Bitcoin potrebbe trarre notevole vantaggio da un’affermazione di Donald Trump nelle prossime presidenziali. Ad affermarlo sono gli analisti di Standard Chartered, la più grande aziende finanziaria britannica. Gli investitori, in particolare, di fronte al rischio di una dominanza fiscale statunitense e di una monetizzazione del debito pubblico potrebbero cercare asset alternativi, a partire dalle criptovalute.

Un rapporto, quello di Standard Chartered, che si cala in un momento abbastanza particolare. A renderlo tale l’arrembaggio della Securities and Exchange Commission (SEC) contro gli asset virtuali. Un arrembaggio il quale sta destando non poche preoccupazioni nelle aziende del settore.

Standard Chartered: per le criptovalute sarebbe meglio una vittoria di Trump

Donald Trump potrebbe anche essere un vantaggio per le criptovalute. Ad affermarlo un rapporto stilato dagli analisti di Standard Chartered, ribadendo una convinzione che si sta sempre più facendo largo nella criptosfera. Ecco quanto affermato all’interno del documento: “Riteniamo che una seconda amministrazione Trump sarebbe ampiamente positiva concretizzandosi in un contesto normativo più favorevole”.

Inoltre, ad avvantaggiarsi in modo particolare dal ritorno del miliardario repubblicano alla Casa Bianca sarebbe anche Bitcoin. L’icona crypto, infatti, in uno scenario di dominanza fiscale degli Stati Uniti sarebbe in grado di fornire una buona copertura contro la de-dollarizzazione e il calo di fiducia nel mercato dei titoli del Tesoro statunitense.

L’analista Geoff Kendrick ha poi aggiunto che tale dominanza fiscale, si potrebbe tradurre in tre effetti, sulla curva del Tesoro statunitense: “Una curva nominale a 2/10 anni più ripida, un maggiore aumento dei breakeven rispetto ai rendimenti reali e un aumento del premio a termine”.

A spingerlo verso tale previsione è una constatazione bene precisa: se Trump dovesse vincere le elezioni, una sua seconda amministrazione potrebbe accelerare il ritiro degli acquirenti ufficiali esteri del Tesoro statunitense a causa di preoccupazioni fiscali. Nel corso del primo mandato, infatti, la vendita netta media annua si è attestata a 207 miliardi di dollari. Un dato molto superiore ai 55 miliardi di dollari che hanno caratterizzato la media annua della presidenza Biden.

Il rapporto ha quindi affermato: “Oltre alla spinta passiva data a BTC dalla de-dollarizzazione, ci aspetteremmo che una seconda amministrazione Trump sostenga attivamente BTC (e gli asset digitali in generale) attraverso una regolamentazione più flessibile e l’approvazione degli ETF spot statunitensi”.

Infine, Standard Chartered ha ribadito le sue previsioni di fine anno per Bitcoin, il cui prezzo dovrebbe attestarsi a 150mila dollari. Per poi impennarsi ulteriormente a quota 200mila dollari entro la fine del 2025.

Un’affermazione condivisa dalla criptosfera

L’affermazione di Standard Chartered sul beneficio di una vittoria di Trump alle presidenziali di fine anno è largamente condivisa dalla criptosfera. Le aziende del settore hanno seguito l’evoluzione fatta registrare dall’ex presidente, passato dalla decisa contrarietà agli asset virtuali alla necessità di conviverci.

Evoluzione che è andata di pari passo con l’irrigidimento dell’amministrazione Biden nei confronti degli asset virtuali. Irrigidimento ampiamente simboleggiato dall’offensiva di SEC e Department of Justice nei confronti di una lunga serie di attori di primo piano della blockchain.

L’ultimo dei quali è stato la piattaforma di trading Robinhood, colpita da un avviso Wells proprio da poche ore. Un avviso arrivato nonostante l’ampia collaborazione fornita dai responsabili dell’azienda, per cercare di evitare una causa legale.

Un atteggiamento, quello del governo a guida democratica, che non sembra però destinato a restare senza risposta. Coinbase, Franklin Templeton e Ripple Labs, in particolare, hanno infatti deciso di foraggiare un super PAC destinato a finanziare i politici favorevoli agli asset virtuali. Mentre la Blockchain Association ha fatto capire l’intenzione di combattere contro la rielezione di Elizabeth Warren.

La senatrice democratica del Massachusetts, infatti, è vista alla stregua di una bestia nera dalle aziende dedite all’innovazione finanziaria. In particolare a causa della presentazione da parte sua di una legge di riordino del settore crypto vista come fumo negli occhi dallo stesso.