La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha annunciato che basterà scrivere solo “Giorgia” sulla scheda elettorale per votarla alle elezioni europee come capolista di FDI (anche se non siederà mai all’Europarlamento). Questa mossa, consistente nel depositare uno pseudonimo nelle liste elettorali è un’operazione legittima, spesso utilizzata da coloro che sono conosciuti con un nome diverso da quello di battesimo. Tuttavia, in questo caso, va oltre, diventando un’abile strategia di marketing.

Perché Meloni chiede che gli elettori scrivano Giorgia sulla scheda elettorale?

Questo tipo di familiarità nel chiamare per nome è più tipico tra amici che tra figure politiche di alto rango. Meloni invia un chiaro messaggio: si pone sullo stesso piano del popolo. Questo gesto è un segnale di vicinanza e riconoscimento verso gli elettori, pur mantenendo la narrativa di essere un outsider che ha conquistato posizioni di potere nonostante le critiche degli snob. È la sua personale rivincita. D’altro canto, l’uso del nemico comune come strumento di coesione interna è una tattica antica, sia in politica che altrove.

Non sono mancate le critiche. Una vivace battaglia sui social media si è scatenata, focalizzata sull’analisi del linguaggio di genere: molte donne vengono chiamate per nome anziché per il loro cognome o titolo professionale. Questo comportamento è stato oggetto di critiche, poiché sminuisce e infantilizza.

La decisione di Meloni di farsi chiamare per nome va oltre il contesto del linguaggio di genere e si collega anche al linguaggio di classe. Ha spesso sottolineato le sue origini nel quartiere popolare di Roma, la Garbatella. Questo ha suscitato pareri contrastanti: alcuni lo vedono come una mossa intelligente per avvicinarsi alla gente, mentre altri lo considerano uno strumento di propaganda spicciola.

Perché Vannacci si fa chiamare Generale?

Vannacci ha considerato quella di Meloni un’idea interessante: sta valutando la possibilità di farsi chiamare “generale” e farlo scrivere così sulla scheda elettorale per le elezioni europee. Non avrà difficoltà a ricevere risposte dal Ministero della Difesa o dalla Presidenza della Repubblica, poiché “generale” è il grado più alto nella gerarchia militare e non un semplice soprannome che possa essere adattato per fini personali. Questo è soprattutto vero se il generale in questione continua a sostenere che Mussolini è stato uno statista, che i bambini disabili dovrebbero stare in classi separate e che gli italiani sono naturalmente bianchi.

Tuttavia, questa tendenza post-populista sembra servire a uno scopo ben preciso: se posso sembrare più vicino nel modo in cui mi presento, forse gli elettori saranno più inclini a dimenticare le distanze reali che esistono tra me e loro, sia sul piano dei fatti che delle promesse. Chiamarsi per nome, soprannome o pseudonimo può essere solo un trucco per mascherare la mancanza di un vero programma politico, sostituendolo con una narrazione attorno a singole figure carismatiche.