Come era facilmente immaginabile, i repubblicani statunitensi sono assolutamente decisi a cavalcare l’onda delle criptovalute contro i democratici. Dopo la gragnuola di colpi assestati dalla Securities and Exchange Commission, stanno infatti approntando una risposta in grande stile, presso la Camera dei Rappresentanti.

I repubblicani pro-cripto si apprestano a chiedere che l’agenzia revochi le sue attuali linee guida che, secondo loro, scoraggiano le banche dall’offrire servizi di custodia di criptovalute. Si tratta di uno sviluppo teso con tutta evidenza a conquistare voti tra i detentori di asset digitali, che iniziano ad essere una realtà importante anche a livello elettorale.

Criptovalute, i repubblicani intendono cavalcare l’onda

Nella giornata di oggi, la Camera dei Rappresentanti voterà la risoluzione presentata dal deputato Mike Flood, un repubblicano del Nebraska, che esprime la disapprovazione del Congresso per lo Staff Accounting Bulletin (SAB) 121. Al Senato è stata presentata una risoluzione complementare che sarà discussa più avanti.

SAB 121, che è stato pubblicato sul sito web della SEC, delinea le opinioni del personale dell’autorità di controllo dei mercati finanziari statunitensi sui rischi che i custodi delle criptovalute dovrebbero considerare. Oltre a stabilire i relativi requisiti di divulgazione ai sensi delle leggi federali sui titoli.

Se la SEC considera i SAB alla stregua di linee guida piuttosto che come regole formali, Flood ha sostenuto lunedì che il SAB 121 rappresenta “non solo un cambiamento nella politica, ma anche un cambiamento controverso”. Per poi aggiungere che la SEC ha anche aggirato il tradizionale processo di sviluppo del SAB, che di solito prevede la consultazione con le agenzie bancarie federali.

Questa la sua dichiarazione, resa lunedì, al proposito, di fronte alla commissione per le regole della Camera: “È un peccato che la SEC tenti di aggirare il processo normativo sostenendo falsamente che il SAB 121 è semplicemente una guida non vincolante a livello di personale”.

Gli avvertimenti della SEC scoraggiano banche, broker e dealer

All’interno del documento, la SEC mette in guardia sui rischi tecnologici, legali e normativi specifici della cripto-custodia, sostenendo che potrebbero avere un impatto di rilievo sulle operazioni e sulle condizioni finanziarie delle entità interessate. Flood sostiene che avvertimenti di questo genere spingono le banche e i broker-dealer lontani dalle criptovalute. Anche a quattro mesi di distanza dall’approvazione da parte dell’agenzia degli ETF spot su Bitcoin .

Ha inoltre aggiunto: “La SEC ha ostacolato questa pratica di lunga data e ha reso la salvaguardia delle risorse digitali proibitivamente costosa per istituzioni affidabili e altamente regolamentate”. Una logica che ora i repubblicani intendono smantellare a suon di risoluzioni. Occorre sottolineare che se le stesse non sono giuridicamente vincolanti, esprimono comunque il sentimento collettivo del Congresso.

A Flood si è aggiunto un altro repubblicano del Minnesota, Tom Emmer, considerato il critico più feroce della SEC a Capitol Hill. Proprio lui, lunedì ha sostenuto la legislazione Flood, definendo il SAB 121 “illegale” e bollandolo come un esempio dei tentativi della SEC di rivendicare l’autorità di regolamentazione sull’industria delle criptovalute in generale.

Nel farlo ha affermato che introduce rischi di concentrazione più inutili ed evitabili nell’ecosistema degli asset digitali. Con la conseguenza di rendere i mercati USA meno equi, meno ordinati e meno efficienti. Questo perché le banche straniere, secondo lui, possono già competere in quest’arena, lasciando indietro gli Stati Uniti.

Criptovalute e politica: cosa accadrà ora

La risoluzione congiunta, denominata HJRes.109, rappresenta una risposta all’aggressività della SEC. L’agenzia guidata da Gary Gensler ha dato luogo ad una vera e propria sventagliata di avvisi Wells nei confronti delle aziende criptovalutarie. Tra di esse, negli ultimi tempi, spiccano Coinbase, Binance, Kraken, Uniswap Labs e Robinhood.

Una vera e propria guerra che ora sta provocando la decisa reazione della criptosfera. A partire da Consensys, che ha proposto una causa legale contro il presidente della SEC, per “sequestro illegale di autorità”. Ovvero per aver debordato dai propri compiti istituzionali.

Nel caso in cui la risoluzione passasse il voto in aula alla Camera, dovrà ancora attendere il destino della sua risoluzione complementare al Senato. Ove, però, non è ancora stata approvata dalla commissione. Se strappasse i die terzi dei voti in entrambi i rami parlamentari, eventualità molto improbabile, diventerebbe legge. Intanto, però, i repubblicani hanno dato un altro segnale ai detentori di criptovalute. Un segnale che potrebbe tradursi in sonante voto.