A ormai sette mesi dall’omicidio di Pierina Paganelli, la 78enne accoltellata nel sottoscala del suo condominio a Rimini lo scorso 3 ottobre sera, il consulente legale della nuora della vittima e di suo fratello – Manuela e Loris Bianchi, tra i principali sospettati insieme ai vicini di casa Valeria Bartolucci e Louis Dassilva – avrebbe chiesto alla Procura di sottoporre a un test del Dna tutti i residenti del complesso residenziale di via del Ciclamino, ipotizzando il coinvolgimento nei fatti di un “quinto uomo”. Ne abbiamo parlato con l’avvocato Monica Lunedei, che insieme al collega Marco Lunedei rappresenta i figli della pensionata uccisa, facendo il punto sulle indagini.
Caso Pierina Paganelli, l’intervista all’avvocato Lunedei
Sulla possibilità di un test del Dna di massa
Avvocato, da giorni si parla della possibilità di sottoporre tutti i condomini di via del Ciclamino a un test del Dna per trovare l’assassino di Pierina Paganelli. Le risulta che ci siano state delle disposizioni in tal senso?
“In questi mesi io e il mio collega, rappresentando i figli della signora Pierina Paganelli – le uniche vere vittime della vicenda -, ci siamo tenuti in contatto costante con la Procura e non ci risultano iniziative di questo tipo da parte sua. Si tratta di un suggerimento d’indagine del consulente dei sospettati, che non ha il potere (come non lo avrebbe il difensore di un imputato) di acquisire il Dna di nessuno: può chiederlo, certo, ma se fosse stato necessario la Procura lo avrebbe senz’altro già fatto. Anzi, potrebbe anche aver acquisito il Dna di tutto il quartiere senza renderlo noto. Suggerire che lo si faccia dopo sette mesi non ha molto senso, anche perché la formazione dei condomini nel frattempo potrebbe essere mutata”.
Pensa che possa essere un modo per “sviare” i sospetti sulle persone che questa persona rappresenta?
“Certo, provare a spostare l’attenzione anche su altri possibili coinvolti sarebbe assolutamente legittimo, anche perché ad oggi, oltre alla Procura, nessuno di noi sa bene quali siano gli elementi in mano agli inquirenti”.
Sospetti e indizi
Sulla base di quello che è stato reso noto finora Lei che idea si è fatta? Pensa che con il delitto possano avere a che fare le persone finora attenzionate dalle indagini (ricordiamolo, mai formalmente indagate)?
“Non ci risultano piste diverse, però non siamo neanche in grado di dire se la Procura ne abbia individuate altre. La sensazione è che l’interesse non si sia allargato a soggetti diversi, però parliamo di sensazioni, appunto. Un’anomalia di questa indagine è stata la sovraesposizione mediatica delle persone attenzionate, la Procura ha dovuto sicuramente vagliare moltissimi spunti, moltissime possibili ricostruzioni: ci auguriamo che facendolo sia riuscita a far luce su quello che effettivamente è avvenuto”.
Pensa che si possa essere vicini ad una svolta?
“Assolutamente sì. Percepiamo il procuratore Daniele Paci sempre sereno, con la situazione sotto controllo: visto il suo curriculum e il curriculum della dott.ssa Elisabetta Melotti, entrambi di grandissima esperienza, e percependo la loro chiarezza di pensiero, pur non sapendo qual è il nome che ci comunicheranno, abbiamo la sensazione che manchi poco ad avere delle risposte e che quelle risposte saranno ben motivate e ben supportate”.
Il filone d’inchiesta parallelo: l’incidente
Per quanto riguarda l’incidente subìto da Giuliano Saponi qualche mese prima dell’omicidio della madre Pierina invece? Ci sono stati degli sviluppi? Si è riusciti definitivamente ad escludere che le due vicende possano essere collegate?
“Da subito abbiamo voluto escludere una connessione perché due eventi così gravi che finiscono in indagine all’interno della stessa famiglia impongono di porsi delle domande. Dallo scambio minimo e necessario che c’è stato con gli inquirenti, perché la fase di indagine è segreta per tutti, sembra essere emerso che si sia trattato di un evento infortunistico, quindi un incidente stradale, un impatto con un veicolo.
So che gli inquirenti si sono a lungo interrogati, anche con l’aiuto del perito che ha visitato il signor Saponi e che ha studiato le sue lesioni e le modalità del suo ritrovamento, sulla natura del mezzo che potrebbe averlo colpito: si pensa che abbia ricevuto un unico colpo, molto forte, che lo ha scaraventato sulla carreggiata, e non un’aggressione, che non avrebbe ferito solo il volto in quel modo lì. Per maggiore chiarezza, comunque, bisognerà aspettare l’esito delle indagini“.