Uccideva le sue vittime lentamente: le soffocava, le aiutava a riprendersi e poi le soffocava ancora. Era un modo, secondo gli esperti, per prolungare la loro agonia e accrescere il suo piacere. In America è conosciuto come il “gaming date killer”, il “killer del gioco delle coppie”, perché, nel momento della sua massima attività criminale, partecipò a un programma di appuntamenti televisivo: Rodney Alcala è stato, secondo molti, tra i criminali più prolifici della storia degli Stati Uniti. Si pensa che abbia ucciso un centinaio di persone.

La storia del serial killer Rodney Alcala

L’infanzia, l’adolescenza, i disturbi

Rodney Alcala nasce a San Antonio, in Texas, nel 1943. All’età di 11 anni viene abbandonato dal padre e con la madre si trasferisce a Los Angeles. Qualche anno dopo parte come volontario nell’esercito: prima di abbandonare le fila gli vengono diagnosticati una serie di disturbi della personalità molto gravi.

Nel 1968 commette il suo primo crimine “ufficiale”: una violenza. Ha 25 anni quando rapisce, aggredisce sessualmente e tenta di uccidere, colpendola con una spranga di metallo, la bambina di 8 anni Tali Shapiro, che riesce a salvarsi perché un suo vicino di casa, assistendo al pestaggio, avvisa la polizia, mettendolo in fuga.

Pochi anni dopo, nel 1971, Alcala colpisce ancora: rapisce e violenta l’assistente di volo 23enne Cornelia Crilley; poi la strangola utilizzando i suoi stessi collant. Nel 1974, dopo essere stato arrestato, ottiene la libertà condizionale: una volta uscito aggredisce a morte la 13enne Julie J. Al suo omicidio segue quello della 23enne Ellen Jane Hover.

Il “gioco delle coppie”

Nel 1979, al culmine della sua attività criminale, Alcala partecipa a un famoso show di appuntamenti televisivo americano, “The Gaming Date” e viene scelto dalla ragazza di turno tra i tre contendenti. Il corteggiamento, alla fine, va male: pur riuscendo a dissimulare la sua vera natura, l’uomo alterna – in presenza della donna – momenti di gentilezza a momenti di aggressività che la fanno dubitare di lui, mettendola in salvo.

Il carcere

Se non si fosse rifiutata di continuare a vederlo, forse Alcala avrebbe ucciso anche lei. Il modus operandi era sempre lo stesso: l’uomo si procurava le sue vittime promettendo loro servizi fotografici fingendosi un fotografo professionista. Lavorava, in realtà, come tipografo.

Dopo aver attirato le donne che lo interessavano nella sua trappola, le violentava e, dopo averle colpite con un oggetto contundente, spesso un martello, le soffocava facendo in modo di prolungare il più possibile la loro agonia per aumentare il suo piacere.

Nella sua abitazione al momento del suo arresto, risalente al 1979, sono state trovate centinaia di foto che ritraggono ragazze e ragazzine, spesso in pose sessualmente esplicite: si teme che abbia mietuto molte più vittime delle sette che gli sono state attribuite (e per i cui omicidi nel 2010 è stato condannato a morte).

Rodney Alcala storia
Alcune della presunte vittime di Rodney Alcala (foto di Ansa).

La morte

Secondo gli investigatori “uccideva per il gusto di farlo”: nel 2021, all’età di 77 anni, si è spento senza mai essersi pentito, per cause naturali, nel carcere di San Quintino, a San Francisco, mentre era in attesa della sua pena capitale.

Viene ricordato perché nel corso del processo a suo carico, rinunciando al suo avvocato, aveva deciso di difendersi da solo come Ted Bundy, finito sulla sedia elettrica nel 1989 per aver ucciso almeno 30 donne e averne eliminati i cadaveri, con cui era solito accoppiarsi. Le loro storie sono molto simili e ricordano, in parte, quelle di Samuel Little e John Wayne Gacy. Tutti compaiono nell’elenco dei serial killer più prolifici d’America.

Ne hanno parlato Fabio Camillacci e il criminologo Marino D’Amore, docente di sociologia dell’Unicusano, in una puntata di “Crimini e criminologia” su Cusano Italia Tv.