati alla conversione in legge del decreto 39 del 30 marzo 2024, fa discutere per l’effetto retroattivo, per il momento limitato alle sole spese del 2024.

Si risale, dunque, ad applicare la possibilità di detrarre le spese sostenute quest’anno nella dichiarazione dei redditi dal 2025 al 2034, in dieci anni. Pur trattandosi di pochi mesi di retroattività dell’intervento, le associazioni di categoria, i partiti politici – anche della stessa maggioranza – e soprattutto chi sta facendo i lavori agevolati con il superbonus si è allarmato. E i motivi ci sono tutti, data la svalutazione alla quale va incontro chi si ritrova il credito da cedere tra le mani.

Superbonus 10 anni retroattivo, cosa significa?

Se ne era parlato come possibilità di diluire le spese del superbonus e di allungare il periodo di detrazione fiscale da quattro a dieci anni e alla fine lo spalma-crediti si farà. Già con la conversione in legge del decreto 39 di fine marzo scorso e, in via retroattiva, per le spese decorrenti dal 1° gennaio 2024. Un provvedimento fotocopia di quello adottato dallo stesso governo lo scorso anno con il decreto 11 del 17 febbraio 2023, il provvedimento che aveva posto un deciso freno alla possibilità di cedere il credito o di applicare lo sconto in fattura.

Nonostante il blocco delle due opzioni dello scorso anno e l’entrata in vigore del decreto 39 del 2024 che ha abbattuto tutte le possibilità di cedere il bonus, crediti ancora da cedere ancora ce ne sono e la conversione in legge del Dl 39/2024 interesserebbe proprio i bonus maturati sulle spese sostenute per i lavori in superbonus dal 1° gennaio 2024.

Un effetto retroattivo che comporterebbe una già annunciata svalutazione dei crediti stessi, quantificata dalle associazioni di categoria intorno al 15%. L’Associazione nazionale dei costruttori edili (Ance) teme, in particolare, un nuovo colpo ai cantieri, nuove criticità nella vendita dei bonus e l’arrivo di un nuovo esercito di “esodati” del superbonus.

Superbonus 10 anni retroattivo, ecco cosa succede a chi cede il bonus

Secondo un primo scenario che si può delineare in base agli effetti della retroattività dello spalma-crediti, chi ha un cantiere di lavori in superbonus in corso, avviato nel 2023, in via di completamento nel corso del 2024 con spese pagate nei primi mesi di quest’anno, potrebbe vedersi ridurre il prezzo di vendita del credito maturato.

In genere, il prezzo di vendita del superbonus si assesta, ad oggi, intorno all’85% del valore nominale. Ma un spalma-crediti in dieci anni favorirebbe l’altra opzione anche a chi oggi non se la può permettere, ovvero di rientrare in possesso dei bonus grazie a una rata più bassa da spalmare nelle dichiarazioni dei redditi dal 2025 al 2034. Ciò significa che il prezzo pattuito solo pochi mesi fa, potrebbe essere rivisto al ribasso, di circa il 15%, in base alle stime prospettate dalle associazioni di categoria.

Svalutazione nella cessione dei crediti dei bonus edilizi

La svalutazione andrebbe a colpire anche i bilanci delle banche con nuove condizioni che cambiano in corsa e contratti, a suo tempo siglati, che adesso diventano difficili da far rispettare. Oltre al contenzioso che potrebbe crearsi tra le parti con ricorsi da far valere davanti ai giudici, molti accordi potrebbero saltare per il semplice fatto che verrebbe a modificarsi il contesto nel quale era stato trovato.

Chi ha i crediti si troverebbe nella situazione di “rimanere con il cerino in mano”, ovvero di titoli che sono difficilissimi da piazzare e che dovranno cedere a prezzi stracciati.

Bonus edilizi, chi ci perde dallo spalma-crediti?

Una situazione del tutto simile potrebbe verificarsi per chi sta concludendo un accordo di cessione dei crediti d’imposta, sulle spese maturate in superbonus nel 2024, senza che il trasferimento del credito sia materialmente già avvenuto. L’entrata in vigore del nuovo provvedimento provocherebbe il cambio in corsa delle condizioni di cessione, con la parte che compra che pretenderebbe di acquistare a un prezzo notevolmente inferiore. Anche in questo caso, il rischio è quello di ritrovarsi con un pungo di mosche e contratti svalutati e penalizzanti per la parte che cede il bonus.