Mirella Gregori scomparve a Roma all’età di 15 anni. Era il 7 maggio del 1983. Quarantuno anni dopo non si sa ancora che fine abbia fatto: sul caso si è da poco tornati ad indagare in Parlamento, attraverso la Commissione chiamata a fare luce anche sulla vicenda di Emanuela Orlandi. I familiari di entrambe le ragazze saranno ascoltati per la prima volta in aula il prossimo 9 maggio.
41 anni fa la scomparsa di Mirella Gregori, le dichiarazioni della sorella Maria Antonietta
“È un segno del destino che la Commissione parlamentare d’inchiesta mi abbia convocata per la prima volta per giovedì 9 maggio, ovvero due giorni dopo il 41esimo anniversario della scomparsa di mia sorella. Ripongo molta fiducia e speranza in questa Commissione, finalmente noi familiari potremo far mettere nero su bianco tutto quello che abbiamo passato e scoperto in questi lunghi anni”, ha dichiarato Maria Antonietta Gregori a “Crimini e criminilogia” su Cusano Italia Tv.
“Invito però i parlamentari a ripartire dall’inizio, con una volontà nuova, per capire chi abbia rapito Mirella“, ha aggiunto. La ragazza aveva 15 anni quando, il 7 maggio del 1983, scomparve nel nulla dopo aver risposto al citofono di casa ed essere scesa dicendo alla madre di voler raggiungere un amico in Porta Pia. La sua vicenda, fitta di misteri, si è spesso intrecciata con quella di Emanuela Orlandi, scomparsa, sempre a Roma, poco più di un mese dopo, finendo per esserne oscurata.
“La mia povera mamma mi ha sempre detto ‘sembra che tua sorella sia stata inghiottita da una voragine‘. Per me, dal 1983, il 7 maggio è un giorno straziante. Il 6 maggio di 41 anni fa dissi a mia sorella ‘ci vediamo domani quando esci da scuola’. Invece non l’ho più vista”, ha proseguito la Gregori, che da anni, come Pietro Orlandi fa per la sorella Emanuela, lotta per la giustizia e la verità.
I pedinamenti preceduti alla scomparsa
“Recentemente ho ripensato al giorno prima della scomparsa: durante la festicciola che mio padre e mia madre organizzarono per celebrare la ristrutturazione del nostro bar, due sconosciuti di carnagione olivastra e tratti nordafricani tentarono di fotografare Mirella. Sicuramente non erano italiani. Mia mamma se ne accorse e li allontanò in malo modo. È chiaro che l’avevano seguita e puntata“, ha spiegato la sorella della ragazza scomparsa rispondendo alle domande dei conduttori Fabio Camillacci e Gabriele Raho.
“Nei giorni precedenti eravamo seguiti tutti noi della famiglia; lo fecero per pianificare il rapimento. Non a caso, chi quel giorno invitò Mirella a scendere in strada, prima di citofonare aspettò che mio padre rientrasse a casa dal lavoro. Tutto questo è confermato dalla testimonianza di Simona, un’amica di Mirella: disse che il 6 maggio erano state pedinate e poi avvicinate da un’auto a Santa Maria Maggiore”. Chi ci fosse all’interno dell’abitacolo non si sa, come molte altre cose, in questo caso.
Il possibile ruolo dei servizi segreti
Secondo Maria Antonietta, nella vicenda di Mirella “potrebbero aver avuto un ruolo anche i servizi segreti“. Il riferimento che ha fatto parlandone è, in particolare, “al tizio che un mese dopo la scomparsa si recò, si disse casualmente, al bar di Sonia De Vito in via Nomentana e sentì la stessa dire ‘lui ci conosceva, come ha preso Mirella poteva prendere anche me'”. Si tratta di uno dei tanti dettagli che la Commissione potrebbe finalmente approfondire.
“Sicuramente è lo stesso personaggio ambiguo che si presentò dai miei a chiedere se volevano essere rappresentati dall’avvocato Gennaro Egidio, che all’epoca rappresentava anche i familiari di Emanuela Orlandi. Da quel giorno i due casi furono accomunati. Mi auguro che la Commissione parlamentare convochi Sonia per chiederle come andarono le cose quel giorno”, ha concluso Maria Antonietta, che più volte, di recente, ha chiesto alla Procura di Roma di tornare ad interessarsi del caso come ha fatto per quello della “ragazza vaticana”.