È bagarre tra maggioranza e opposizione sulla riforma del premierato, arrivata oggi, mercoledì 8 maggio, all’esame del Senato. Il ddl Casellati è uno dei pilastri dell’azione politica del governo guidato da Giorgia Meloni ma la riforma proposta dall’esecutivo viene vista come un pericoloso prologo a una deriva sempre più autoritaria.

Premierato in Senato, Donzelli (FdI) difende la riforma: “Finora gli italiani votavano in un modo e trovavano tutt’altro al governo”

Che il livello della tensione sia alto tra governo e opposizioni, è cosa nota da mesi, in cui non sono mancati botta-e-risposta anche duri sulla riforma costituzionale e su ciò che essa prevede. Tensioni che sono esplose anche nella mattinata di oggi, quando la discussione in Senato è iniziata con le pregiudiziali di costituzionalità presentate da M5s, Pd e Avs e respinte dall’Aula.

Giovanni Donzelli di Fratelli d’Italia, intercettato dai cronisti, tra cui l’inviato di TAG24 Michele Lilla, fuori dai Palazzi della politica, taglia corto per esprimere il suo sostegno incondizionato al testo di riforma.

“La riforma è molto semplice: prevede che gli italiani, se votano per Giorgia Meloni, trovano poi Giorgia Meloni alla guida del governo”.

Gli viene fatto notare le difficoltà che la riforma creerebbe nel caso di un premier costretto a rinunciare al suo ruolo per cause di forza maggiore (un malore o il decesso, ad esempio) e sostituito da un successore non votato dai cittadini ma che si troverebbe ad avere un potere decisionale enorme, con una maggioranza parlamentare schiacciante ma senza investitura elettorale.

Donzelli liquida la questione parlando di “un caso estremo di scuola e di emergenza” ma spiega l’importanza di prevedere un simile ‘piano B’ nel caso in cui si verificasse.

“Deve essere prevista una possibilità che non porti automaticamente il Paese alle elezioni, nel caso in cui questo caso si presentasse nella fase, ad esempio, di approvazione della manovra finanziaria. Quindi è necessario un ‘piano B’ emergenziale, perché se non fosse previsto si metterebbe a rischio la stabilità istituzionale”.

Infine, l’esponente di Fratelli d’Italia ribatte che il rischio paventato da questo caso eccezionale, corrisponderebbe comunque alla prassi seguita finora, in cui “gli italiani votavano in un modo e trovavano tutt’altro al governo“. E fa l’esempio degli elettori del Movimento 5 Stelle.

“Aveva votato Di Maio per non stare mai con il Pd o con la Lega, e si sono ritrovati Conte, che nemmeno sapevano chi fosse, e alleati prima con la Lega e poi con il Pd, per poi finire con Mario Draghi. Elettori che, quindi, sono stati profondamente traditi“.

Silvestri (M5S): “In atto uno scambio di riforme tra premierato e autonomia”

Il campo delle opposizioni sembra, però, compatto nel contrastare una riforma di cui non vengono apprezzati né il contenuto né la forma.

È Francesco Silvestri del Movimento 5 Stelle a spiegare senza mezzi termini che “siamo già, di fatto, in un premierato, con il parlamento completamente esautorato dalle sue priorità e dai suoi poteri” e ad attaccare la logica di scambio delle riforme con cui la maggioranza sta portando avanti la propria azione, con il premierato da una parte e l’autonomia differenziata, da poco arrivata alla Camera, dall’altra.

Si sono spartiti le riforme che, tra l’altro, vanno in direzioni opposte. La Lega, con le sue pulsioni scissioniste, ha chiesto e ottenuto l’autonomia differenziata che spaccherà il Paese e renderà le regioni più sole, non più autonome. Dal canto suo, invece, la Meloni ha ottenuto i pieni poteri che voleva”.

Silvestri critica l’esecutivo perché, per andar dietro alle riforme (da lui definite “‘bandierine’ che devono portare a casa per poterle rivendicare“), sacrifica una serie di interventi di cui il Paese avrebbe davvero bisogno, come quello sulla sanità pubblica, terreno di battaglia comune dei Cinquestelle e del Pd.

E proprio sull’unità delle forze di opposizione, il deputato pentastellato respinge qualche malumore che sarebbe giunto dagli ambienti del Nazareno per i ‘soli’ 16 emendamenti presentati al testo dal M5S, che metterebbe in dubbio il contrasto netto alla riforma.

“È la prima volta che sento che la forza degli emendamenti sarebbe solo nel proprio numero e non nel proprio contenuto. forse, dopo averli contati, gli emendamenti andrebbero anche letti…”

Silvestri chiude subito, però, un possibile ‘caso’ dichiarando che il fronte contro il premierato “è unito e che il modo di fare politica della maggioranza non troverà il favore di quegli italiani “che hanno problemi veri“.

Premierato arriva in Senato, Magi (+Europa): “No a riforme di stampo plebiscitario”

Riccardo Magi entra, invece, nel merito della riforma, partendo da quelli che definisce “dati di realtà” che parlano di governi che, già adesso, “approvano il 90% delle leggi” attraverso l’uso della decretazione di urgenza e con l’abuso della questione di fiducia.

Il segretario di +Europa si dice, quindi contrario, non a una riforma costituzionale ‘di premierato’ o ‘alla tedesca’, per la quale è pronto anche a dialogare con l’esecutivo, ma all’attuale impianto del testo, che si concluderebbe con una deriva autoritaria in piena regola.

“È una torsione plebiscitaria del sistema, che vuole stabilire un rapporto diretto, a mio avviso di tipo populista, tra i cittadini e il capo del governo. Noi pensiamo che sia sbagliato per la democrazia e non è vero che darebbe maggiore stabilità ma solo maggiore rigidità al sistema. Farebbe fuori la figura del presidente della Repubblica e ucciderebbe definitivamente il Parlamento“.

Magi elenca, quindi, le possibili proposte incluse in un modello di riforma che +Europa sarebbe disponibile a discutere.

“Le prerogative del governo si possono rafforzare, ad esempio, con il potere di nomina e di revoca dei ministri in capo al presidente del Consiglio. Inoltre, servirebbe recuperare la possibilità dei cittadini di eleggere davvero i loro rappresentanti. Quindi non più leggi elettorali con le liste bloccate e un sistema basato sul ballottaggio e non su un premio di maggioranza ‘monstre’ come quello proposto dal governo”.

Proposte che, però, lo stesso Magi ritiene siano destinate a cadere nel vuoto, dal momento che il governo, per prenderle in considerazione, dovrebbe “accettare emendamenti che modificano radicalmente l’attuale proposta“. Uno scenario che appare molto difficile dal realizzarsi.