Dopo il recente caso del 35enne Christian Di Martino, il poliziotto accoltellato con tre colpi alla schiena alla stazione del quartiere Lambrate e attualmente in fin di vita, è di oggi una nuova aggressione avvenuta nella stessa città, all’esterno di Milano Centrale.

Un 36enne egiziano è stato ferito durante una colluttazione con degli agenti, a causa dei suoi comportamenti aggressivi.

Milano, 36enne egiziano ferito da poliziotti alla Stazione Centrale: cosa è successo

I poliziotti hanno cercato inizialmente di fermare l’uomo armato di un coltello a serramanico con il taser, ma lo strumento non ha offerto i risultati sperati. Uno degli agenti è stato presumibilmente costretto, per difendere sé stesso e i colleghi a sparare un colpo. È ferito ma fortunatamente non in pericolo di vita.

Dalle indagini condotte dalle forze dell’ordine, il 36enne è un richiedente di protezione internazionale, ed era stato denunciato da alcuni testimoni per danneggiamento di arredi urbani, con l’ausilio di pietre. Al momento dello scatto d’ira, era sotto l’effetto di sostanze stupefacenti.

Si tratta della seconda aggressione alle forze dell’ordine in due giorni a Milano

Come evidenziato a Tag24 dal Segretario generale del S.I.A.P. (Sindacato Italiano Appartenenti Polizia), Giuseppe Tiani, le aggressioni nei confronti di forze dell’ordine, medici e lavoratori del settore pubblico sono aumentate drasticamente negli ultimi anni: “Invoco pene più severe e la tutela della magistratura affinché casi come quello del poliziotto accoltellato a Lambrate finiscano quanto prima”.

Alla base dell’aumento di questo fenomeno, una sorta di “immunità per i reati minori”, come avvenuto ad esempio a Roma per i borseggiatori, che dopo aver compiuto numerosi furti e aggressioni, vengono prelevati dalla polizia e rilasciati in giornata per mancanza di leggi ad hoc per porre fine alla vicenda.

I militari di qualsivoglia famiglia, nonostante la detenzione di armi da fuoco, non possono difendersi da eventuali attacchi da parte di criminali, perché sparare, per autodifesa o in soccorso di eventuali vittime, implicherebbe un potenziale processo per tentato omicidio.