La bufera giudiziaria che questa mattina ha investito il Governatore della Regione Liguria Giovanni Toti rischia seriamente di diventare la nuova trincea della guerra (più o meno sotterranea) tra Governo e Magistratura. Esponenti di primo piano dell’esecutivo come Francesco Lollobrigida e Guido Crosetto hanno commentato l’arresto del leader del centrodestra ligure gettando un’ombra pesante: quella della giustizia ad orologeria. Tra giusto un mese, infatti, si vota per le elezioni Europee e questo scandalo potrebbe pesare non poco sull’esito elettorale. Ma tant’è: oggi, a proposito della notizia del giorno e della riforma della giustizia che vuole mandare in porto il Governo Meloni, è intervenuto ai microfoni di Tag24 il suo alfiere: il ministro Carlo Nordio.

Nel giorno dell’arresto di Toti, Nordio rilancia la riforma della giustizia

Dopo i suoi colleghi di Governo Lollobrigida e Crosetto, anche il ministro Nordio ha detto la sua sull’arresto del Governatore della Liguria Giovanni Toti:

“Non conosco gli atti e da garantista riconosco sempre la presunzione di innocenza. Ma mi pare di capire che si tratti di fatti che risalgono ad alcuni anni fa e che l’inchiesta non sia nata certo oggi, ma indietro nel tempo. Beh, io, nei quarant’anni in cui ho esercitato la funzione di pm, raramente ho chiesto provvedimenti di custodia cautelare dopo anni di indagine tenendo conto che il pericolo di fuga, il pericolo di inquinamento delle prove e di reiterazione del reato, i suoi tre presupposti, soprattutto dopo tanto tempo possono non più sussistere. Detto questo, ho anche fiducia nella Magistratura. Giustizia ad orologeria? Anch’io, con l’inchiesta sul Mose, ne sono stato accusato. Ma non mi piacciono le frasi fatte”.

Nordio sulla riforma della giustizia

Il titolare del ministero di via Arenula ha anche spiegato, sempre al microfono di Lorenzo Brancati di Tag24, che il disegno di legge della sua riforma della giustizia è pronto ad arrivare in Consiglio dei Ministri: “Non so ancora quando di preciso, ma sarà al vaglio in tempi molto brevi”. Ma con quale speranza di essere poi approvata in Parlamento? A questa domanda, Nordio ha osservato:


“Il punto in comune che si potrà trovare con l’opposizione è l’indipendenza della magistratura sia giudicante che inquirente. D’altronde, avendo fatto il pm per quarant’anni, non potrei mai accettare un magistrato soggetto al potere esecutivo. Se su questo, come auspico, saremo tutti d’accordo, il resto verrà da sé”.

In che senso la strada della riforma, per il Guardasigilli, sarà in discesa? Nordio, rispondendo a questa domanda, ha avuto anche l’opportunità di tornare su un altro punto caldo della riforma a cui il centrodestra non vuole assolutamente rinunciare: la separazione delle carriere di pm e giudici:


“E’ stato il sistema accusatorio penale introdotto con il codice Vassalli, medaglia d’argento per la Resistenza, quindi un uomo non soggetto a sospetti autoritarismi o ad alcuna deriva dittatoriale, che ha introdotto il principio delle carriere separate tra pm e giudici. E proprio questo ci è stato chiesto dall’elettorato e continua ad essere un impegno a cui non possiamo rinunciare”.

Secondo Nordio, con la separazione delle carriere, la magistratura inquirente non finirebbe automaticamente sotto il controllo dell’esecutivo. Tant’è che, per dare forza a questa sua convinzione, il ministro termina il suo intervento citando vari ordinamenti stranieri come quello anglosassone o francese. Per poi concludere:

“In realtà, l’indipendenza della magistratura è una categoria essenzialmente etica oltre che logica. La si può onorare osservando regole diverse”.