Si è avvalsa della facoltà di non rispondere Silvia Comello, la 42enne accusata di aver ucciso il 43enne Stefano Iurigh poche ore dopo averlo conosciuto a Bicinicco, in provincia di Udine, lo scorso 4 maggio: lo aveva già fatto davanti al pm Andrea Gondolo; oggi è toccato al gip Roberta Paviotti nel corso dell’udienza di convalida del fermo.

Silvia Comello si è avvalsa della facoltà di non rispondere davanti al gip

Nell’immediatezza dei fatti la 42enne, da tempo seguita dai servizi sociali e dal Sert per i suoi problemi di tossicodipendenza, aveva ammesso di aver colpito il conoscente Stefano Iurigh, di 43, con un coltello e con un paio di forbici e di avergli poi gettato al volto dell’acido muriatico.

Alla legale che la difende, l’avvocato Irene Lenarduzzi, nelle scorse ore avrebbe invece detto di essersi scagliata contro di lui quando era già morto a causa di un presunto “arresto cardiaco per overdose da metadone”.

Stando a quanto ricostruito finora, si erano conosciuti la mattina del 4 maggio tramite un amico in comune: l’ipotesi è che la donna abbia aggredito a morte l’uomo – dopo averlo raggiunto nella sua abitazione di Bicinicco, in provincia di Udine – per questioni di droga.

Davanti al pm Andrea Gondolo e al gip Roberta Paviotti è rimasta in silenzio, avvalendosi della facoltà di non rispondere: dai test tossicologici che le sono stati fatti dopo il fermo è emerso che aveva assunto della cocaina.

La questione del “demonio”

Il Messaggero Veneto scrive che Comello avrebbe detto di aver colpito Iurigh alla testa perché “è dove si nasconde il demonio”, facendo intendere che pensava che dentro di lui ci fosse Satana. Un dettaglio che riporta alla mente il caso di pluriomicidio consumatosi pochi mesi fa ad Altavilla Milicia, nel Palermitano, dove, nel corso di un rito di “purificazione”, erano morti Antonella Salamone e i figli Kevin ed Emmanuel.

Nel caso di Barreca – accusato della strage siciliana insieme alla figlia 17enne e a due “fratelli di Dio” – è in corso una perizia psichiatrica di parte; non è escluso che anche Comello vi sarà sottoposta, per capire se al momento dei fatti fosse o meno capace di intendere e di volere. Nel suo paese d’origine, Reana del Rojale, era nota per le sue problematiche.

Anche Iurigh ne aveva: a Bicinicco si era trasferito dopo la fine di una lunga relazione. Lavorava come operaio per una ditta navale del luogo. Gli accertamenti effettuati sul suo corpo in sede di autopsia chiariranno se, come Comello, avesse assunto della droga oppure fosse pulito.

Ma chiariranno anche la causa del decesso, confermando o smentendo l’ultima versione resa dall’indagata, attualmente detenuta nella sezione femminile del carcere di Trieste. “Purtroppo la droga ha spezzato la nostra vita insieme, ma Stefano era una persona buona“, ha dichiarato l’ex compagna al Gazzettino Veneto. Insieme hanno una figlia.

Il caso di Marta Di Nardo

Il caso di Iurigh avrà ricordato a molti quello di Marta Di Nardo, la 60enne uccisa dal vicino di casa Domenico Livrieri nel Milanese lo scorso ottobre: da tempo la donna frequentava il Centro psico-sociale per i suoi problemi di ludopatia; Livrieri, invece, è un tossicodipendente.

Si erano dati appuntamento perché lui le aveva detto che le avrebbe riconsegnato dei soldi che le doveva: era una trappola. Stando a quanto ricostruito finora, l’avrebbe uccisa e poi fatta a pezzi, nascondendo il corpo dietro all’intercapedine di un soppalco ricavato nella sua cucina.

Avrebbe dovuto essere recluso in una Rems: era libero perché nella struttura individuata per lui dai giudici non c’erano abbastanza posti da garantirgli il ricovero.