Lightning Labs è ormai sul punto di portare le stablecoin nell’ecosistema di Bitcoin. Ad affermarlo è stata Elizabeth Stark, il CEO dell’azienda, nel corso di un intervento al Financial Times Crypto and Digital Assets Summit in fase di svolgimento proprio nel corso di questa settimana.

Sempre stando alle sue dichiarazioni, una prova in tal senso è stata eseguita di recente, una transazione su Lightning Network con una risorsa creata all’uopo tramite il protocollo Taproot Assests. Si tratta di una novità di grande rilievo, alla luce della crescente importanza che vanno assumendo le stablecoin.

Stablecoin sulla blockchain di Bitcoin, l’esordio è ormai alle porte

Stablecoin sulla rete di Bitcoin: questa è la novità prospettata da Elizabeth Stark nel corso del Financial Times Crypto and Digital Assets Summit. Una prova in tal senso sarebbe già stata effettuata su Lightning Network. Ecco le parole che sono state da lei pronunciate al proposito: “Abbiamo rilasciato una prima parte del codice in ottobre e, in realtà, proprio giovedì scorso, abbiamo eseguito una demo della prima transazione in assoluto su Lightning di un asset. L’idea è quella di avere cripto-dollari e stablecoin sulla blockchain di Bitcoin”.

Per poi aggiungere: “Ci tengo davvero molto a risolvere problemi reali per persone reali, al contrario delle monete meme o del gioco d’azzardo”. Una stoccata a Solana, in particolare, che proprio dalle meme coin sta avendo un notevole contributo per l’arricchimento del proprio ecosistema.

Il CEO di Lightning Labs ha poi aggiunto che la capacità di posizionare stablecoin e altri asset sopra Bitcoin è destinata a facilitare nuovi casi d’uso. Utilizzi i quali, a loro volta, si tradurranno nell’ingresso di più persone sul mercato delle risorse digitali.

L’annuncio ha naturalmente suscitato molto interesse, proprio in considerazione del ruolo sempre più ampio che stanno assumendo le stablecoin. Tanto da spingere un numero sempre maggiore di aziende di rilievo a scendere in campo, come ha fatto PayPal con PYUSD.

Lo studio di Visa e Bloomberg che lascia forti dubbi

La dichiarazione di Elizabeth Stark si cala in un contesto molto particolare. Le stablecoin, infatti, sono sempre più al centro di accuse derivanti dal loro utilizzo nell’economia criminale. Accusa che riguarda in particolare Tether, con USDT indicata dall’ONU come lo strumento preferito per i traffici criminali nel sud-est asiatico.

Ad essa si aggiunge poi quella relativa al loro utilizzo da parte dei Paesi sottoposti a sanzioni da parte di Stati Uniti e alleati. In particolare, si starebbero segnalando in tal senso il Venezuela e la Russia.

Accuse le quali potrebbero spingere ad un irrigidimento le autorità governative, in particolare quelle degli Stati Uniti. Lo stesso Paese ove è iniziata la discussione su un progetto di legge che potrebbe consentire alle banche di entrare sul mercato. Ove ciò accadesse, ad essere colpito potrebbe essere proprio USDT, in quanto Tether è un’entità non statunitense. Il token, di conseguenza, non potrebbe essere detenuto dalle banche interessate dal provvedimento.

Occorre però segnalare anche un recente rapporto stilato da Visa e pubblicato da Bloomberg, il quale ha seminato non pochi dubbi. Stando agli analisti che lo hanno compilato, infatti, meno del 10% dei volumi delle transazioni di stablecoin provengono da persone reali.

A spiegare il paradosso è stato però Cuy Sheffield, responsabile crypto per Visa. Proprio lui ha ricordato che le stablecoin possono essere utilizzate in una serie di casi d’uso con transazioni che possono essere avviate manualmente da un utente finale o programmate tramite bot. Un’interpretazione confermata del resto da un altro dato, quello relativo all’aumento di utenti. Sarebbero infatti ormai 27,5 milioni quelli attivi mensilmente su tutte le catene, con una crescita continua che non sembra destinata a calare d’intensità nell’immediato futuro.