Dopo l’ennesima strage sul lavoro, oggi a Casteldaccia, vicino Palermo, dove si contano finora cinque persone decedute per esalazioni nelle fogne su cui dovevano intervenire, anche il presidente della Repubblica Sergio Matterella sembra spingere per una riforma della legislazione che mira a prevenire incidenti, infortuni e morti bianche. Il Capo dello Stato a New York, dove si trova in visita, ha speso queste parole:
“Auspico che sia fatta piena luce sulle dinamiche dell’incidente. Ma l’ennesima, inaccettabile strage sul lavoro, a pochi giorni dal Primo Maggio, deve riproporre con forza la necessità di un impegno comune che deve riguardare le forze sociali, gli imprenditori e le istituzioni preposte”.
Morti sul lavoro, dopo la strage di Palermo anche Mattarella chiede di più: la patente a punti del Governo Meloni non basta
Ma, prima della strage di oggi a Casteldaccia, cosa ha fatto il Governo Meloni per combattere questa piaga che solo stando all’Inail, conteggiando quindi solo i lavoratori dichiarati e in regola, nel 2023, ha contato qualcosa come 1.041 morti? Il provvedimento più importante è stato senz’altro l’introduzione della patente a punti per le aziende e i professionisti che si aggiudicano un appalto. Come funziona? All’inizio sono accreditati alle aziende 30 punti che vengono detratti loro per ogni violazione della sicurezza o per gli incidenti che si dovessero verificare, fino ad azzerarsi e togliere loro il diritto di rispondere ai bandi. Inizialmente, questo strumento è stato proposto da Palazzo Chigi, a cominciare dal prossimo ottobre, per il solo comparto edile. Ma da nemmeno un mese, dalla data del 9 aprile, altro giorno funesto per il mondo del lavoro italiano per un’altra strage, quella presso la centrale idroelettrica di Bargi, sul lago artificiale di Suviana, l’esecutivo ha deciso di estenderla fin dal principio anche ad altri settori.
Il provvedimento contro il dumping salariale
Patente a punti, quindi, per cercare di limitare la vergogna delle morti sul lavoro. Ma non solo. In Parlamento, di recente, la Commissione Bilancio ha approvato anche un altro emendamento su questo fronte. E l’ha fatto in maniera bipartisan contro il dumping salariale nei subappalti. E’ stato deciso che ai lavoratori verrà applicato il trattamento retributivo e normativo “non inferiore a quello previsto dal contratto collettivo nazionale e territoriale stipulato dalle associazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale”. Contratto che, naturalmente, dovrebbe tutelare anche la loro salute.