“Sono stato vicino al Psg come dirigente, ho incontrato due volte Nasser Al Khelaifi ma poi non si è mai andati avanti ed è stato bene così”, la rivelazione di Maldini che dopo l’addio al Milan avrebbe potuto ricominciare dalla Francia e che, di conseguenza, non chiude a nuovi scenari futuri.
Maldini vicino ad essere dirigente del Psg
Maldini dirigente al Psg, uno scenario difficile da prevedere ma che a detta dello stesso ex Direttore Tecnico del Milan poteva diventare realtà e che è mancato per poco visto che le parti si erano incontrate in più occasioni.
Durante l’intervista esclusiva di Radio Serie A, dunque, Paolo Maldini ha avuto l’occasione di sbottonarsi e di raccontare quello che è stato l’ultimo periodo della sua vita per poi tornare anche alla sua avventura da giocatore.
In questo racconto non sono mancati colpi di scena, come quello che lo avrebbe visto nella dirigenza parigina. Lo stesso Maldini ha ammesso di essersi incontrato con il presidente del Paris Al Khelaifi senza, però, concludere l’affare:
“Non ho mai detto no al PSG, c’era stata questa possibilità e disponibilità, ho incontrato due volte Nasser Al Khelaifi, ma poi non si è mai andati avanti ed è stato bene così. I miei primi 10 mesi sono stati un disastro, tornavo a casa e non ero contento. Leonardo rideva e mi diceva che non capivo quanto stavo diventando importante”.
Uno scenario che, inevitabilmente, si sarebbe venuto a creare dopo l’addio doloroso al Milan dovuto ai rapporti non proprio idilliaci con i maggiori esponenti della società rossonera. Un divorzio che, però, non cancella l’amore verso la maglia e la società:
“Mi hanno chiamato e quando l’opportunità è arrivata, un pochino prima di quando me l’aspettassi. Quando è arrivata con Leonardo è stato perché ho lavorato con una persona che aveva gli stessi ideali. Perché ho scelto questo ruolo? Perché era il Milan. Il lavoro in sé è tutt’altro rispetto a quello che ti aspetti e ci ho messo una decina di mesi. O Milan o Nazionale o niente? La regola vale per l’Italia perché vedermi all’interno di un club diverso dal Milan non ce la faccio“.
Maldini nel corso della sua intervista ammette di non essere andato più a San Siro per seguire il Milan, una scelta che non gli impedisce di seguire sia i rossonero che il Monza – squadra di Galliani e fino a poco fa di Berlusconi. Nonostante le difficoltà nel seguire la squadra dal vivo, Maldini non manca di analisi critica e di visione verso i giocatori, tanto che ha voluto elogiare il lavoro di Theo Hernandez e di Leao sulla fascia sinistra:
“Non vado allo stadio a vedere il Milan. Per me è logico. Seguo tutto, seguo il Milan e il Monza, ma mi sembra logico non andare allo stadio. Quando vedo la fascia sinistra del Milan, beh è uno spettacolo”.
La carriera da calciatore di Paolo
In un secondo momento Maldini torna a raccontare della sua carriera da calciatore e del vissuto al Milan, squadra del cuore. Un amore nato dal padre e trasmesso al figlio ma che inizialmente non era così forte. Maldini, infatti, racconto di aver tifato per la Juventus prima di approdare in rossonero:
“A me piaceva il calcio, sapevo del passato di mio papà e avevo capito cosa aveva fatto, ma la prima competizione che ho visto da amante del calcio era il Mondiale del ’78 che praticamente era la Juventus più Antognoni. Quindi ho seguito la Juventus come se fosse la Nazionale, ma poi ho fatto il provino per il Milan e lì è iniziata la mia storia“.
A differenza della parentesi da dirigente è indiscutibile il percorso fatto da calciatore nei rossoneri, un’avventura che lo ha portato sul tetto del mondo e per cui avrebbe potuto essere tentato di cambiare per vivere altre esperienze, tra cui quella al Real rifiutata:
“Non ci sono state offerte rifiutate di cui mi pento, al massimo ci sono stati momenti delicati all’interno del mio club. Difficile dire no al Real? Difficile se non sei contento al Milan, ma meglio del Milan non c’era niente“.