Si chiama Marco Manfrinati l’uomo di 40 anni arrestato ieri, 6 maggio, per aver sfregiato l’ex moglie Lavinia Limido a coltellate al viso e al collo e aver ucciso suo padre Fabio, intervenuto a difenderla, a Varese: ex avvocato di professione, era già stato denunciato dalla donna per stalking, venendo sottoposto a un divieto di avvicinamento sia nei suoi confronti che nei confronti del figlio che avevano avuto insieme. Davanti agli inquirenti ha scelto di restare in silenzio: è recluso, attualmente, nel carcere dei Miogni.

Chi è Marco Manfrinati, l’ex avvocato accusato di aver sfregiato l’ex moglie e di aver ucciso il padre

Specializzato nelle cause di divorzio, da qualche tempo l’uomo, di 40, si era autosospeso dall’Ordine degli avvocati di Busto Arsizio in vista del processo che lo avrebbe visto imputato per stalking e maltrattamenti nei confronti dell’ex moglie, che lo aveva denunciato su insistenza dei genitori per i suoi comportamenti persecutori.

I giudici avevano disposto, per l’uomo, il divieto di avvicinamento nei suoi confronti e nei confronti del figlio che avevano avuto insieme, di pochi anni: speravano che così facendo evitasse di far loro del male. Cosa che alla fine è successa comunque.

Nelle scorse ore Marco Manfrinati è stato infatti arrestato con l’accusa di omicidio e tentato omicidio per aver sfregiato Lavinia Limido con un coltello al viso e al collo, ferendo a morte il padre Fabio, intervenuto a difenderla, dopo aver aspettato che uscissero per la pausa pranzo dall’ufficio di lui. Stando a quanto riporta il Corriere della Sera, si sarebbe rivolto con frasi sprezzanti anche contro l’ex suocera, che subito dopo i fatti avrebbe provato a soccorrere la figlia e il marito feriti.

Le avrebbe urlato, ad esempio: “Come sta tuo marito?”, ben sapendo che l’uomo, di 71, era in gravi condizioni. Alla base dell’odio viscerale provato nei loro confronti ci sarebbe una difficile causa di separazione: sembra che l’uomo si fosse convinto del fatto che i familiari dell’ex avessero ordito una sorta di piano per distruggerlo, tanto che ai conoscenti continuava a ripetere: “Mi vogliono togliere anche il respiro”.

L’arresto dopo l’aggressione mortale a Varese

Una volta fermato l’uomo avrebbe scelto di restare in silenzio. Ora in carcere a Varese la priorità è fare in modo che non tenti gesti estremi. Gli psichiatri dovranno capire se al momento dei fatti fosse lucido oppure no e in che stato si trovi anche adesso che è recluso. Gli inquirenti dovranno invece chiarire se avesse premeditato l’agguato mortale. Si pensa che, se non fosse stato fermato, avrebbe potuto scagliarsi anche contro l’ex suocera.

Chi era la vittima: il 71enne Fabio Limido

L’ex suocero, Fabio Limido, era stato un geologo e da molti a Varese era conosciuto e benvoluto. 71 anni, si è spento dopo essere stato ricoverato d’urgenza all’ospedale di Circolo nonostante i tentativi dei medici di salvarlo.

Stando a quanto ricostruito finora, sarebbe stato colpito ripetutamente al torace, riportando una serie di gravissime lesioni. La figlia Lavinia è ricoverata in prognosi riservata e dovrà essere sottoposta, per riprendersi, a un delicato intervento chirurgico.

Si è salvata per miracolo, come lei, la donna di 50 anni che sempre ieri è stata accoltellata in macchina dal marito con cui era in fase di separazione a Sassoferrato, in provincia di Ancona: l’accusa mossa nei confronti dell’uomo è di tentato omicidio. Se un passante non si fosse accorto di ciò che stava succedendo, dando l’allarme, forse non si sarebbe fermato.