Una delegazione della Cgil, guidata dal segretario generale Landini, ha depositato ad aprile in Cassazione quattro interrogativi referendari riguardanti il mondo del lavoro, con particolare attenzione al Jobs Act.

Jobs Act, perché la Cgil vuole abolirlo con un referendum?

Si tratta di tre tematiche con quattro quesiti distinti. I primi due quesiti riguardano i licenziamenti, uno sulla modifica del contratto a tutele crescenti e l’altro sull’indennizzo nelle piccole imprese previsti dal Jobs Act. Il terzo quesito riguarda la reintroduzione delle causali per i contratti a termine, facendo riferimento sia alla delega del Jobs Act che alla norma introdotta dal governo Meloni che permette alle parti di indicare esigenze tecniche, organizzative o produttive. Il quarto quesito verte sugli appalti, focalizzandosi sulla responsabilità del committente per gli infortuni.

Referendum Jobs Act, quando si potrebbe votare?

Landini ha dichiarato: “Prevediamo di poter raccogliere le 500.000 firme necessarie per il referendum entro l’estate, una volta che i quesiti saranno ufficialmente pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale.” L’obiettivo è quello di votare nella primavera del 2025.

Cos’è il Jobs Act?

Il Jobs Act è una riforma del diritto del lavoro in Italia che mira a rendere più flessibile il mercato del lavoro. Promossa e attuata dal governo Renzi attraverso diversi provvedimenti legislativi, è stata completata nel 2016. Questa riforma ha introdotto il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, che prevede un’anzianità di servizio progressivamente tutelata. In caso di licenziamento illegittimo, non è più obbligatorio il reintegro nel posto di lavoro, sostituito invece da un indennizzo economico calcolato in base all’anzianità (da un minimo di 4 a un massimo di 24 mensilità).

I principali contenuti del Jobs Act includono anche la possibilità per il datore di lavoro di licenziare un dipendente senza giusta causa dopo i primi tre anni di lavoro, con l’applicazione dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori limitata solo in alcuni casi. I contratti a tempo determinato possono essere prorogati fino a un massimo di 5 volte, e alla sesta proroga scatta l’assunzione a tempo indeterminato. Oltre a ciò, è stata introdotta la NASpI (Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego) e sono stati previsti incentivi e decontribuzioni per le imprese per favorire le assunzioni a tempo indeterminato.

Sul Jobs Act, si è espresso anche l’economista Carlo Cottarelli a Tag24.