Remissione in bonis e ravvedimento operoso sono istituti approntati dal diritto tributario che consentono ai contribuenti di regolarizzare la propria posizione. Ecco quali sono le differenze tra i due istituti.
La remissione in bonis è un istituto tributario che consente di ravvedere dimenticanze relative ad adempimenti formali e a comunicazioni al fine ultimo di avere accesso ad una serie di benefici fiscali. Tale istituto è una forma di ravvedimento operoso, il cui obiettivo è quello di evitare che l’inosservanza degli adempimenti formali precludano la possibilità di accedere a determinati benefici di natura fiscale. La remissione in bonis è un istituto che può essere utilizzato in caso di inosservanza di specifici adempimenti comunicativi cogenti.
Remissione in bonis e ravvedimento operoso: quali sono le differenze tra i due istituti?
La remissione in bonis è un istituto approntato dal diritto tributario che consente di sanare le omissioni di natura formale e le irregolarità. Con l’articolo 2 del Decreto Legge n. 16 del 2012 è stata introdotta tale opzione, che consente al contribuente di regolarizzare la propria posizione per poter ottenere interessanti benefici di natura fiscale. Grazie alla remissione in bonis, il contribuente ha la possibilità di porre rimedio alla sua distrazione e disattenzione.
Per mettersi in regola il contribuente deve provvedere al versamento di una sanzione pari a 250 euro e deve essere effettuato attraverso l’F24 Elide. La regolarizzazione avviene mediante il versamento entro la dichiarazione dei redditi dell’anno successivo. La remissione in bonis consente di inviare comunicazioni riguardanti la cedolare secca sugli affitti, l’ecobonus per la ristrutturazione ed il 5 per mille.
Un contribuente può commettere degli errori quando si tratta di procedere con la compilazione della dichiarazione dei redditi o quando non rispetti le scadenze previste per versare il saldo e gli acconti. In queste casistiche, a seguito dei controlli fiscali, l’Agenzia delle Entrate notifica avvisi bonari ed accertamenti fiscali.
Per rimediare gli errori commessi, il contribuente può ricorrere al ravvedimento operoso, istituto che consente di ridurre le sanzioni pecuniarie. Grazie al ravvedimento operoso è possibile ridurre le sanzioni da pagare, regolarizzando i conti. Questo istituto consente di rimediare alle violazioni commesse, ad eccezione di quelle commesse proprio per frodare l’Agenzia delle Entrate.
È rilevante pagare in modo spontaneo l’imposta, la sanzione in misura ridotta e gli interessi legali maturati. Le riduzioni sono pari ad 1/10 entro 30 giorni dalla scadenza, 1/9 entro 3 mesi dalla scadenza, 1/8 entro 365 giorni dalla scadenza, 1/7 entro il termine per procedere con la presentazione della dichiarazione dei redditi all’anno successivo, 1/6 oltre il termine necessario per presentare la dichiarazione dei redditi all’anno successivo e 1/5 dopo la presa in atto della violazione commessa.
Remissione in bonis: ecco in quali casi utilizzare l’istituto
La remissione in bonis è un istituto giuridico approntato dal diritto tributario che permette di poter sanare le irregolarità e le dimenticanze di natura formale. Tale strumento può essere utilizzato per i lavori di ristrutturazione edile, che comportano un risparmio energetico. La normativa prevede la possibilità di accedere ad una detrazione Irpef pari a 50 punti percentuali.
Per accedere a tale beneficio è necessario inoltrare una comunicazione all’Enea entro 90 giorni entro il termine dei lavori svolti. Nel caso in cui si tratti di interventi edilizi che non comportano alcun risparmio energetico, non deve essere inviata alcuna comunicazione. A causa di una dimenticanza il contribuente non ha provveduto ad inoltrare tutte le informazioni necessarie, ma può provvedere alla regolarizzazione attraverso la remissione in bonis, pagando una sanzione pari a 250 euro.
Per quanto concerne la cedolare secca si tratta di un regime opzionale che può essere scelto per procedere con la sottoscrizione di un contratto di locazione. In alternativa alla tassazione ordinaria, è possibile pagare un’unica imposta sostitutiva che va a sostituire il bollo, l’imposta di registro e le addizionali. Dal reddito complessivo è escluso il reddito derivante dai canoni di locazione.
Non provvedere alla comunicazione dell’adesione al regime della cedolare secca potrebbe comportare differenti svantaggi. Anche in questo caso è possibile sanare la situazione pagando 250 euro. Tale istituto può essere utilizzato anche per permettere agli enti di ricevere una porzione della quota dell’Irpef dei contribuenti. Onlus, associazioni di volontariato, associazioni sportive e enti di ricerca sanitaria e scientifica possono accedere a tale beneficio.