Un genio, un nome importante che non tramonta mai. Immenso, creativo, raffinato, lo stilista Renato Balestra, scomparso nel 2022 avrebbe compiuto il 3 maggio 2024 cent’anni. A parlare a Tag24.it della sua memoria e del suo estro, la figlia Federica, tra commozione e commemorazione.
Cent’anni di Renato Balestra, il ricordo della figlia Federica e la città di Roma
Tanti si sono impegnati ad omaggiare lo stilista il 3 maggio. E’ un centenario che va senza dubbio ricordato e, la prima a farlo, è stata sua figlia. Federica è adesso presidente della casa di moda di famiglia. Ha raccontato come hanno ricordato suo papà in tre diverse sedi a Roma, cui lo stilista era particolarmente legato:
D: Il 3 maggio sarebbero stati i 100 anni di Renato Balestra, ne ha parlato in un post su Instagram. Com’è stata celebrata questa ricorrenza?
R: Il 3 maggio sarebbero stati cent’anni. E’ la data del suo compleanno, per cui abbiamo voluto rendere omaggio a mio padre illuminando tre dei più importanti siti storici di Roma, del suo colore preferito, che è il colore simbolo dell’azienda, il blu-Balestra, una particolare tonalità di blu che lui ha sperimentato negli anni, prima che diventasse il suo colore simbolo.
Si è acceso il Campidoglio, è stato molto suggestivo. Piazza di Spagna, la scalinata, la Barcaccia e poi le mura aureliane di Via Veneto. Si tratta di tre luoghi che sono stati scenario delle passerelle delle nostre sfilate.
E’ stato il giusto riconoscimento ad un uomo che ha dato tanto alla moda e anche alla cultura. Sono due mondi uniti. E’ stato un giusto tributo, una bellissima cosa.
La commemorazione era in collaborazione con l’assessore Alessandro Onorato, che si occupa dei grandi eventi e della moda, una persona incredibile.
Anche il sindaco Roberto Gualtieri ha partecipato, consegnando una targa di riconoscimento a mio padre per quello che ha fatto per la città di Roma.
Anche se triestino di nascita, in ogni caso ha voluto eleggere la capitale come sua città del cuore.
Ha sempre portato Roma all’estero, riconoscendone l’importanza e, fino all’ultimo, nel 2018, ha voluto sfilare lì, quando i grandi già erano comunque andati a Parigi a fare lo stesso.
E’ voluto rimanere proprio per una questione affettiva. Abbiamo fatto un grande tributo a Cinecittà dove c’è stata una sfilata antologica meravigliosa con 200 modelli.
L’affetto dei colleghi e delle persone comuni: “Una gentilezza apprezzata da tutti”
D: Crede che suo padre, dopo la scomparsa, sia abbastanza ricordato, che abbia avuto i giusti riconoscimenti?
R: Io penso che sia stato ricordato incredibilmente. Anche nella sua città natale, Trieste, in cui hanno illuminato due siti di “blu-Balestra”. C’è stata grande partecipazione.
Celebrano la sua memoria con profondo affetto. Mio padre è un pioniere della moda, un genio, un grandissimo stilista, però era anche una persona molto amata, perché aveva una gentilezza e una raffinatezza d’animo apprezzata da tutti i suoi colleghi, da tutto il mondo della moda e anche dalle persone più comuni.
Ho sempre sentito un affetto incredibile.
Probabilmente organizzeremo una mostra importante. L’archivio immenso di disegni e di abiti che sono sempre molto attuali, spunto di ispirazione.
Attingiamo per le nostre collezioni a questo archivio, considerato di interesse storico e culturale dal Ministero dei Beni Culturali.
Il segreto dell’azienda “Balestra”: tradizione e innovazione
D: All’interno del brand di famiglia, il tuo ruolo adesso qual è? Di cosa ti occupi in particolare?
R: Io sono presidente della società e comunque mi occupo un po’ di tutto: dal seguire gli eventi alla realizzazione.
L’ultima cosa che ho fatto è la realizzazione delle divise per la metropolitana di Riad, la più moderna che c’è, senza autista.
Nel passato ho collaborato nella realizzazione delle divise dell’Alitalia nell’86. Poi mi occupo di clienti privati che vogliono avere vestiti molto particolari, anche nella gestione dell’azienda.
D: Qual è il segreto dell’azienda di famiglia?
R: Il punto forte di questa azienda secondo me è la tradizione, il valore della famiglia. Noi siamo tre donne che conducono l’azienda: mia sorella Fabiana, io e mia nipote Sofia.
Riferendosi alla tradizione ci si può rinnovare in maniera giusta.
D: Come avete deciso di rinnovare il logo?
R: Lo abbiamo fatto riprendendo quello delle origini, infatti, che aveva ideato mio padre.
Il marchio si chiama adesso solo “Balestra”.
Stiamo apportando innovazioni anche per quanto riguarda le nostre linee perché, rifacendoci sempre al nostro immenso archivio, cerchiamo di essere attenti ai temi attuali come l’inclusività e la sostenibilità.
Cerchiamo di vestire delle donne che sono adesso cambiate, perché la società stessa è cambiata.
Bisogna essere un po’ psicologi e sociologi e studiare bene il cambiamento della società per trovare sempre delle nuove forme innovative.
Quello che è fondamentale è fare riferimento al nostro passato, alla nostra tradizione sartoriale e culturale, perché bisogna essere attenti in questo momento alla qualità e alla cura dei particolari, mai tralasciando la ricerca del bello, perché non si deve scadere nell’esagerazione e nella volgarità.
Balestra: “Le donne non dovrebbero mai rinunciare all’eleganza”
Federica ha anche commentato la moda di oggi, parlando di quanto sia importante mantenere un senso del bello. Anche nella comodità, non si può rinunciare all’eleganza:
“Le donne sono molto dinamiche oggi, ma non dovrebbero rinunciare alla femminilità.
Molte volte c’è stata una cancellazione di questo elemento, proprio per scioccare, per stupire, colpire e secondo me invece bisognerebbe mantenere equilibrio, un senso estetico del bello che mi ha sempre insegnato mio padre.
Adesso il vintage sta andando tantissimo, per cui c’ è questa voglia di ritorno al bello, di ritorno a un mondo più sofisticato magari, più raffinato, in cui l’innovazione abbraccia anche la tradizione.
A tutto questo, infatti, bisogna aggiungere qualcosa di nuovo nella scelta dei tessuti, nella scelta delle forme, studiare sempre delle novità. Tantissimi capi di mio padre, disegni degli anni Sessanta, sono ad oggi attualissimi.
Lo stile nude? Federica Balestra: “Non serve ostentare”
D: Parlavamo di stile aggressivo. Se ci riferiamo ad esempio a modelli di nude, come quello ostentato ultimamente da Bianca Censori, Emily Ratajkowski, quindi, lei che ne pensa?
R: Io penso che non bisogna mai ostentare più di tanto. A me non piace. Non sono d’accordo con questo genere di stile.
Ho ripreso moltissimo da mio padre, sono una persona che ama la raffinatezza, ama l’eleganza, ama il bello, bisogna sempre avere la misura secondo me. L’eleganza è misura, è equilibrio e questa ostentazione e esagerazione io la disapprovo completamente, non bisogna mai ostentare nelle cose, sia nella moda che in tutto il resto, in tutte le altre forme.
Com’era Renato Balestra come padre? La memoria affettuosa della figlia Federica: “Eravamo unitissimi”
Un vero e proprio gigante, quindi, Renato Balestra. Tutti lo ricordano come un professionista immenso. Il lato umano poi, ci racconta Federica, era ancora quanto di più prezioso si potesse desiderare:
“E’ stato un padre molto presente. I miei genitori si sono separati quando io ero piccola, ma mi portava sempre in vacanza con lui. Eravamo unitissimi. Molto simili caratterialmente, tanto che mi diceva spesso che si riconosceva nei miei difetti.
Era una persona coltissima, assetata di conoscenza e di vita, con una volontà ferrea ma con enormi insicurezze. Proprio questo contrasto di sentimenti lo ha spinto sempre alla ricerca della perfezione ( quasi maniacale). Esigentissimo con se stesso e con gli altri, soprattutto con me, che lo vivevo quotidianamente nella vita e nel lavoro. Severo, intransigente, ma anche tenero e ironico. Mi ha insegnato tantissimo sul lavoro ma anche ad apprezzare i veri valori della vita (amicizia, affetti, famiglia). Di una sensibilità oltre misura che sicuramente ho ereditato da lui e che, a volte, fa anche del male.
E’ stato un’icona di stile dall’animo puro e raffinato con l’entusiasmo di un fanciullo. Un entusiasmo che non lo ha mai abbandonato e lo ha mantenuto giovane fino agli ultimi istanti.“