Giorgia Meloni va dritta per la sua strada delle riforme nel suo intervento all’incontro ‘La Costituzione di tutti. Dialogo sul premierato’, che si svolge proprio nel giorno in cui la riforma approda al Senato. Una riforma fortemente voluta dalla presidente del Consiglio altrimenti, dice, “non sarei in pace con la mia coscienza“.
‘La Costituzione di tutti’, Fontana e Casellati introducono l’incontro prima della chiusura di Meloni
Una data scelta non a caso, quella di oggi, mercoledì 8 maggio, per l’incontro promosso dalle Fondazioni Alcide De Gasperi e Bettino Craxi e dedicate alla riforma costituzionale del premierato. Proprio oggi, infatti, la riforma è approdata nell’Aula del Senato per iniziare il proprio iter parlamentare.
Tanti i presenti del mondo politico ma anche imprenditoriale, accademico fino a quelli dell’arte, dello spettacolo e dello sport. Un appuntamento che ha lo scopo dichiarato di discutere il valore della Carta Costituzionale e di proiettarla verso il futuro, attraverso le modifiche contenute nella riforma portata avanti dall’esecutivo.
Nel suo discorso introduttivo, la ministra delle Riforme Maria Elisabetta Casellati sottolinea l’importanza del titolo dell’incontro, spiegando che la Costituzione non appartiene a un partito o a un leader particolari ma è “la cornice nella quale si alterneranno maggioranze diverse e nuovi leader“. E in questo senso deve essere interpretata anche la riforma del premierato promossa dal governo.
“La riforma che è approdata nell’Aula del Senato non è quella per il centrodestra, o per questo governo. È una riforma per l’Italia, che intende dare risposta a quella che tutti avvertiamo come la zavorra più pesante per il nostro sistema istituzionale: la mancanza di stabilità degli esecutivi e di continuità di un indirizzo politico”.
Alle parole della ministra fanno eco quelle del presidente della Camera dei deputati Lorenzo Fontana, che si riferisce alla Carta Costituzionale come al “patrimonio comune di valori e principi che costituiscono il fondamento della convivenza democratica e civile del Paese“.
Sulla riforma, chiarendo di non poter entrare nel merito in virtù del suo ruolo istituzionale, Fontana esprime solo un augurio.
“Ribadisco la necessità di ricercare il più ampio consenso delle forze politiche affinché il disegno di legge di revisione costituzionale possa essere votato dal maggior numero di parlamentari possibile”.
Interviene anche Angelino Alfano, dal 2011 presidente della Fondazione Alcide De Gasperi, che ha organizzato l’evento. Alfano ha ricordato come la storia della Repubblica sia costellata di tentativi di riforma della Costituzione, dallo stesso De Gasperi ai tentativi di Craxi e De Mita negli anni Ottanta.
Segnale di un problema esistente cui bisogna porre rimedio, poiché quei fallimenti hanno portato all’abuso di decreti di urgenza e della fiducia.
“Sul premierato si può riflettere sul come, ma c’è un tema irrinunciabile: è indispensabile restituire lo scettro al popolo sovrano“.
Meloni all’incontro ‘La Costituzione di tutti’ sul premierato: “Dà tempo e stabilità, spero in dibattito nel merito”
La chiusura dei lavori è affidata inevitabilmente alla presidente del Consiglio.
Nel suo intervento, Giorgia Meloni spiega la ‘ratio’ dietro alla riforma contenuta nel ddl Casellati, i suoi auspici per il dibattito parlamentare iniziato proprio oggi e replica ad alcune delle critiche arrivate dagli esponenti di opposizione.
Anzitutto, la leader di Fratelli d’Italia rimarca le parole della ministra Casellati, sottolineando come il suo governo sia stabile e che fare questa riforma, per lei, rappresenti un rischio proprio perché compromette tale stabilità.
Uno sforzo e un’occasione – come la definisce lei stessa – che se non fosse colta non la lascerebbe “in pace con la mia coscienza“, proprio per l’urgenza di tale cambiamento in virtù del suo obiettivo fondante: dare stabilità all’azione del governo, per consentire a chi è stato eletto dai cittadini di realizzare quanto promesso in campagna elettorale.
“Tempo e stabilità sono condizione determinante per costruire qualsiasi strategia e quindi per restituire credibilità alle nostre istituzioni di fronte ai cittadini e a questa nazione con i nostri interlocutori internazionali”.
La risposta alle critiche: “Riforma fatta in punta di piedi, spero sia approvata con la maggioranza dei due terzi”
Nonostante i buoni propositi e gli obiettivi enunciati dalla presidente del Consiglio, la riforma del premierato ha decisamente polarizzato il dibattito politico, con maggioranza e opposizione mai così lontane.
Meloni difende la riforma e la sua natura universale e non per un singolo partito o una singola maggioranza (“La sto facendo per chiunque arrivi domani“). Dichiara, inoltre, di averla scritta “in punta di piedi“, senza entrare “a gamba tesa“, proprio per “una scelta politica, di dialogo” e definisce “un errore” l’approccio ideologico che ha caratterizzato il dibattito sulla questione.
“Più riusciamo a stare nel merito e più possiamo arrivare a un testo, non so quanto condiviso, ma migliore, purché si parli nel merito della questione”.
Replica, quindi, punto per punto alle accuse che l’opposizione ha rivolto al testo. A partire dal ruolo del Presidente della Repubblica, i cui poteri fondamentali sono rimasti inalterati.
“Bisogna salvaguardare gli organi di garanzia, a partire dalla funzione di arbitro super partes del capo dello Stato. Ed è esattamente quello che fa questa riforma”.
La premier spiega che anche il Parlamento non risulta indebolito dalla riforma. A difesa della sua tesi, però, Meloni porta un discorso più di principio che di sostanza che dovrà, dunque, essere verificato nel testo, poiché sostiene che sia stato “il trasformismo ad avere spesso indebolito le Camere” e che il ddl va a colpire proprio questo fenomeno.
Inoltre, la presidente del Consiglio annuncia che alla riforma del premierato potrebbe accompagnarsi una nuova legge elettorale, con lo scopo di ricostruire il rapporto tra elettori ed eletti attraverso l’indicazione delle preferenze.
“Credo di essere stata la presidente dell’unico partito che ha avuto il coraggio di presentare emendamenti che reintroducevano le preferenze per l’elezione dei parlamentari, non sono mai stata contraria e anche su questo sono aperta”.
Infine, Meloni termina il suo intervento con l’augurio che il testo della riforma sia approvato “con una maggioranza di due terzi“ che sarebbe indice di una convergenza oltre gli schieramenti politici. Una prospettiva che, al momento, appare vicina all’utopia, tanto che è la stessa Meloni ad aggiungere, poco dopo, di esser pronta a passare la parola agli italiani attraverso il referendum.